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LETTERATURA: Cesarina Vighy: “L’ultima estate” (ed. Fazi)

3 Agosto 2009

di Stefania Nardini

Cesarina Vighy ha trascorso la sua vita tra i libri. Una donna colta che non ha mai “osato” con la propria scrittura. I motivi, per una persona come lei, possono essere stati molteplici. Ma ne è bastato uno per spingerla a farlo: il faccia a faccia con la vita. Che la scrittura sia in alcuni casi terapeutica l’ ho sperimentato personalmente, ma leggendo il suo bellissimo romanzo “L’ultima estate” (ed Fazi) di questa donna ho capito il talento profondo. Perché Cesarina Vighy sulla sua terribile e incurabile malattia ci passa come in volo, piuttosto ne trae spunto per fare un riepilogo della sua esistenza di donna che ha vissuto in un novecento dei pregiudizi, dei formalismi, della discriminazione sessuale, di una società in ricostruzione dopo la guerra, per accomodarsi nel nuovo millennio ad osservare la vita da una finestra guardando un uccello volare o un fiore schiudersi. Non è poesia da quattro soldi, ma cio’ che accade quando l’esistenza è segnata da un traguardo imminente, quando la battaglia per vivere alimenta la sensibilità, il desiderio di umanità. E tutto questo in lei si è tradotto in scrittura, in una bella scrittura in cui il lettore non avverte neanche un po’ la disperazione, piuttosto un io narrante capace di rivisitarsi anche nei momenti in cui le energie fisiche vengono meno.
Veneziana, figlia di una coppia “irregolare”, con un padre avvocato già sposato, e una famiglia inevitabilmente “diversa” l’autrice ha cercato a Roma la sua autonomia negli anni ‘50. Responsabile di biblioteche ha vissuto i passaggi generazionali del femminismo e del ‘68 mantenendo una sua indipendenza.
Una donna che ha scritto molto, ma che non ha mai voluto pubblicare nulla. La sua malattia, la Sla, che si è manifestata quattro anni fa, dopo un vero e proprio calvario che lei descrive ironizzando sull’organizzazione sanitaria e sulla classe medica, l’ha portata ad avere problemi nell’articolare le parole. E la scrittura le è arrivata in soccorso per raccontare cos’è il dolore, la sofferenza che non è solo legata al corpo o alle cure mediche. Un aspetto troppo spesso ignorato.
Non sto qui a ricordare i numerosi riconoscimenti che Cesarina Vighy ha ottenuto con questo libro. Mi preme invece dire che esiste un modo di affrontare la malattia “al femminile”, guardandola in faccia, per continuare a resistere in nome della vita. Che “ci ha dato tanto” , come diceva Violeta Parra. E “L’ultima estate” ci dice qualcosa in più.

(dal “Corriere Nazionale”)


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A chi dovesse inviarmi propri libri, non ne assicuro la lettura e la recensione, anche per mancanza di tempo. Così pure vi prego di non invitarmi a convegni o presentazioni di libri. Ho problemi di sordità. Chiedo scusa.
Bart