LETTERATURA: “Lo spazio nero” di Fabio Fracas
6 Maggio 2010
[Fabio Fracas è autore, editor, giornalista e sceneggiatore. Oltre a racconti, libri e poesie scrive per il cinema, per il teatro, per i fumetti e su varie testate giornalistiche cartacee e Web. Suoi brani e suoi lavori sono stati rappresentati in vari festival e da diverse compagnie. Ha ricevuto una serie di riconoscimenti letterari e nel 2004, assieme alla poetessa Federica Castellini, ha fondato MacAdam – MacAdemia di Scritture e Letture.]
Ciò che si conosce
Lo spazio nero – III – 46 | La scrittura è conoscenza. In molti sensi e in differenti modi.
Esistono infiniti tipi di scrittura e infiniti argomenti su cui scrivere eppure, spesso, la sensazione del già visto ci sorprende mentre leggiamo. A me capita piuttosto frequentemente: mi arriva qualche libro da recensire – o qualche testo sul quale lavorare – lo apro, inizio a sfogliarlo e fin dalle prime battute mi sento come se lo avessi già letto altre infinite volte.
È una sensazione strana: come di vuoto.
Allora, mi impegno maggiormente e intestardendomi, ricerco con sempre più foga gli elementi di novità e di interesse. A volte li trovo, magari nascosti in una scrittura che tende a occultarli, altre volte, purtroppo, no. E allora mi chiedo perché continui a leggere.
Non è facile scrivere, me ne rendo conto in prima persona. Eppure quasi tutti lo facciamo.
I bisogni che ci portano a confrontarci con i fogli bianchi – o con gli schermi traslucidi dei monitor – sono tanti e differenti. Scopi nobili, bisogni personali o piccole, grandi sfide. Ciò che però poi succede è che quei fogli, non più bianchi, e quei testi, materializzatisi in file, desiderano – quasi autonomamente – fuggire dalla sfera intima del loro creatore.
Magari, proprio grazie a quest’ultimo.
Lo hanno ben capito i molti che offrono, con spese a carico, briciole di sogni – anche digitali -. Basta rivolgersi a loro e il libro – l’oggetto in quanto tale – è fatto.
In fin dei conti, il suo contenuto, il messaggio che il testo veicola, spesso diventa un di più.
Ma non per chi legge.
(questo è l’ultimo spazio nero prima della pausa estiva. Il prossimo appuntamento sarà per ottobre)
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Commento by Giovanni — 6 Maggio 2010 @ 17:29
Riflessioni da giornata di pioggia. Concordo con quello che hai scritto: anch’io faccio sempre più fatica a leggere anche se voglio credere che sia solo un mio problema. Vedo che poi vai in pausa… non è un po’ presto!?! :-) Grazie degli spunti che continui ad offrirmi.
Commento by Federica — 7 Maggio 2010 @ 13:28
Prima di tutto, ringrazio Fabio per la passione e la puntualità nel fornirci sempre queste pillole di riflessione. Che dire? Buone vacanze e arrivederci a ottobre!
Dunque, i fogli che vogliono fuggire. O sono i loro autori che lo sperano? Magari noi scriviamo per motivi personali, perché ne sentiamo la necessità o per chiarirci. Alla fine, quello che abbia scritto ci sono così bene che crediamo che anche agli altri debba piacere per forza. Noi ce lo siamo ripetuto così tante volte, siamo così dentro a quelle righe, che magari non ci accorgiamo che qualcuno le ha già scritte prima di noi o che sono totalmente incomprensibili al di fuori della nostra mente. Capita spesso anche a me quando faccio le consegne per la Macademia.
Insomma, lasciati andare, quei fogli, diventano di più perché è chi li legge che può sia riempire gli spazi bianchi sia vederli con sufficiente distacco da scorgere somiglianze altre.
Federica