LETTERATURA: Luigi Romolo Carrino: “Pozzoromolo”, Meridiano Zero18 Febbraio 2010 di Stefania Nardini Gioia è il dolore. Maschio, femmina… L’interesse che provoca la sua identità sessuale è un minuzioso dettaglio. E’ un essere umano. Uno dei tanti che seda le antiche ferite con i farmaci. In un luogo dagli spazi definiti. Il manicomio criminale. Il passato è l’ossessione. Che si ripresenta puntualmente nella notte in un gioco di ombre. Il passato è una litania. Quella litania che diventa parola in un melange di dialetto napoletano, vecchie canzoni, lo slogan di una pubblicità. Gioia è il dolore. E il dolore ha tante vite. Come la sua. Il bambino nella masseria, gli aghi che gli trafiggevano la carne, un padre assente, l’essere femmina in un corpo maschile. La strada, la violenza, il perdersi tra gli asfalti luridi di città senza più un nome. Gioia va “rimossa”. Incapsulata nella fossa dove dei vivi si odono urla e respiri. Eppure Gioia è viva. Lo è nel suo lucido delirio che nella narrazione di Luigi Romolo Carrino raggiunge l’apice di una consapevolezza letteraria che supera le regole per lasciare spazio alla scena. Un libro che abbiamo già definito tra i migliori pubblicati nel 2009. Un grido disperato che viene da un corpo che si contorce inseguendo pensieri ossessivi, disordinati. “Pozzoromolo” è un testo che Marco Vicentini, direttore editoriale di Meridiano Zero ha “sentito” per quel che è: un capolavoro. E bene ha fatto Luigi Romolo Carrino a pubblicarlo con questa casa editrice che faticosamente tenta di proporre opere mai banali. In un dibattito sul blog “Letteratitudine” coordinato da Massimo Maugeri , era fin troppo chiaro che Carrino dopo il suo esordio con “Acquastorta” (anche questo pubblicato da Meridiano Zero), aveva scelto di restare nella casa editrice che lo aveva tenuto a battesimo. Nonostante altre allettanti proposte. Una scelta che oggi ottiene un primo riconoscimento: “Pozzoromolo” è tra i testi in lizza per la prima selezione del “Premio Strega”. Ci interessa poco entrare nel merito dei criteri usati per la partecipazione a certi premi di prestigio. Sta di fatto che una casa editrice che non è un colosso e un giovane scrittore di grande talento come Carrino sono stati presi in considerazione dai “salotti buoni” della letteratura. Come dire: quando l’opera c’è non si può ignorare. Il resto si vedrà. “E’ una probabilità – dice l’autore – ne è stata annunciata la partecipazione”. “Pozzoromolo” è un libro da leggere. Non solo perché nel panorama delle proposte editoriali (che sono tante) si presenta con una sua pecularietà, con una “personalità” narrativa al di fuori degli schemi , ma perché è un’opera che entra nelle viscere di un’umanità che non fa comodo a nessuno rendere visibile. La follia che ci narra Carrino ci riporta a Michel Foucault: “Mai la psicologia potrà dire sulla follia la verità, perché è la follia che detiene la verità della psicologia”. Ecco perché le ossessioni di Gioia, maschio – femmina, bravo ragazzo e puttana, sono una verità. La storia di una persona mai rispettata, cresciuta in una violenza in cui sarà anche il destino a fare la sua parte. E Gioia uccide. Non ricorda quel suo gesto. Perché non può ricordare. La sua mente è sepolta da altre immagini che hanno ferito la sua purezza, la sua ingenuità, il suo pudore. “Questo romanzo è un’esperienza, e non parlo sono del viaggio di Gioia, la protagonista, o della mia nell’averlo scritto. Da quello che dicono i lettori, Pozzoromolo è una possibilità di conoscenza, un modo per avvicinarsi un po’ di più alla nostra autenticità, scendendo nel fondo delle nostre paure dei nostri amori, degli affetti negati e voluti. Non saprei come altro definirlo”. Qualcuno l’ha definito un “neo-noir”: “In realtà – ha scritto il critico Gianpaolo Serino – sfugge ad ogni etichetta e attraverso la storia di Gioia, raccontando l’Italia degli ultimi 40 anni, ci racconta la nostra vita”. Femmina – maschio. Una persona, il suo pudore, la sua sensibilità. Femmina – maschio. L’identità non è un gioco perverso ma la ricerca di uno spazio di felicità. E grida Gioia. Grida scrivendo dei suoi fantasmi. Delle sue tenere riflessioni. L’amore per la quercia nel giardino del manicomio a cui consegna i suoi pensieri. Insomma Vicentini ha fatto centro e il giovane napoletano Luigi Romolo Carrino merita il giusto riconoscimento. Speriamo che dalle ipotesi si passi ai fatti. (Dal “Corriere Nazionale”) Letto 2202 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Carlo Capone — 19 Febbraio 2010 @ 00:03
Una grande recensione per un libro che comprerò: sono alcuni anni che non acquisto narrativa italiana, anzi che non acquisto narrativa.
Solo la saggistica, in questo periodo della mia vita, sa riempirmi degli ingredienti giusti.
Come sempre, brava Stefania Nardini.