Libri, leggende, informazioni sulla città di LuccaBenvenutoWelcome
 
I miei libriRivista d'arte Parliamone

La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

Piante e fiori del mio giardino e altre bellezze: qui
Download VIVERE CON L'ACUFENE.

LETTERATURA: TEATRO: I MAESTRI: Cineserie brechtiane

12 ottobre 2017

di Claudio Magris
[dal “Corriere della Sera”, giovedì 12 marzo 1970]

La saggezza viene dalla po­litica. Questa sembra es­sere almeno la convinzione di Brecht, una delle più ac­canite e ribadite convinzioni del grande drammaturgo che tramite la severa coerenza ideologica del suo teatro di­dattico cercò di essere un au­tore didascalico nel senso più ampio e profondo della pa­rola, uno scrittore epico ca­pace di raccontare agli altri storie piene di significato e di indicar loro come si po­trebbe o dovrebbe essere fe­lici. Alla luce del suo motto hegeliano « la verità è con­creta », Brecht credette di trovare nel rigore della po­litica lo strumento per attua­re in termini reali quella saggezza di vita, per non la­sciarla svanire nel limbo del­le speranze frustrate o dei moniti inutili o delle subli­mazioni spiritualistiche. Lo sforzo di Brecht tese a resti­tuire realtà ed efficacia ai cosiddetti valori « universali umani », ai veri valori clas­sici che il poeta considerava irrealizzabili nel contesto borghese-capitalistico e possibili soltanto nella società socia­lista, quella società i cui pre­gi Brecht non riuscì mai a ritrarre, mentre rappresentò con tanta grandezza i mali di quella borghese.

Brecht è in fondo uno dei pochissimi scrittori del Nove­cento che cerchino di recu­perare la dimensione dell’im­mediatezza e degli affetti quo­tidiani; lungi dal volerla rag­giungere direttamente e cioè per via irrazionalistica, elu­dendo i problemi generali e oggettivi, egli si propone di trovare quella dimensione al­la fine di un lungo cammino che passa per la politica. Brecht si occupa dunque « delle opinioni per amore della vita », com’egli stesso dice di Lenin nel suo Me-ti. Libro delle svolte, edito ora (Einaudi, pp. 206, L. 1500) nella versione di Cesare Cases che vi ha premesso una felice introduzione cui v’è ben poco da aggiungere. In que­sto curioso libretto di mas­sime, sentenze, apologhi e bre­vissimi trattati, Brecht tra­spone in stile cinese il pen­siero dei « classici » (cioè dei maestri del marxismo), la contraddittoria e incerta po­litica di quegli anni (l’opera, composta fra il 1934 e il 1937, venne successivamente ritoc­cata e rielaborata e infine pubblicata appena nel 1965 e nel 1967) e soprattutto il rap­porto, per lui d’importanza fondamentale, fra linee di condotta privata e di condot­ta politica.

Tale rapporto si presentava particolarmente complesso ed arduo nel periodo della lotta fra Stalin e Trotzki, del re­gime staliniano, dell’ ascesa nazionalsocialista e dell’atteg­giamento sovietico verso l’oc­cidente e gli stessi partiti co­munisti occidentali. Le linee di condotta privata e politi­ca vengono identificate nelle regole dell’agire. « Per gua­dagnarsi la cena ci vuole sag­gezza; questa può consistere nel dimostrare obbedienza ai superiori. Una saggezza d’al­tra specie è quella che può indurre a eliminare il siste­ma per cui ci sono superiori e inferiori. Tuttavia anche per questa impresa ci vuole la saggezza della prima spe­cie, perché anche per attuare questa impresa occorre ce­nare ».

E’ noto come la cultura ci­nese offrisse a Brecht l’esem­pio di una distaccata e tipiz­zante proiezione stilistica nel­la quale egli trovò un mo­dello ideale di quello straniamento cui tutta la sua arte tendeva. In quest’opera tale straniamento coinvolge vita e politica, teoria e prassi: filo­sofi e capi rivoluzionari — da Marx a Lenin, da Stalin a Trotzki a Rosa Luxemburg  — appaiono nelle vesti di an­tichi maestri cinesi al pari di alcuni famosi scrittori e dello stesso « io » autobio­grafico di Brecht, mentre la dottrina di Me-ti (o Mo-ti, un filosofo anticonfuciano vissu­to fra il V e il IV secolo a.C.) diviene la cifra del « Grande Ordine », della dialettica hege­liana e del sistema sociali­sta, e la stessa vita privata — come nelle splendide sto­rie amorose di Lai Tu — vie­ne vissuta quale momento storico, come se gli amanti « contassero su una storio­grafia ».

Condensato nella laconica essenzialità di un. poeta epigrammatico contemporaneo celato dietro la maschera di un favoloso tempo antico, il Libro delle svolte alterna te­stimonianze degli anni Tren­ta che possono sembrare or­mai scontate ad anticipazioni d’una sorprendente moderni­tà. Se il travestimento — pur equo ed obiettivo — in panni arcaici delle dottrine trotzki­ste o dell’opinabile necessità della politica staliniana o dell’indubbia « utilità » di al­cuni dei suoi più spregiudi­cati compromessi appare oggi una metafora cinese di cose ovvie, che allora erano tut­tavia scottanti ed attuali, la remota dimensione agraria che assume la dottrina del « fiume delle cose » — e cioè la dialettica hegeliano-marxi­sta — si collega inaspettata­mente agli odierni problemi della rivoluzione culturale nel Terzo Mondo, mentre l’orto­dossia partitica si riscatta in una critica e in un’autocriti­ca rivolte al falso ottimismo razionalistico, a quella giusti­ficazione provvidenziale degli eventi che il peggior marxi­smo ha ereditato dal peggio­re idealismo.

Brecht, che nei suoi inse­gnamenti di saggezza non si perita di citare alla lettera e di nascosto due versi di Kipling sull’atteggiamento di­nanzi al trionfo ed al disa­stro, dirige la sua battaglia contro gli odiati «Tui», gli in­tellettuali sofisticati ed astrat­ti dal reale. Sul piano stret­tamente politico, sul quale le sue ambiguità non risulta­no sempre oggettivamente giustificabili, è forse lecito individuare anche nel raffi­nato giocoliere Brecht uno di quei sottili e sfuggenti « a­voratori della testa » ch’egli detestava. Ma all’oncia di in­telligenza del « Tui » che ren­de l’uomo, secondo le parole dello stesso poeta, « infido co­me sabbie mobili », Brecht contrappone pur sempre alla fine le due once d’intelligen­za che rendono « fidati come una roccia ». L’imminenza dell’apocalisse non distrugge l’amore per i gesti della don­na che accende il fuoco, per l’« attimo che può essere sfruttato e non ritorna », per l’omerico scudo di Achille. E troppo facile, o almeno è per fortuna ancor troppo presto, dire se tutto ciò sia vera­mente regressivo.


Letto 718 volte.


Nessun commento

No comments yet.

RSS feed for comments on this post.

Sorry, the comment form is closed at this time.

Invito tutti a non inviarmi più libri in lettura. Per mancanza di tempo, e dall'11 novembre 2013 anche di salute, non posso più accontentare nessuno. Così pure vi prego di non invitarmi a convegni o presentazioni di libri. Chiedo scusa.
Bart