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LETTERATURA: “Lo spazio nero” di Fabio Fracas

6 Luglio 2009

[Fabio Fracas è autore, editor, giornalista e sceneggiatore. Oltre a racconti, libri e poesie scrive per il cinema, per il teatro, per i fumetti e su varie testate giornalistiche cartacee e Web. Suoi brani e suoi lavori sono stati rappresentati in vari festival e da diverse compagnie. Ha ricevuto una serie di riconoscimenti letterari e nel 2004, assieme alla poetessa Federica Castellini, ha fondato MacAdam – MacAdemia di Scritture e Letture.]  

Precauzioni per l’uso  

Lo spazio nero – III – 37 | Ci sono storie che non vorrei raccontare. Storie che vedono da una parte la passione per la scrittura – una passione anche ingenua – e dall’altra la dura – spesso sconsolante – realtà.

Umberto Eco definiva “APS”, cioè A Proprie Spese, coloro che pur di pubblicare erano disposti anche a pagare l’editore. Fino a poco tempo fa si trattava di un fenomeno editoriale secondario. Oggi, come Handy Warhol aveva previsto nel 1968, “[…] everyone will be world-famous for 15 minutes”. Tutti, cioè, aspiriamo a 15 minuti di celebrità. E non fa differenza che si tratti di televisione o di letteratura: l’importante è che – prima o poi – tocchi anche a noi.

È vero che ci sono alcuni che questi 15 minuti li meriterebbero ma purtroppo è anche vero che ci sono altre – troppe – persone che su queste aspettative e su queste speranze ci speculano.

Qualche settimana fa, come spesso accade, ho ricevuto in lettura alcuni brani di un testo – a mio personale giudizio interessante –, propostomi per un parere critico. Leggendolo, però, mi è scattato dentro un qualche cosa che mi ha spinto ad approfondire la lettura e a ricercare la fonte dei miei dubbi all’interno delle innumerevoli pile di testi che si affastellano sul pavimento del mio studio. Proprio in mezzo a una di queste, il libro che cercavo – cioè quello dal quale erano state estratte le pagine speditemi – si è concretizzato.

A quel punto ho contattato l’autore e gli ho chiesto perché mi avesse mandato un testo da valutare che era già stato pubblicato. La risposta che ho ricevuto voglio condividerla con voi perché a nessun altro capiti quanto state per leggere.

Il proseguo de “Lo spazio nero” è pubblicato sotto espressa autorizzazione dell’autore della missiva. Ogni riferimento a nomi, luoghi o date è fittizio. Gli ordini di grandezza delle cifre sono, invece, puntuali.

“Nel 2008 […avevo inviato a una serie di case editrici un mio romanzo perché ne valutassero la possibile pubblicazione…] e dopo avere avuto da un editore un […riscontro positivo…] mi sono subito recato a incontrarlo. Qualche mese dopo ho ricevuto l’originale del contratto con il quale lo stesso editore, dimostrando notevole entusiasmo per la bontà del tema e della narrazione, si impegnava a stampare 300 copie del mio testo da distribuire nelle librerie […delle principali città d’Italia…]. Costo dell’operazione, circa 4.000 euro. […] Passa un po’ di tempo e ricevo 15 copie stampate del libro. Le ammiro, le giro e le rigiro e, sfogliando qualche pagina, mi accorgo subito degli innumerevoli errori di stampa presenti. […] Rimedio del caso? L’invio di tante “errata corrige” quante le copie stampate. Il seguito? “Bisogna presentare il libro alla stampa” mi viene detto. E così riparto e mi sobbarco le spese di viaggio, dell’albergo e quelle relative al rinfresco per i previsti trenta invitati. Fra questi ultimi ci sarebbero dovuti essere amici e familiari ma anche giornalisti e personalità della cultura invitati dallo stesso editore. Per la precisione, caro Fracas, gli amici c’erano, i parenti pure ma di “pezzi grossi” non se ne sono visti: “la gente promette di venire e poi non mantiene” […ha sentenziato l’editore…] […] Alla domanda: “Dove si trovano   i libri in questo momento?” sempre l’editore risponde che quattro copie sono esposte nella libreria a fianco del luogo del rinfresco […e che le altre sono state spedite come d’accordo…]. Il giorno successivo […mi reco a controllare se le quattro copie sono state vendute e le trovo…] dietro la cassa del negozio con il bordo appoggiato al muro dello scaffale. Inoltre, nelle settimane successive vengo a scoprire che nessuno degli altri volumi è stato realmente distribuito. Allora, faccio i conti della spesa: i viaggi, gli alberghi, l’investimento iniziale, il rinfresco, gli inviti e tutti gli altri costi come le telefonate, le lettere e quant’altro, arrivano alla cifra totale di circa 12.000 euro. Mi guardo nello specchio, mi do del perfetto imbecille e mi vien quasi la voglia di prendermi a schiaffi. […]”

