di Maria Antonietta Pinna
Il simbolo della spirale è connaturato all’uomo stesso. La vertigine è spiralica, l’essere col suo eterno divenire, superare e contorcersi è spiralico, l’arte, la matematica, la letteratura, l’universo stesso possono contenere questo antico simbolo che è anche archetipo dell’essere e di una forza cosmica eternamente rigenerantesi.
Nelle rappresentazioni dei popoli primitivi lo troviamo associato al serpente, l’uroburo, l’eternità che si morde la coda nella ciclica logica del tutto torna.
Ma oltre? Cosa c’è al di là dell’agitarsi d’anime nella vita mortale? Il nulla che attrae e spaventa nel contempo. Non possiamo conoscerlo per via della nostra indiscutibile alterità, proprio in quanto siamo. L’essenza si contrappone al vuoto del nulla, alla privazione senza suono, colore o spessore che il nulla rappresenta.
L’uomo ha paura che gli eventi lo scaglino bruscamente fuori dalla spirale dell’essere, quindi per esorcizzare il suo panico cerca di demisterificare l’oltre, l’assenza inconoscibile che teme. Al contrario il tutto che ha sotto gli occhi e che può toccare con mano ogni giorno viene caricato di significati misteriosi, in una dinamica di visibile ed invisibile, repulsione ed attrazione che alimenta le attività creativo-intellettuali e la concezione umana dell’universo stesso.
Se identifichiamo il nulla con la morte stessa, lo scandalo della nostra esistenza terrena si rivela nudo e crudo con angosciosa evidenza. Caduti fuori dalla dinamica spiralica della vita, non sappiamo cosa ci attende, anche perché, come diceva saggiamente Epicuro, quando ci siamo noi la morte non c’è, e viceversa. Si potrebbe aggiungere purtroppo, perché in fondo non ci dispiacerebbe intervistare la morte stessa e capirne le oscure ragioni…
Il libro di Andrea Forte sul simbolismo spiralico è un saggio di poche dense pagine che sicuramente val la pena di leggere. Inutile cercarlo tra le nuove edizioni, andate in una libreria dell’usato. Potrete scoprire che non sempre l’ultimo libro stampato è il migliore…