ARTE: “Dal marmo alla luce”, espone Carlo Bottoni.22 Dicembre 2009 di Maria Antonietta Pinna 8-20 dicembre 2009, nel foyer del Teatro San Paolo sono esposte 4 sculture in marmo di Carrara di Carlo Bottoni: “Abbraccio primordiale”, “Quando”, “Tra le nuvole”, “Veloce con lentezza”. Se è vero, come scrive Denis Gaita nel suo saggio “Pensiero del cuore, musica, simbolo, inconscio”, che la vera arte, come la musica, comunica qualcosa di inesprimibile, difficile da imbrigliare nella rete prosaica delle parole, e che proprio in questo quid inespresso risiede mistero e bellezza, possiamo definire Bottoni un vero artista. C’è un significato inconscio celato nella bianchezza venata de “L’Abbraccio”. In fondo semplice nell’esecuzione, con una sola significativa linea incisa a sottolineare l’ancestrale rito avvolgente di sentimenti ed antichi impulsi umani. Lo stesso mancato candore del marmo, con venature grigie, lungi dall’essere un difetto nell’economia generale dell’opera, suggerisce chiaroscuri affascinanti. Interessante anche il solipsistico ripiegamento suggerito da “Quando”, in una sinuosa forma introspettiva. Una scultura intimistica, in cui la materia, plasmata con abilità tecniche, rimanda a qualcos’altro, un’affettività suggerita da linee mai tendenti all’aguzzo guerresco. Opere non aggressive il cui ritmo pacato, da l’idea di una lentezza ormai perduta nel caos dell’irriflessivo nostro mondo, bombardato da sviliti e avvilenti simboli sessuali e pubblicità ad effetto. Perfino la velocità, rappresentata da due vespe, è qui rallentata dal ritmo ovattato delle nuvole, in un’idea di indefinito, non concluso… Il mezzo meccanico viene opportunamente immerso in una fluttuante dimensione oniroide. Si sottolinea il costante, spesso inconscio rapporto umano con un piano ultramondano, in cui la materialità man mano si stempera nell’ectoplasma di una materia non-materia, impalpabile, soffice, bianca, dello stesso candore del marmo. Dall’incontro tra la spiritualità delle nuvole e la concretezza della vespa, si generano i ritmi dell’uomo, in un gioco di opposizioni e significative commistioni: velocità-lentezza, alto-basso, spirito-materia. Un’arte sicuramente non celebrativa, perfettamente fruibile, dicotomica, simbolico-affettiva, più metafisica che carnale. Basa la sua unica forza sull’atemporalità, nelle essenziali forme morbide, curve e rotondità utilizzate sopratutto nella definizione stilizzata delle figure umane. Contorni senza strappi, senza brusche o inquietanti cesure. La vita sembra emergere dal pezzo marmoreo come per gestazione da una primigenia materia , un parto mistico, senza traumi, in una ricerca personale dai significati universali… Vale la pena di andare a vedere. Ognuno poi potrà trovarvi ciò che vuole… Letto 2531 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||