|  LETTERATURA: INCIPIT: Giuseppe Arcucci – Sabina Marchesi: “Nessuna Colpa”, Flaccovio, 200819 Luglio 2008 La posizione determina la prospettiva. O, più semplicemente, ciò che si vede dipende da dove ci si trova Nelson De Mille Oggi è davvero una gran bella giornata. C’è un sole caldo e dorato, proprio com’era a casa mia, d’estate. Ci sarebbe quasi da dimenticarsi di essere finiti qui, in quest’angolo sperduto dell’universo, un posto che in effetti più disgraziato di così proprio non potrebbe essere. Ma lungi da me l’idea di lamentarmi, per carità . Non sarebbe nemmeno giusto. Del resto, invecchiando, s’impara ad accontentarsi e, se guardo le cose da un certo punto di vista, considerando quello che sarebbe potuto accadere, beh, devo ammettere che dopotutto siamo stati anche fortunati. Ecco. Perfino questo gatto sembra essere d’accordo… guarda come si rotola a pancia all’aria, sazio, in cerca di coccole. Si sa, pancia e cuore sono le uniche due cose al mondo che serve riempire per essere felici. Ebbene, allora, alla fine, devo ammettere che non mi dispiace poi tanto essere qui. Almeno posso accudire la mia famiglia, come ho sempre desiderato fare. In fondo lo so anch’io: in mezzo all’oceano, sul picco di una montagna, in fondo a una valle, o nel frastuono di una grande città , che differenza c’è? L’importante è che si possa stare vicino ai proprio cari e che in casa regni la serenità . Ah, io potrei restare per ore a guardare i miei ragazzi che si divertono in piscina, nell’acqua così azzurra che sembra il mare. Vederli ora, felici, dà un senso a tutto questo. Eh, se ne sono successe di cose da quando sono partita dal mio paesino, e quanto ero giovane allora… talmente giovane che adesso, a vedermi nelle fotografie, quasi non mi riconosco. Certo, è vero che mi manca la mia terra, soprattutto ora che è tanto lontana. D’altronde c’è pur sempre un motivo per quanto è successo, e non posso e non devo dimenticarlo. A volte si è costretti a prendere un certo tipo di decisioni, anche se fanno male. E in questo caso era davvero necessario, altro che storie. Chissà cosa sarebbe accaduto se non fossimo venuti quaggiù. Poteva succedere l’irreparabile. Devo continuare a ripetermelo che abbiamo agito per il giusto. Soprattutto quando penso che avevamo tutti paura che le cose non andassero per il loro verso. All’inizio sembrava una soluzione così disperata. Ci aspettavamo sempre, da un momento all’altro, che qualcosa all’ultimo minuto rendesse inutile ogni sforzo. E invece, a dispetto di tutto, pare proprio che ce l’abbiamo fatta. Alla fine ne siamo venuti fuori, anche se forse solo Dio sa come. Se Lui non avesse voluto, del resto, sarebbe stato tutto inutile. Ma io lo so che se ci sta aiutando è solo perché, in fondo, è giusto così. Quei ragazzi ne hanno passate tante che prima o poi doveva pur esserci una fine. Ma allora mi chiedo come mai adesso, quando sento in lontananza il rumore dell’oceano in tempesta e il ruggito delle onde arriva fin qui, portato dal vento, il mio cuore vecchio e malandato salta un colpo. È come se una campana muta mi rimbombasse dentro per ricordarmi che c’è ancora un ultimo scoglio da superare. Oh, non è certo come il mare mio di Sicilia, no, questo lo so. Questo sembra un animale pericoloso, una distesa sterminata, tanto che passandoci sopra con l’aereo credevo che non dovesse finire mai. E pensare che era sulle rive del mare che andavo a rifugiarmi da bambina. Quanto mi piaceva guardare le onde che si accavallavano: brutto o cattivo tempo, il mare mi era sempre sembrato una buona compagnia, ci parlavo perfino. Ma ora, è diverso. Ogni volta che ascolto questo suono mi sembra sempre più pieno di rabbia e le onde che si rincorrono sulla spiaggia somigliano a un presagio di sventura. Sarò anche vecchia, ma ho sempre creduto che uno li sente, i guai, quando stanno per arrivare, e questo ululato sinistro continua a