LETTERATURA: INCIPIT: Mattia Signorini: “Lontano da ogni cosa”, Salani, 2007
5 Febbraio 2008
3, 2, Uno
La cinepresa scivola sui movimenti di Alberto Lari che gesticola e guarda nel vuoto quasi volesse impedirsi di perdere il punto di giunta tra due pensieri,
scarrella sul suo volto di capelli semilunghi e Golden Virginia arro tolato in una specie di minisigaretta che gli penzola dal le labbra e sembra cadere da un momento all’altro ma non cade mai, e gli conferisce un’aria involontaria di afferratore di mondi e tessitore di idee e trascinatore di gruppi.
Stringe sull’immagine mia fuori quadro che en tra a scatti e interamente per qualche manciata di fotogrammi e ne esce subito dopo frammentaria e barcol lante.Era l’ultimo anno all’università, la fine di un settembre ancora caldo e pieno d’afa. Stavamo andando alla Facol tà per prendere gli orari delle lezioni che sarebbero co minciate pochi giorni dopo. Lo ascoltava intervallare i suoi discorsi con « Non sei d’accordo, Stefano? » o « Ca pisci quello che intendo, Stefano? » Parlava con un’in flessione della voce che sembrava restituirmi la parola, ma subito dopo il suo vortice di immagini e proiezioni riprendeva ancora più denso e presente di prima.
L’energia che sprigionava nell’aria si poteva quasi toc care. Se ne accorgevano le signore che ci passavano accanto e i professionisti con le ventiquattrore e gli stu denti che ci incrociavano nel giro di qualche metro. Ri manevano colpiti dalla presenza scenica di Alberto Lari che non la smetteva mai di gesticolare e sembrava non rendersi affatto conto del mondo che gli stava intorno, come fosse un evento di poca importanza o la scenogra fia piatta di una recita che noi due stavamo portando avanti senza l’esigenza di spettatori o comparse.
Le tre piazze erano il centro attorno cui ruotava la no stra vita piena di immagini a scorrimento veloce su quel lo che eravamo e su quello che saremmo stati. Avevamo la certezza di poter dirigere il corso delle cose, o almeno di quelle che attraversavano in qualche modo le nostre giornate.
Non c’era alcun segnale a indicarci il contrario, nessu na messa fuori fuoco ad avvertirci che il percorso avreb be deviato di un solo millimetro dalla strada che quattro anni prima avevamo deciso di percorrere, con l’arrivo in città e la ricerca di un appartamento che facesse al caso nostro, arredato nel corso di un intero anno come vole vamo, lontano dalle immagini di ordine e perfezione delle case dei nostri genitori, con i poster appiccicati alle pareti e il grande letto futon, i cuscini indiani ovunque e il divano senza una gamba trovato sul marciapiede sotto casa, e i quadri di Alberto Lari accatastati alla parete, e il dormire per terra, e l’indossare vestiti stropicciati, e te nerci la barba lunga per mesi e poi decidere di tagliarla una mattina qualsiasi. E le serate che non cominciavano e non finivano. E i non orari, le non decisioni, le non promesse.
Scheda del libroTitolo: Lontano da ogni cosa
Autore: Mattia Signorini
Editore: Salani
Pagg. 271
Prezzo Euro 14
Mattia Signorini è nato nel 1980 e vive in Veneto. Ha esordito con il romanzo “Severo American Bar”, PeQuod 2004.
Contenuto: Alberto, il giovane e geniale pittore di alberi inconclusi, con l’arroganza e la durezza di una sfida continua; Stefano, lo studente, con il desiderio di essere all’altezza dell’amico, però più fragile, più intimidito; Chiara, la ragazza con la sua innocente, ma sensuale naturalezza. I due ragazzi dividono lo stesso appartamento; la ragazza, che ama il pittore, è nomade nello studio. Sono in tre. Si muovono tra la Padova universitaria, una Milano fintamente glamour, e la Roma che ruota intorno al mondo del cinema, alla ricerca di un’identità, scoprendo alla fine di essere lontani da ogni cosa, persino da se stessi. Ognuno è legato all’altro, indissolubilmente, e condivide le rabbie, le indifferenze, le euforie, nei frammenti di un insolito discorso amoroso. Ognuno ricerca un proprio posto nel mondo e questo essere comunque sempre in tre li pone al riparo dal disastro esistenziale. Mattia Signorini racconta uno spaccato della realtà dei giovani di oggi, dove le entità di maschile e femminile si confondono, paradossalmente, tra fragilità e irruenza, ambiguità e sicurezza, eccesso e disincanto, attraverso una storia vibrata sui toni di una carica emozionale che mette a nudo un contemporaneo alfabeto sentimentale.
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