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LETTERATURA: Il mio libro… i miei pensieri.

25 Agosto 2009

di Fabio Strafforello  
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I miei primi scritti risalgono a circa trenta anni fa, scrivevo poesie, massime, ricerche sulla psicologia dell’uomo etc. Dopo circa venticinque anni ho riaperto la porta della mia interiorità, ed ho scoperto con meraviglia che avevo tante cose da dire, tante sensazioni buttate li dentro…   in quel pozzo profondissimo che è l’animo umano.Il mio libro nasce dalla necessità e anche dal desiderio, di lasciare ai miei figli una sorta di guida spirituale per la vita. Il percorso del libro è stato interamente pensato da me: contiene una introduzione che risale al 1979 e una poesia di quel tempo, di seguito vi è una dedica ai nonni, con i quali sono cresciuto, a seguire una introduzione del luglio 2008, quando ho ritrovato le mie sensazioni. Si passa quindi alla frase di apertura (che sarebbe da approfondire a lungo) e quindi ai pensieri, alternati a frammenti di lettere da cui, tra le righe, si possono cogliere diversi messaggi. Si tratta di un libro, che raccoglie le sensazioni interiori dell’uomo, tradotte poi in   stati emozionali forti, in frasi   flash, così da trasmetterne l’energia. E’ un libro che contiene la religiosità della vita, in una veduta planetaria dell’uomo e in una veduta profonda di se stessi. Credo che mai come ora l’uomo abbia bisogno di ritrovare se stesso, la vera struttura del suo essere. Si può trovare in esso lo stimolo alla riflessione, rispolverando la necessità di ri-incontrarsi, a vedere voi stessi e gli altri con occhi nuovi, andando oltre l’apparenza delle cose, trovando comprensione nel senso profondo dell’uomo. Verso il fondo del libro si trova, dopo i pensieri, una prima frase di riassunto :<Sono frasi di tempo scritte col dolore dell’umanità, un fuggire dell’uomo che spera di conoscere il paradiso… Signore non abbandonare queste anime> e una frase di chiusura, :<Deponi un seme nel tuo giardino, un seme buono, non tutti i fiori sbocceranno alla vista dei tuoi occhi> questo per dare speranza al nostro fare e per dare il senso della continuità alla vita. I giovani sono la parte centrale di questo progetto, in loro vedo la maglia debole della continuità alla vita, in un procedere inesorabile verso l’alienazione dei valori più semplici e dei riferimenti di cui l’uomo ha bisogno per guardare avanti. La velocizzazzione degli eventi, crea la virtualità della vita umana, vissuta dal nostro animo come una sorta di vuoto interiore, come un abbandono dei riferimenti di semplicità e quindi un cadere nel vuoto, senza appigli. L’uomo ha bisogno di tempi lunghi per adattarsi ai cambiamenti, così da poter trovare quello che ha lasciato, tanto da poter colmare il vuoto esistenziale che ci compone che è la parte esistente di ogni essere umano, essa non si può colmare con un susseguirsi di avvenimenti scarsi di interiorità. Nella parte finale dell’ultimo secolo e all’apertura del nuovo, si è voluto trasmettere all’uomo il concetto dell’oblio della morte e del dolore, (forse perché all’economia globale non serve soffermarsi a piangere sui nostri disagi) credo che il tentativo individuale e ancor peggio collettivo, di buttarsi alle spalle i contenuti del disagio umano, non migliorino il livello di pace interiore e anzi ne aggravino ulteriormente le difficoltà di comunicazione e quindi di comprensione. Altri temi centrali di questo libro sono l’egoismo dell’uomo, il suo trasformarsi, così da potersi nascondere là dove pensa di trovare un po’ di riposo. In questa società molto selettiva (i parametri di valore sono la bellezza, la furbizia, la forza, l’intelligenza, la scaltrezza, etc….) si sta creando come una sorta di selezione, dove i meno fortunati assumono un ruolo marginale della società e dove fanno da base a chi li sovrasta. Proprio degli Ultimi   vorrei parlare: è in loro che ho trovato una carica emozionale straordinaria, contenuti di semplicità e di calore umano, così da riempire il cuore, è a loro che dedico la parte più emotiva di me stesso, auspico per loro una sorta di riscatto da poter consumare fra le braccia dell’amore.Vedo nell’identità individuale la via di salvezza dei nostri pensieri, un trasmettere di ricchezza interiore…   non serve vivere l’universo, quando non sai amare te stesso e gli altri, è come una sorta di prova alla scoperta di un paradiso terrestre, negato all’uomo da se stesso. La domanda più ricorrente che mi sento rivolgere è questa: perché parli della sofferenza dell’uomo? La realtà della felicità è soggettiva e temporanea, tranne per quei casi in cui si sia scelto il dolore come gioia della vita. Vive dunque in ogni uomo un valore di sofferenza, più o meno profondo e sempre soggettivo.
La felicità, quella artificiosa, è facilmente acquistabile, ed è facile condividerla; non è invece facile trovare chi voglia accettare il nostro dolore, altresì non è facile per noi stessi accettarlo e conviverci.
In una società   in cui l’apparenza riveste un ruolo primario e dove il valore centrale delle cose è il possesso materiale delle stesse, il tutto ricade pesantemente sulla nostra interiorità; sembra quasi che buttare tutto dentro di noi sia la soluzione a tutti i nostri dubbi esistenziali. Se mi si parla delle bellezze del mondo, della straordinarietà della vita, dell’interiorità dell’uomo, della dirrompenza della natura o ancor più della presenza di una sorta di amore universale, allora i nostri pensieri si stringono in una trasporto di energie. Questi sono alcuni degli argomenti trattati nel mio libro, sui quali poter fare tante parole, ma non credo che questo servirà a cambiare nulla. Forse un giorno vi dirò che cosa vedo nel dolore di questo uomo, proiettato nell’oblio del futuro.  

Boeri 24/06/2009


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1 commento

  1. Commento by Gian Gabriele Benedetti — 25 Agosto 2009 @ 17:35

    Vorrei ripetere qui quanto ebbe a scrivere La Bruyère: “Quando una lettura eleva il vostro spirito e vi ispira sentimenti nobili e coraggiosi, non cercate un’altra regola per giudicare l’opera: è buona, è fatta da mano maestra”.
    Credo che tale pensiero si addica al lavoro qui sentitamente presentato, lavoro che scaturisce da un discorso onesto, all’ombra di un pensiero onesto e di una visione chiara della vita. La parola ha, quindi, un senso e propone spazi per approfondimenti interiori
    Gian Gabriele Benedetti

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