rammentarmelo… Non esiste cura al mondo per questo senso d’ansia che mi opprime. Ormai lo so: se è in arrivo una disgrazia, niente e nessuno ci potrà far nulla, e bisogna rassegnarsi. Certo che una volta mi sembrava tutto più chiaro, il bianco era bianco e il nero era nero. Sarà che gli anni passano, o forse è stato grazie ai miei ragazzi se poi ho scoperto l’infinita varietà dei toni di grigio di cui è piena la vita. Ma insomma, si sa, sono cose che capitano, non è mica loro la colpa. E non ho proprio nulla di cui lamentarmi, anzi. Non è stata colpa di nessuno se è successo quello che è successo. Ci ho pensato e ripensato tante volte, e sono più che sicura che, anche sapendo leggere nel futuro, non avremmo potuto farci niente. È proprio inutile continuare a torturarsi. Come se logorandosi l’anima, poi, si potessero cambiare le cose. Basta: quel che è stato, è stato. Io lo dico sempre: guardiamo il lato positivo. È talmente un piacere vederli adesso, mentre nuotano spensierati… ora che tutti i guai e i vecchi dissapori ce li siamo lasciati alle spalle, la loro felicità basta, da sola, a ripagarmi di qualunque sacrificio. Anzi, è già un mezzo miracolo se adesso siamo qui e se tutto, in qualche modo, bene o male, sembra che si sia aggiustato. E di questo bisogna essere davvero grati a Dio. Rimane il fatto che oggi è una bellissima giornata e che bisogna imparare ad apprezzare quello che il Signore ci manda.  Ma ora questi due chi sono? Postini, vigili, poliziotti? Mah, ormai non ci si capisce più niente. Con queste divise inamidate e linde sembrano tutti uguali, come se fossero appena usciti da uno di quei ridicoli telefilm che danno in televisione. Speriamo non sia come penso. Dicevo, io, che me lo sentivo che arrivavano guai. Del resto, si sa, gli uomini in divisa sono uguali in tutto il mondo e hanno la brutta abitudine di voler avere sempre ragione. Ma questa volta hanno trovato pane per i loro denti. Non ho mica attraversato l’oceano per farmi mettere i bastoni tra le ruote proprio adesso che tutto sembra girare per il verso giusto. Intanto, meglio farli accomodare qui, nel patio, lontano dai miei poveri ragazzi, che di disgrazie ne hanno già avute tante. Vediamo di capire qual è il problema e se riusciamo a risolverlo senza disturbarli. Sennò io, alla fine, che ci sto a fare qui?  SCHEDA DEL LIBRO Autori: Giuseppe Arcucci – Sabina Marchesi Titolo: Nessuna colpa Editore: Dario Flaccovio Collana: Gialloteca Pagine: 196 Prezzo: 12,50 euro Isbn:  978-88-7758-813-5CONTENUTO Un   terribile segreto lega le sorti di tre generazioni della potente famiglia Mancuso: uno di quei tabù che spesso si evita persino di nominare. Il dramma affonda le sue radici in un remoto paesino della Sicilia per giungere fino a Roma e concludersi in una fuga disperata verso un lontano paese del Sudamerica. Un lungo viaggio nel passato e nella memoria, attraverso l’odio e l’amore, il perdono e la vendetta.  La vicenda dei Mancuso è narrata dalla voce di una donna anziana, il “nume tutelare” della famiglia, con tutta la comprensione di chi ha vissuto e sa. E con la sorda disperazione di chi ha visto la famiglia sgretolarsi sotto l’onda dei pregiudizi.AUTORI GIUSEPPE ARCUCCI, laureato in Economia alla Bocconi di Milano, è nato a Capri e vive a Roma. I suoi racconti sono stati pubblicati nell’antologia “Colpi di testa”, a cura di Cinzia Tani. SABINA MARCHESI si occupa di scrittura creativa e criminologia. Collabora con numerosi siti, riviste e portali del settore. Numerosi suoi racconti sono apparsi in diverse antologie. Ha pubblicato quest’anno i saggi “I processi del secolo” e “Coppie diaboliche” (entrambi per Olimpia).  I due autori, nel 2007, hanno pubblicato il romanzo breve “Distrazione fatale”, selezionato da Aliberti per l’abbinamento con Claudia Salvatori nel volume “Sexy Thriller”.   Letto 3263 volte.
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