Le frasi messe fra parentesi quadre sono state da me riadattate per vari motivi e il finale è stato lasciato in sospeso perché io potessi aggiungere che l’autore di questa lettera non è ciò che da solo si definisce. Anzi, è una persona consapevole e accorta – per quanto ho avuto modo di conoscerla tramite email –. Inoltre, il romanzo che ha scritto – tengo a ribadirlo – è, dal mio personale punto di vista, migliore di molte altre opere date alle stampe in quest’ultimo periodo.

Ma allora, com’è potuto succedere? Quanto siamo disposti a investire per concretizzare il sogno della pubblicazione dei nostri scritti? Quali rischi corre chi si affida – ingenuamente – al mercato dell’editoria “fai da te”?

Torneremo su queste domande e su questi argomenti, nel prossimo appuntamento de “Lo spazio nero”. Come potete immaginare, c’è ancora molto da aggiungere.


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6 Comments

  1. Pingback by Precauzioni per l’uso : MacAdemia — 6 Luglio 2009 @ 10:08

    […] Parliamone dell’amico Bartolomeo di Monaco. Il tema odierno è drammaticamente attuale. Precauzioni per l’uso, infatti, non è solo una riflessione – per quanto amara – ma una precisa denuncia. Di cosa? […]

  2. Pingback by Bartolomeo Di Monaco » LETTERATURA: “Lo spazio nero” di Fabio Fracas — 6 Luglio 2009 @ 12:21

    […] Link articolo originale: Bartolomeo Di Monaco » LETTERATURA: “Lo spazio nero” di Fabio Fracas […]

  3. Commento by Federica — 6 Luglio 2009 @ 13:54

    Veramente uno resta senza parole quando legge queste cose. Passi il fatto che l’editoria è sempre più in “braghe di tela”, come si suol dire, e che, pur trovandosi di fronte a un buon testo, un editore non possa permettersi di pubblicare e promuovere un libro. Tanti grandi autori del passato hanno cominciato autofinanziandosi.
    Ma il passo, successivo e drammatico, ha un duplice risvolto. In primo luogo si stampa qualsiasi cosa, l’imprimatur non è più legato alla bontà o meno del testo, ma all’ampiezza o meno del portafoglio dell’APS. Testo buono o non buono, si stampi! Capolavori, buonoi testi e liste della spesa tutte allo stesso prezzo e valore.
    Come se non bastasse, a tutto ciò si aggiunge la disonestà di editori-sciacalli come quello descritto da Fabio, armati di disonestà feroce e autosoddisfatta. E se vogliamo metterla in termini commerciali, ambito a cui tutto sembra ridursi, il signore di cui ci ha parlato Fabio non ha nemmeno ottenuto quello per cui ha tanto profumatamente pagato, né merce né servizio.

