LETTERATURA: Luca Pakarov, “Terminal” (edizioni clandestine, 2007)17 Giugno 2008 di Alessandro Cartoni Un’umanità brulicante, sofferente, perduta o marginale si muove, vive e respira nella raccolta di racconti di Luca Pakarov, Terminal (edizioni clandestine, 2007). Miseri antieroi, solitari etilisti, aspiranti suicidi, malinconici parcheggiatori, marchettari nostalgici, ex detenuti vestiti da Babbo Natale, bellissime impiegate in linee telefoniche “hot” con handicap innominabili, tutta una massa di individui cerca di farcela, di sopravvivere, di superare il gradino dell’esistenza nel massimo dello sforzo, munita di una buona dose d’ironia. Le situazioni improbabili di questi racconti sono però perfettamente credibili: i loro protagonisti scelgono sempre la parte sbagliata del mondo che è anche quella dell’autore. Alla fine il lettore non può fare a meno di schierarsi, di prendere partito per questi piccoli che, per dirla con Verga, la “fiumana del progresso” ha sbattuto ai margini. Infatti lo spessore morale e politico delle storie di Pakarov è evidente, ed è proprio questo, crediamo, il suo fascino. Certo, si tratta di uno spessore di fatto inassimilabile ai contemporanei, edulcorati schieramenti politici, perché gli eroi di Pakarov sono oltre: in quella zona della società postindustriale dove la pubblicità diviene suono vuoto e dissonante, mania e coazione a ripetere, dove la precarietà mostra davvero il suo lato peggiore, dove la coppia crea spesso un carcere asfittico e penoso, dove la solitudine, se vissuta in piena coscienza, è sintomo di lucidità e resistenza. Ecco, forse “resistenti” potremmo definire questi individui che non si fanno più illusioni ma continuano a vivere; perché anche se la vita per sua essenza non conclude, certo non può essere sprecata. E lo spreco di cui ci parla Pakarov non è quello cui fa riferimento la società utile, la società del benessere o del successo, ma quello terribile cui si condanna l’uomo-massa quando diventa zombie, morto vivente, consumatore. Come nella storia del custode del grande centro commerciale: «Di fronte a me una distesa brillante di auto. Di continuo arrivano vuote se ne vanno piene, stracariche di roba, d’offerte speciali, di fornelletti da cucina, di casse di vino, di girelli per bambini, di videoregistratori scontati, di giubboni in goretex, e pantaloni firmati, di libri di cucina, di ombrelloni da mare, di tavolini pieghevoli, di zappe da giardino, di “hai visto quella?”, di “alla prossima paga torneremo”, di “che bella giornata è stata oggi” ». Per acquistare il volume presso la libreria Webster, partner di Liber Liber: LINK
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