LETTERATURA: “Il teorema di Almodovar” di Antoni Casas Ros2 Maggio 2009 di Stefania Nardini Antoni Casas Ros sembra che voglia giocare con la letteratura. E il “gioco” gli riesce usando la scrittura nella sua essenza artistica. La storia che ci racconta ci riporta inevitabilmente a “Il paziente inglese” di Ondaatje Michael, da cui fu tratto il film di Antony Minghella. Perché il protagonista è un giovane uomo dal volto sfigurato, condannato a vivere la sua esistenza chiuso tra le quattro mura di un appartamento che affaccia sul porto di Genova. A ridurlo in quello stato un incidente d’auto , in cui la sua fidanzata perse la vita, provocato da un cervo che gli tagliò la strada. Una vita senza volto. Le uscite notturne per non farsi notare. Le lezioni di matematica on line, l’amore per la lettura. Poi la svolta. Quando l’uomo senza volto inizia a scrivere la sua biografia pensando che sia un soggetto adatto per il regista spagnolo Almodovar. Antoni trova una nuova spinta incontrando il regista che decide di utilizzare la sua storia per farne un film, e grazie a un amore: Lisa, un trans brasiliano, che riesce a gurdarlo negli occhi con passione, che ne accetta il volto deformato. Una storia delicata, sorprendente, bella per la sua essenza, priva di scivolate retoriche. Perché il protagonista scoprirà in Lisa una dimensione della bellezza che non conosceva, una bellezza che non necessariamente deve essere armonia. “Il teorema di Almodovar” (ed. Guanda) contiene un messaggio chiaro: il ritorno alla vita al di là delle “diversità”. Una grande lezione sul significato più profondo dell’amore che Casas Ros fa emergere nei piccoli particolari narrativi, quando due persone che credevano di non poter più sognare, riescono, senza alcuna imposizione, a ritrovare un mondo in cui la vita si perde nella favola a due. Un romanzo ricco di riflessioni mai banali. Costruito con uno stile secco ma profondo, con una scrittura che non si risparmia nel saper trasmettere il dolore come la gioia. Il tutto guardando un porto. Il porto di Genova dove il mare è l’eterno complice delle vicende umane. (dal “Corriere Nazionale”) Letto 5566 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Gian Gabriele Benedetti — 2 Maggio 2009 @ 15:14
Questa storia di grande intensità e, allo stesso tempo, di grande tenerezza, recensita in modo essenziale e chiaramente sentito da Stefania Nardini, mi spinge a riportare alcune affermazioni significative e, credo, calzanti, tratte da personaggi famosi.
Severino Boezio: “Chi può dar legge agli amanti? L’amore è in sé una legge più grande”.
Emily Dickinson: “That love is all there is, / is all we know of love”.
Erich Fromm: “L’amore immaturo dice: ‘ Ti amo perché ho bisogno di te ‘. L’amore maturo dice: ‘ Ho bisogno di te perché ti amo ‘ ”.
Romanzo, dunque, che testimonia un sublime amore, un amore puro, incondizionato, che fa sognare. Ed io sono, nonostante tutto, ancora un vecchio sognatore, e credo nell’amore vero, in quello di tutta una vita e, direi, eterno!
Gian Gabriele Benedetti