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LETTERATURA: Diane Ducret – Le donne dei dittatori –

25 Dicembre 2011

di Alfio Squillaci

Diane Ducret – Le donne dei dittatori – trad. di G. Maugeri,Garzanti , Milano 2011

«Non sapevo che il mazzo di rose che è la vita, avrebbe lasciato così tante spine ».

Queste parole   dette a Salazar da una delle sue tante amanti, esprimono perfettamente ciò che è stata la vita delle donne dei dittatori. Una vita di desideri, speranze, gelosie, delusioni e, infine, quasi sempre una vita conclusasi con una morte tragica.

Per la maggior parte di esse, eppure, sono esse stesse che   trasformarono la loro vita   in un serto di spine,   innamorandosi di uomini tra i più tirannici   ed egoisti espressi dal ventesimo secolo.

Si chiamavano   Mussolini, Lenin , Stalin, Salazar, Bokassa, Mao, Hitler e Ceausescu. Hanno gettato sul loro paese e il mondo l’ombra scura della dittatura, del razzismo, dell’odio e della violenza. Erano   quei mostri   che   la memoria collettiva   ricorda.   Ma in privato, tuttavia, erano uomini. Uomini   innamorati,   ardenti, poetici, premurosi … uomini con sentimenti, desideri, amori. Certo, il loro immane egoismo ha spesso fatto l’infelicità delle loro compagne   e alle   speranze dei primi approcci sono seguiti immancabilmente   amarezza e disillusione. Ma il loro potere seduttivo era tale che sono stati in grado di sconvolgere donne di ogni rango, dalla casalinga alla borghese, dalla intellettuale alla stellina alla giornalista di grido..

Clara, Nadia, Elena, Eva Catherine e molte altre sono entrate nella sfera privata di questi dittatori. Alcune sono state costrette a forza, come Catherine, rapita da Bokassa, o Nadia, violentata e poi sposata da Stalin. Altre hanno ceduto al potere di uno sguardo magnetico, la voce orgasmica di un altoparlante, il carisma di un politico …

« Mio caro Führer, non posso fare a meno di pensare a voi, ogni giorno, ogni ora, e ogni minuto che passa. Qualsiasi   cosa accada, la mia vita vi appartiene ».   Hitler ricevette più lettere di ammiratori di Mick Jagger e dei Beatles messi insieme! Moltissime erano donne: una pletora di groupies si direbbe col linguaggio di oggi che avvalora ogni genere di   sospetto sulle capacità delle donne di tenere a freno gli isterismi davanti al maschio rapace e rampante. Qualcosa di oscuro e potente che investe la corteccia cerebrale della femmina e la cui spiegazione probabilmente occorre rintracciare nel Neolitico, quando il vivere e il morire era deciso dal maschio potente e terribile che riusciva a portare dentro la caverna la bistecca per tutti. Ma non è questa la prospettiva della Ducret che inanella una vicenda amorosa dietro l’altra con l’unico scopo di ricostruire una storia, un’atmosfera, un’epoca, senza alcuna tentazione psicoanalitica o azzardi interpretativi d’altro tipo.

 

Ben presto, i maschi seduttori avidi   di conquiste femminili come di vittorie politiche, apprendono che la loro ascesa al potere non poteva realizzarsi senza la donna. Essa ha avuto   un ruolo nella loro esistenza e lo sviluppo della loro personalità, sapendoli consigliare, persuadere, guidarli, ispirarli, addolcirli talvolta, com’è il caso della Angelica Balabanov o della Margherita Sarfatti verso Mussolini..

Alcune si sono rivelate così spietate   e tiranniche come o forse più gli stessi tiranni! Jiang Qing, ultima moglie di Mao divenne famosa per atrocità abominevoli, mentre in Romania, Elena Ceausescu apparve come la degna pari   del marito, con il quale divise con spietatezza il potere   per quasi 22 anni.

Con   Le donne dei dittatori, la giornalista, laureata in storia e filosofia e poliglotta   Diane Ducret   ci racconta in un’unica narrazione consecutiva (il cui genere, la docufiction,   è in Italia presiditao dalla brava Marta Boneschi) la storia dimenticata   di compagne, mogli, amanti dei despoti del XX secolo.

    Elenca in un corposo volume di oltre quattrocento pagine le innumerevoli storie d’amore, analizza e sceneggia (frequente è il ricorso al dialogo diretto) il rapporto amoroso che di volta in volta irretisce il dittatore di turno e traccia i ritratti di   donne dagli status e condizioni completamente differenti, ma con l’elemento   comune di avere vissuto storie d’amore con   intensità, passione e forte determinazione ( è il caso della Claretta Petacci, il cui amore totalmente disinteressato e impolitico durò sincero fino alla tragica scelta finale).

Libro facile facile, virando sul versante privato dei dittatori ha il pregio di farci vedere di che lacrime grondi e di che sangue talvolta il potere, ma   dall’altro anestetizza il dramma della storia in una intricata trama di commedie o drammi   sentimentali.

P.S. Segnalo un piccolo errore a pag. 43, allorché la rivista «La Voce » viene definita “giornale socialista”.   Ve li immaginate Papini e Prezzolini concorrenti ideologici de l’ «Avanti! »…


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