LETTERATURA: Marino Magliani: “La Tana degli Alberibelli” – Longanesi 2009
20 Aprile 2009
di Stefania Nardini
Una storia e il racconto di una terra. Terra di confine, di streghe, di gente con la faccia bruciata dal sole. Di mare, un mare che ne inghiotte il mistero. E’ la Liguria di Marino Magliani che torna con il suo nuovo romanzo: “La Tana degli Alberibelli” (edizioni Longanesi). Romanzo “ad alta definizione” di questo narratore che ha fatto della scrittura il suo viaggio, il suo percorso, con lo spirito di chi non vuole sottrarsi alla realtà fermandosi su cio’ che è poesia dell’esistente.
Magliani lei ci racconta delle mafie del nord, quasi a voler lanciare un grido d’allarme. E’ il momento di una letteratura di impegno civile?
“Non lo so, ci sono territori pubblici che, attraverso qualche delibera e la benedizione di qualche grosso politico di uno schieramento e dell’altro, sono stati regalati perché vi nascessero porti turistici e campi da golf. Leggevo che il 50% dei cetacei ha abbandonato il santuario del Mar Ligure. Questo forse é l’impegno.
La difesa di quel santuario. Troppo traffico di battelli a tre piani, pare. Chi l’ha permesso é lo stesso branco per cui trent’anni fa sono andato via. Un torrente sotterraneo corre in Liguria, e lo si vede solo dal largo. Sì, da là si vede il paradosso: una terra fragile, terra di pietraie e frane, la cui quantità di posti barca, a breve, supererà quella degli ulivi superstiti.”
Protagonista della storia è un giovane olandese, ufficialmente archeologo alla ricerca di un oggetto abbandonato dai disertori nella battaglia di Marengo, in realtà un investigatore inviato da un ufficio antifrode per avere informazione sui fondi dirottati su un porto turistico che si preannuncia il più grande del Mediterraneo.
E Magliani mette nelle mani del protagonista, nel suo duplice ruolo, passato e presente di un Ponente Ligure dove riaffiora il “non detto” della Storia (aspetto questo che troviamo anche nel suo precedente romanzo “Quella notte a Dolcedo”). Una storia in cui la verità è rimasta spesso sepolta tra i rovi di queste montagne dove la guerra è stata povertà, morte, ma anche esplosione di miserie umane che sono ancora oggi nella memoria. Magliani non esita a rivisitare la metamorfosi di quelli che furono i partigiani, con i loro nomi di battaglia, con i loro nomi di protagonisti “eccellenti” quando poi la guerra divenne un ricordo.
Come in un’operazione chirurgica estrae pezzi di memoria che ricostruiscono l’identità. E lo fa mettendo insieme il dato storico e una penetrante osservazione sul particolare, su cio’ che meglio arricchisce l’atmosfera ruvida e al tempo stesso dolce. E’ un romanzo che parla del mare “La Tana degli Alberibelli”, di un mare visto dalla prospettiva dei villaggi arroccati sulla roccia. Un osservatorio da cui è possibile immaginare un futuro imminente legato a grandi interessi economici, in cui in nome della speculazione si sta per compiere lo scempio. Santaleula non è solo l’idea di realizzare il grande porto. Ma l’uso della più bieca persecuzione a colpi di ordinanze e carte bollate, per eliminare tutto cio’ che puo’ “interferire”. E’ cio’ che scoprirà il giovane Jan Martin, giunto in terra ligure dopo la misteriosa morte dell’agente suo collega con il quale manteneva segretamente i contatti, è l’intreccio tra passato e presente, tra gli strani segni lasciati da un partigiano cattolico in una grotta e mai decifrati, e gli “avvertimenti” che riceve quotidianamente mentre è pedinato da una Volvo bianca. Un noir. Anche. Ma soprattutto un libro in cui la vera denuncia è in un disperato grido per salvare la ricchezza umana di questa terra, al di là di quell’apparente immagine sorniona di villaggi dove il tempo sembra scivolare senza lasciare traccia. Una ricchezza che Magliani mostra attraverso la forza della natura, delle parole, ricorrendo, senza esitazioni, a Francesco Biamonti di “Vento Largo”.
Un romanzo mediterraneo, che a tratti ci riporta a Braudel, come alla Marsiglia di Izzo , mantenendo un sua fisionomia precisa, nuova , che ne fa un testo maturo, saldamente collocato nello stile e nei contenuti.
Marino Magliani ha scritto una vera lettera d’amore alla sua terra. Mettendoci, come si fa con un’amata, la passione, l’amarezza, e una ribelle dolcezza.
E questa è una grande novità. Cercare in letteratura la verità senza rinunciare alla bellezza.
(dal “Corriere Nazionale”)
Letto 2886 volte.
Commento by Gian Gabriele Benedetti — 20 Aprile 2009 @ 22:22
Ho letto, con piacere, proprio su “La Nazione” di ieri (pagina Arte e Cultura), Un interessante articolo dello scrittore Vincenzo Pardini, che parlava in termini giustamente molto positivi e lusinghieri del Romanzo “La Tana degli Alberibelli” di Marino Magliani. Dello stesso Magliani, poi, evidenziava la felice scoperta, che ha permesso di far pubblicare all’anziano e bravissimo scrittore Elio Lanteri il romanzo “La ballata della piccola piazza”. Romanzo, definito dall’editore a cui fu sottoposto un vero gioiello, che, senza la sensibilità, la capacità, l’intuito, “l’istinto” letterario di Marino, sarebbe rimasto colpevolmente in un cassetto o nell’anonimato. Un grazie, dunque, a Marino, non solo per la sua qualificata opera di denuncia e di amore in ordine alla sua terra meravigliosa, ma anche per la sua generosa, brillante individuazione di un talento espressivo.
Un apprezzamento doveroso va pure a Stefania Nardini per la sua ennesima, attenta, polarizzante, sapiente recensione
Gian Gabriele Benedetti
Commento by marino — 21 Aprile 2009 @ 17:33
grazie a tutti,
marino
Commento by stefania nardini — 21 Aprile 2009 @ 17:41
Conosco poche persone con la generosità e la schiettezza che contraddistinguono Marino Magliani. Il romanzo di Lanteri meritava di uscire dal cassetto. Ho avuto il piacere di leggerlo ed é veramente un gioiello.
Un caro saluto a Gian Gabriele e al grande Bartolomeo
stefania
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 21 Aprile 2009 @ 19:20
Grazie a te, Stefania, per la preziosa collaborazione attraverso la tua bella pagina del Corriere Nazionale.
Saluto Marino, che incontrerò il 29 a Firenze. Domenica scorsa è uscita su La Nazione, pagina nazionale, una recensione sulla Tana degli Alberibelli di Vincenzo Pardini.