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LETTERATURA: Bruno Morchio: “Colpi di coda” (ed. Garzanti)

26 Novembre 2010

di Alberto Pezzini

Bruno Morchio è tornato dentro la pancia della mamma.   Ha fatto ritornare Bacci Pagano, l’investigatore senza mutande, amante delle donne di colore e della focaccia genovese fatta come Dio comanda, ai suoi vecchi amori: carruggi, i vicoli di Genova stretti come ossi di seppia, sparatorie, violenze, il Commissario Pertusiello ormai king – size per il peso, e tanta, tanta amicizia.   Diciamo che in “Colpi di coda” (ed. Garzanti) Morchio ha fatto un salto all’indietro e ha lasciato da parte certe intrusioni psicologiche che gli avevano appesantito la gamba negli ultimi tempi. Bacci è tornato giovanile, nevrile come un cavallo da corsa, forte come un camallo di Piazza Banchi: rinnovato nelle forze e nella vita, senza più quella malinconia febbrile che lo divorava troppo, troppo dentro.   Bacci viene contattato dai fratelli musulmani perché un omicidio plurimo è stato commesso, e bisogna salvare un superstite, Bashir, il giovane inquilino che viveva nell’appartamento dove il sangue è colato sui muri. La lega dei Fratelli ha molti soldi e l’indagine serve a Bacci prima di tutto per far studiare Aglaja, la sua figlia ribelle, amante di Mozart, spedita negli Stati Uniti per non restare in pericolo.

Bacci parte subito per Lisbona, descritta come se l’oceano venisse a dormigli accanto, e va a scovare un irlandese, giornalista free – lance a cui piace bere e fare l’amore con una donna soltanto.

Il giornalista è specialista in scandali ambientali e geopolitici, una ghiotta disciplina dei giorni nostri. Bacci vede già oggi la deriva del nostro mondo, dove le armi sono un bottino prezioso e le guerre di religione facili strumenti per farsi male fino a spegnere tutti gli occhi di chi non vogliamo più vedere diverso.

L’indagine decolla tra servizi segreti, anche quelli deviati, forze dell’ordine in confusione ma lucide quando c’è da aiutare, un Pm bella come il ghiaccio. L’investigatore – alla sua età – è diventato più credibile e si è tostato come un uomoa cui dare fiducia per sempre.

Morchio ha scritto un volumone alto così. Dove ci trovi un uomo con cui parlare.
La macchina narrativa di Morchio ha ripreso la fantasia.   Ha preso di nuovo punti e velocità nel momento in cui ha ripreso i vecchi vestiti, quelli di un detective a cui il pesto, il Lagavulin e gli stacchi di coscia danno ancora qualcosa.   Anche se il velo di malinconia c’è,masi è fatto più fragile.   Ha lasciato da parte certe supponenze ideologiche per riprendere lo smalto operaio di cui Bacci vive. Bacci è un personaggio da fumetti, ha la stessa attrazione che esercitavano su di noi Tex Willer e Zagor, e in questa capacità di svaporare la mente sta la sua forza più intima. Noi leggiamo Bacci per sentire il sale di Genova e prendere il suo odore, come di una donna. Bacci è destinato a vivere tra le sue puttane, gli operai e i vicoli su cui l’acqua forma un reticolo sempre uguale e ogni volta diverso. Amiamo quel Bacci lì, perché quello più vicino ai nostri desideri più segreti e perché gli investigatori ci piacciono come noi: eterni innamorati di una donna che speriamo torni qualche volta – almeno una – indietro.
Almeno una volta, almeno per una spiegazione. Solo una volta.

(Dal “Corriere Nazionale”)


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1 commento

  1. Pingback by Bartolomeo Di Monaco » LETTERATURA: Bruno Morchio: “Colpi di coda … — 26 Novembre 2010 @ 08:37

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