LETTERATURA: L’uomo non può colmare quello che solo il silenzio può riempire4 Dicembre 2009 di Fabio Strafforello [vedere anche qui] (Tratto dal libro pensieri senza tempo, commento con il quale cerco di ampliare il significato di una frase che lo compone). L’uomo non può colmare quello che solo il silenzio può riempire. Il silenzio… quale elemento strutturale della presenza dell’uomo. E’ nel senso della realtà apparente delle cose, o nel senso poetico delle stesse, che si può commentare questa frase. Il silenzio è d’obbligo, ogni qual volta non c’è una risposta certa alle domande della nostra vita, ma è pure d’obbligo qualora si fà delle certezze la forza dei nostri pensieri. Quindi il silenzio, come parte dell’ anima nella nostra presenza, in quel che l’uomo non può afferrare, ma come l’eco d’un cosmo senza fine da accostare al senso della comprensione da ogni disavventura e tristezza umana… Là nel silenzio, dove quello che non appare è il contenuto delle verità nascoste del mondo, l’uomo trova rifugio e ricovero alle sensazioni negative del proprio vivere. L’essere umano, nell’intraprendere il cammino che lo conduce agli eventi del proprio passare, se è spinto dalla necessità di capire i contenuti delle stesse, attribuisce una dimensione a quello che è alla portata delle proprie conoscenze e desideri… Ritrovare nel silenzio tutte quelle parole che ci mancano, così da poter capire, come d’un lampo, l’ordine precostituito nell’uomo… oltre il raziocinio stesso. Talvolta intuisci quanto sia vano il nostro fare, colmo di rumori assordanti che ci accompagnano a pensieri inutili… l’illusione che ciò che vedi e senti, sia più reale di quello che non sai vedere o ascoltare. L’illusione appunto che quel che viviamo, in qualche modo, ci appartenga o ne siamo protagonisti… Conoscere il silenzio come una sorta di spiegazione… oltre il limite del pensiero umano, laddove assieme al vuoto e nella composizione dell’universo, siano più reali di quello che appare ai nostri sensi. In alcuni frangenti della nostra esistenza, ci rifugiamo nella pace della sua essenza, ad esempio di fronte all’impossibilità di cambiare gli eventi negativi della nostra vita o per provare la sensazione della speranza. Quindi il silenzio è come un elemento di rinnovamento o riverente sottomissione ad un destino che vorremmo cambiare e trasformare da atteggiamento negativo nei nostri confronti, in uno stato di comprensione e amore… L’individuo che rimanendo solo con se stesso, riesce ad oltrepassare la soglia del limite al nostro sentire, apre le porte ai dubbi stessi… ad egli non appartiene altro che l’aver conosciuto la libertà dal proprio pensiero. Occorre vedere il silenzio come un elemento positivo della nostra esistenza, esso è come il tempo e nel loro contesto ci danno l’opportunità di poter riflettere sulle cose e sugli avvenimenti della nostra vita, quindi oltre che una forma meditativa, è anche un atteggiamento… si pensi a quanto l’uomo vi si deve sottomettere così da poterlo ascoltare. Incontrarsi col silenzio, vuol dire altresì ascoltare la propria coscienza e ancor più nel profondo, avvertire i tratti dell’anima che vive in noi… Ascolterai parole senza voce, come a riempire i tuoi pensieri… sensazioni in quel che non conosci. Attendere dal silenzio quella pace interiore, come una sorta di riposo dalle nostre fatiche… ora sai che nessuno dei vani pensieri umani, può riempire il vuoto che Dio ha lasciato! L’autore ogni quattro del mese approfondirà una frase del testo pubblicato sulla rivista il 27 luglio 2009. La frase successivamente approfondita sarà: Signore, lasciami il tempo nel tempo, porterò il messaggio della vita e della morte. Boeri 26/09/09 Letto 2432 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Sonia Pastorelli — 6 Dicembre 2009 @ 20:54
Mi inchino alla profondità dei tuoi pensieri! Solo chi del silenzio ne ha fatto un compagno di vita frequentato fin dall’infanzia può scavare così a fondo un tema così impopolare nella nostra società! Il silenzio, il vuoto, la pausa, l’ascoltarsi, tutto questo a mio avviso è molto distante dalla nostra vita che purtroppo vogliamo far diventare piena di tutto ciò che alla fine non ci serve veramente, ma che ci allontana dal diventare persone ricche dentro e con tante belle emozioni e sentimenti da donare agli altri.
Bravo Fabio, il tempo speso a conoscere e a migliorare il nostro essere più recondito non sarà mai tempo perso.
Con affetto.
Sonia.
Commento by Fabio Strafforello — 8 Dicembre 2009 @ 11:22
Cara Sonia, pur abitando a pochi chilometri di distanza e sulla strada che io percorro ogni giorno per recarmi al lavoro, diventa difficile dirci queste cose… la dimostrazione di quanto poco possediamo la nostra vita!