    Federica

  4. Commento by Gian Gabriele Benedetti — 6 Luglio 2009 @ 22:37

    Storia significativa ed emblematica, questa riportata ne “Lo spazio nero”. Non unica, anzi…! Vi sono editori (chiamiamoli così) che organizzano pseudo premi letterari con la prospettiva di stampare, a spese dell’editore stesso(?), l’opera o le opere degne di premiazione. Il tutto sembrerebbe avvenisse, appunto, gratuitamente. Invece… Quando arriva il contratto da firmare, si parla subito dell’acquisto di un certo numero minimo di copie da parte dell’autore o degli autori dei lavori prescelti. Acquisto che comporta una discreta spesa (praticamente si paga e, a volte anche bene, la casa editrice). Poi si parla di distribuzione delle opere stampate, addirittura anche in lingua inglese, con percentuale di guadagno per ogni opera venduta. In conclusione all’autore prescelto arriva un piccolo pacchetto di libri, che è stato costretto ad acquistare, e per quanto riguarda la distribuzione… una semplice presa in giro, come, del resto la percentuale sulla vendita. Potrei fare anche il nome di uno di questi sedicenti “editori”, che razzola in quel di Roma.
    In un mio precedente commento sulla Rivista, riportai anche il caso di un giovane scrittore, che aveva mandato ad una nota casa editrice un suo manoscritto, avendo provveduto ad incollare tra loro numerose pagine nel cuore del suo scritto, pagine essenziali per la comprensione della trama. Ebbene, gli giunse puntuale la risposta, secondo cui il lavoro veniva definito molto interessante, ma la casa editrice non era propensa a stampare quel genere di opera. Ma che cosa avevano letto? Questa è vera e propria presa per i… fondelli, se non bella e buona truffa. Ma le cose vanno, purtroppo, così.
    Dunque questa pagina risulta di grandissima utilità, per evitare che molti cadano in certe “trappole”, organizzate al solo scopo di spillare quattrini a chi coltiva, spesso anche ingenuamente, sogni letterari.
    Spero che tutti coloro che hanno avuto “disavventure” del genere, denuncino, anche su queste pagine, certe operazioni che ritengo truffaldine.
    Grazie, Fabio!
    Gian Gabriele Benedetti

  5. Commento by Fabio Fracas — 7 Luglio 2009 @ 18:08

    @Federica: anche Manzoni ha pubblicato a proprie spese, inizialmente, e hai ragione quando scrivi che “tanti grandi autori del passato hanno cominciato autofinanziandosi”. Come ben sai, è storia recente quella del “mercato editoriale”: precedentemente pubblicavano solo gli autori che ne avevano le possibilità economiche oppure quelli garantiti dal mecenatismo. A parte, naturalmente, le istituzioni di vario tipo. Anche attualmente è possibile pubblicare a proprie spese, per differenti motivi, opere di – vero o presunto – pregio evitando la trafila editoriale. Quello che giustamente metti in evidenza e che ritengo sinonimo di una decadenza morale e culturale sempre più estesa è che esistano – e sono sempre di più – persone e aziende che vivono e prosperano solo grazie a questo specifico tipo di disonestà. Torneremo ancora sull’argomento. Un caro saluto,

    @Gian Gabriele Benedetti: l’esempio che cita – quello del giovane che ha inviato il libro con le pagine incollate – va di pari passo con un altro caso, più volte segnalato, di un buontempone che spedì a parecchie case editrici un proprio testo inedito. Solo che il testo non era suo e non era neanche inedito: si trattava, infatti, della copia ricopertinata di uno – non so quale – dei classici della letteratura italiana. Fra tutti gli attenti lettori delle case editrici solo alcuni si accorserò dello “scherzo” mentre la maggior parte, semplicemente, scrisse all'”autore” che il suo lavoro non era interessante o non meritava la pubblicazione. Come sempre, quindi, a fianco di persone competenti e preparate si agita una pletora di personaggi dalle conoscenze e dalle capacità opinabili. Questa pagina de “Lo spazio nero”, come ha giustamente osservato, trae spunto da una vicenda reale e personale ma vorrebbe diventare uno strumento di confronto – e anche di monito – per tutti coloro che potrebbero incorrere in simili vicende. Mi auguro che anche altri recepiscano il suo invito e che a questo mio commento si aggiungano le voci di chi vuole condividere le proprie, personali, esperienze affinché queste non abbiano a ripetersi. Un caro saluto,

  6. Pingback by Ancora sul tema : MacAdemia — 6 Settembre 2009 @ 09:28

    […] d’arte Parliamone dell’amico Bartolomeo di Monaco –  ritorna sul tema introdotto dal precedente Precauzioni per l’uso. Nessuna rivoluzione eccezionale, nessuna scoperta incredibile: solo un piccolo Eptalogo pratico. […]

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