LETTERATURA: “Immaginare è la nostra libertà”4 Settembre 2010 di Fabio Strafforello Sezioni Forme poetiche espressive e frammento di lettera. Forme poetiche espressive e frammento di lettera. La poesia, nelle varie forme in cui si manifesta, consente la creazione di immagini ed emozioni, tramite le quali l’essere umano può far rivivere i propri sentimenti, come presenze di cui avverte il palpito, fortunatamente senza poterne dare una spiegazione razionale. Senza poesia il mondo sarebbe null’altro che un oggetto senza motivo, o il solo motivo di essere un oggetto. Anche quelle persone che vivono la loro vita, o meglio il passaggio in questa dimensione, senza avvertire lo scorrere del tempo, o la percezione del mondo interiore stesso come genesi della nostra presenza, coloro hanno bisogno più di altri di emozionarsi, di percepire il mistero che li circonda, così da potersi rifugiare lontano dallo squallore del loro vivere quotidiano… La poesia è in ogni luogo, l’ho sentita nell’apostrofe del silenzio, mostrarmi come potrei vivere con quel che ho… non c’è un pensiero che la sappia raccogliere. Introduzione Tutti i disegni di copertina dei miei primi quattro testi, con le nuove edizioni dei primi due, sono stati realizzati in modo magistrale e originale da Pierangela Fierro, la moglie del caro amico e compaesano Trincheri Natale da Bellissimi. Bellissimi è un ridente borgo di circa cinquanta persone, una volta forse toccava anche le centocinquanta, disteso sulle alture di Dolcedo e rivolto verso il mare, immerso fra le colline ulivate e una serenità di fondo, quasi a confermarne il nome. Con Natalino, negli anni settanta, ho condiviso tanti momenti speciali, e irripetibili, legati ad avvenimenti del nostro percorso in questa vita: andavamo assieme ai “Laghetti” a pescare; sul Monte Faudo a quota 1150 metri a dormire nelle tende o nei “Casoni”, vecchi ruderi adibiti a fienili o ad abitazioni temporanee per il taglio del fieno o in cerca di funghi… Lui è stato per noi, che eravamo più giovani, come una specie di Cicerone. Erano i tempi spensierati nei quali la presenza dell’uomo, tramite le sue opere, salvaguardava l’ambiente stesso, nella ricerca di un equilibrio finalizzato a consentire alle generazioni a venire, di poter ricavare dalla terra almeno il necessario per la sopravvivenza. Ora tutto è cambiato, il senso stesso dell’uomo è cambiato e la natura stessa deve fare i conti agli umani stessi! La poesia che andrete a leggere nel passo successivo, è servita di riferimento per costruire l’immagine di copertina, essa nasce da un fatto realmente accaduto e “ripreso ad immagini” sia dalla matita di una brava interprete, che da me, così che, tramite accostamenti all’animo umano e ai desideri più reconditi che vivono in noi, ho cercato il mistero nella nostra esistenza, accostandolo all’istinto che gli animali possiedono come unica forma di conoscenza del mistero stesso. Nella ricerca delle pace l’uomo si orienta fra la certezza e il mistero… Ho capito chi sono fin dove ho accettato chi sono, nascosto nel segreto del mio poco tempo. Terre Cercare fra orizzonti D’un mutar formazione, Quel che mi sento mancare Volare alto Vorrei dire a voi giovani, C’è un orientamento nell’uomo come a volerlo indirizzare nei luoghi della speranza. Gli animali lo conservano ancora, fino a che l’essere umano non taroccherà le carte a sfavore anche per loro. Mi trovavo, in un pomeriggio di fine inverno, in una campagna di uliveto ad eseguire dei lavori, quando incontro una amica, anch’essa intenta a svolgere la sua attività nel suo terreno. Sarà un caso, ma ogni volta che ci incontriamo Lei mi porta in dono qualche bel pensiero, reale e vero su cui poter immaginare. Mi dice: Hai sentito… le anatre volare in alto, migrare da un luogo all’altro?… E’ uno spettacolo da vedere! Le rispondo che noi moderni, per non sentir silenzio, talvolta ci nascondiamo nelle parole degli altri, in effetti stavo ascoltando musica con l’auricolare del telefonico riposto nel lobo dell’orecchio sinistro. Ad un certo momento, attratti da versi provenir dal cielo, guardammo in su e vedemmo una lunga distesa d’uccelli in volo. Lei mi disse: Vedi l’anatra che ora è ultima in formazione, poi passerà davanti a guidare la colonna, è in quel momento che ho visto due immagini passare nel mio pensiero. La prima è il riscatto al quale esseri della stessa specie sono soggetti, senza truccare le carte a loro favore, l’altra è la speranza di vedere passare per primo chi per ultimo in questa vita stava, con occhio triste ad osservare girare il mondo e quindi come una sorta di rivincita nella progressione della ricerca dell’equilibrio universale. Ora muovono in cielo, intenti a scrutare il vento, ove farsi trasportare, così da risparmiare energie utili a poter volare e dove terra e mare sono indicazioni in cui poter contare. Credo che l’uomo, alla ricerca di una perfezione solo nel parlare, distruggerà tutte queste immagini che lo richiamano alla presenza di se stesso, tramite l’istinto, in un migrare fra realtà, sogni e speranze, alla ricerca della terra promessa. Nelle speranze d’altri… all’occasione, ritrovo il mio pensiero. Letto 2129 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Fabio Strafforello — 4 Settembre 2010 @ 09:25
Pubblico quì di seguito la recensione fattami dal Prof. Gian Gabriele Benedetti, e inviatami privatamente dallo stesso in relazione al brano sopra in oggetto, ringrazio poi, oltre al Professore, anche Bartolomeo per avermi concesso tale opportunità.
Fabio Strafforello.
L’amicizia, la metafora del volo, la religione della natura, il sostare un attimo ad ascoltare il silenzio buono ed a meditare sono tematiche che portano l’uomo ad essere uomo vero e completo, a non perdere le sue peculiarità essenziali e più genuine.
L’immagine del volo, soprattutto, ci offre una particolare e significativa testimonianza naturale, che diviene l’assioma di varie e fondamentali interpretazioni. Il volo ci porta verso l’alto, ci apre la via del cielo. Eppure il volo parte dalla terra. Ed è in questa congiunzione (cielo e terra, corpo e anima, intelligenza e istinto) che si scopre la nostra velleità liberatoria. Così la stessa dicotomia ricalca le “forme separate” di Platone. Ma non si perde di vista anche l’evangelico: gli ultimi saranno primi ed i primi gli ultimi.
Gian Gabriele Benedetti