Com’è difficile superare se stessi! Talvolta ti devi fermare e riprendere fiato, come in una corsa senza fine, dove credere che l’agguantare tutto sia la soluzione per poter solo sfiorare la disperazione umana, nella ricerca ambita del silenzio.Troverai dentro di te tutto quello che ti serve, per amare te stesso e il mondo che ti sta intorno:
Ho trovato un luogo dove nasconderò i miei dubbi, dove poter ascoltare le mie felicità, vicino all’uomo e distante dallo stesso… senza chiedermi perchè.
Cari saluti
fabio
Commento by Gian Gabriele Benedetti — 9 Dicembre 2009 @ 23:07
Profonde tematiche di alto spessore speculativo modulano l’intera pagina. Prende voce il silenzio nelle sue varie e significative sfaccettature. L’autore si affida all’introspezione per il bisogno (suo e nostro) di elevarsi oltre la realtà ed il “personale”, cercando il vero significato dell’esistere, che è lontano dal chiasso scomposto del mondo. Ne emerge tutta l’urgenza, mai forzata, del rapporto e dell’intesa con l’io e con l’esterno, mai dissociabile dall’umiltà che fa grandi. E la linea ascensionale del pensiero, come dicevo, si fa notevole dimensione filosofica, tanto da ricordare “le forme separate” di Platone od anche parte della filosofia meditativa e contemplativa di Aristotele e di Sant’Agostino.
Non dimenticherei, a proposito di silenzio, quanto sosteneva Alfred de Vigny: “Solo il silenzio è grande: tutto il resto è debolezza”.
E Thomas Hardy scriveva: “È un piacere ascoltare il silenzio di quell’uomo”. Come è un piacere “tuffarsi” nel “silenzio”, che ci abbraccia e ci parla, di questa intensa e proficua pagina.
Grazie Fabio, per farci meditare in modo sano e per farci “scavare” nell’anima, per aprirci meglio al mondo ed a Dio
Gian Gabriele
Commento by claudio grosset — 15 Dicembre 2009 @ 23:12
Più volte leggo e rileggo questa riflessione, più mi affascina… non riuscendo ad afferrarla compiutamente e solo parzialmente. “Il silenzio” di cui si parla, mi pare, ha un senso metafisico, oltre “…la realtà apparente delle cose”, un’introspezione in noi stessi, in una dimensione innegabilmente ‘reale’ ma “…oltre il raziocinio stesso”, come sostiene l’autore. Tento di cercare dei sinonimi al silenzio (per comprendere!) come “infinito”, “indefinito” od “universo” ma nessuna mi soddisfa appieno. C’è un ‘disaccordo’ sulla base del linguaggio tra chi scrive (l’autore) e chi legge (il sottoscritto), come se scrivesse in una forma a me sconosciuta o ignorata.
Quando invece si parla dell’ “…individuo che rimane(ndo) solo con se stesso”, si riprende un senso fisico del ‘silenzio’ facile da accostare ad una situazione definita “solitudine” tanto bistrattata nei tempi odierni (come sostiene Sonia) ed ingiustamente. Molti forse non hanno provato il senso di ‘beatitudine’ della solitudine appunto, immersi nella natura di qualche paesaggio o ambiente di montagna (ad esempio), non così lontano dalle nostre città; forse lo stesso che ha spinto gli eremiti del passato a viverci! Questo forse l’ho afferrato, e grazie all’autore per aver …attizzato le braci!
p.s. approfitto, se del caso scusate, per un ben ritornato (con ritardo) a Gian Gabriele dalla sua assenza ‘virtuale’ (ma percepita!) dalla rivista.
Commento by Gian Gabriele Benedetti — 16 Dicembre 2009 @ 14:52
Grazie, Claudio, del tuo gentile pensiero nei miei confronti. Ma grazie anche per il tuo commento così ben puntualizzato, meditato e veramente avvertito, che analizza in modo esaustivo, completo, una pagina densa di alte considerazioni, che ci spingono ad uno scavo profondo nell’animo e nella realtà.
Un caro saluto
Gian Gabriele
Commento by Fabio Strafforello — 17 Dicembre 2009 @ 11:44
Approfitto di questo momento emozionalmente proficuo per ringraziare ed augurare Buone Vacanze Natalizie e Buon Anno a tutti. Un ringraziamento va al sig. Bartolomeo Di Monaco per l’intenso lavoro svolto nella sua Rivista, ai suoi commentatori e a quanti ci gratificano interessandosi ai nostri ‘lavori letterari’.
Grazie al sig. Gian Gabriele, al Sig. Carlo, al Sig. Claudio per il Bagaglio culturale che ci mettono a disposizione e di cui abbiamo bisogno, per attingere per una crescita interiore e a stimoli oltre le bassezze del mondo.
Auguri di Cuore
Fabio
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 17 Dicembre 2009 @ 13:21
Grazie a te, Fabio.
Commento by Gian Gabriele Benedetti — 19 Dicembre 2009 @ 19:59
Grazie Fabio per l’apprezzamento nei confronti dei nostri commenti all’intensità meditativa dei tuoi lavori. E grazie per gli auguri, che ricambio di cuore a te e famiglia. Cambiano i tempi, si muovono frenetici e non sempre giusti i passi del mondo, ma il Natale è sempre Natale, come sempre forti e affettuosi sgorgano dal cuore i miei auguri.
Un abbraccio affettuoso
Gian Gabriele