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LETTERATURA: Nino Campagna: La leggenda di Colapesce e i miti dello “Stretto” nella letteratura europea, Acit Pescia 2008

10 Luglio 2009

di Alfio Pellegrini  

Dalle mie parti era ancora viva, quando ero bambino, una certa cultura orale, e non solo perché si trovasse chi recitava a memoria interi canti della Divina Commedia o poesie del Giusti o del Guadagnoli. La nonna paterna, che aveva il privilegio di saper firmare, ma non sapeva né leggere né scrivere, mi cantava antiche “romanze” in ottava e mi raccontava novelle. Non cambiava mai una parola o lo faceva solo per rendersi conto se ero attento – oppure, quando questo era lo scopo, per capire se mi fossi addormentato. Prontamente infatti, se no, la correggevo, come fanno tutti i bambini cui si raccontino o leggano storie, che ormai sanno a memoria anche loro, ma che non si stancano mai di ascoltare. Da adulto poi, quando lei era scomparsa da anni, mi procurò una gioia immensa ritrovare non poche delle sue novelle, magari con parole diverse e con qualche altra variante, nelle montalesi del Nerucci, nelle lucchesi del Nieri e nella Novellaja fiorentina dell’Imbriani. Evidentemente la fonte di mia nonna discendeva dai rivoli di quel medesimo flusso popolare a cui avevano attinto questi raccoglitori-scrittori.
Credo di capire molto bene, quindi, la passione di Nino Campagna per la fiaba, una passione che, incentivata dall’incontro con la cultura tedesca e, in particolare, con gli straordinari ricercatori che si dedicarono all’argomento in epoca romantica nel tentativo di portare in luce la creatività popolare, l’ha indotto, una volta giunto in Valdinievole, a promuovere una Biennale della Fiaba, alla quale prendono parte studiosi ed artisti tedeschi e italiani, e a scrivere diversi saggi e volumi sulla novellistica. Fondamentali o, come suol dirsi, imprescindibili, probabilmente nessuno; e però nati tutti da letture originali, in italiano e in tedesco, e scritti con un bel garbo divulgativo, che li rende gradevoli alla lettura, proprio come fossero anch’essi novelle. Sono queste d’altronde le sue qualità manifeste, un’ampia e profonda conoscenza diretta dei testi e una infaticabile attitudine divulgativa, che lo spinge a prodigarsi da una conferenza all’altra, da un incontro all’altro e, sugli argomenti e gli autori che più gli sono congeniali, a pubblicare di tanto in tanto un libro. Fondatore e presidente dell’Acit di Pescia (Associazione culturale italo-tedesca), Nino Campagna non si occupa infatti solo di novelle, ma queste figurano tra i suoi temi prediletti e ricorrenti. E se una fiaba c’è, nel suo repertorio, alla quale lo lega un affetto particolare, è quella di Colapesce, antica leggenda siciliana, studiata dal Pitrè, che ne raccolse in Sicilia ben diciassette versioni, e cara anche a Benedetto Croce, che ne conobbe una versione napoletana e la inserì nel suo volume Storie e leggende napoletane. A Colapesce Campagna si è dedicato più volte, scrivendone e parlandone in conversazioni pubbliche, fino a quest’ultimo libro, La leggenda di Colapesce e i miti dello “Stretto” nella letteratura europea, che pare felicemente baciato dalla sorte.
Un motivo c’è, che permette di dichiarare subito la particolare grazia dell’opera, come se l’autore vi avesse profuso il meglio di sé. In un certo senso lo rivela lui stesso nella premessa, spiegando l’intreccio della leggenda con la sua biografia ed evidenziando come, col passare degli anni, si tenda a considerarsi affrancati dalle esperienze dell’infanzia, le quali però, per ragioni e vie imperscrutabili, riaffiorano come per caso in ricordi cui è impossibile opporsi. Sta qui il segreto del libro, nel fatto cioè che per più versi costituisce e riflette una parte della vita stessa dell’autore, coinvolgendovi anche l’infanzia e l’adolescenza e sollecitandone il ricordo. È tipico di Nino investirsi di persona negli autori di cui discorre con tanta passione, ed è forse questo il suo lato più suggestivo e stimolante, perché in questo modo egli tende a trasfondere nell’ascoltatore o nel lettore il medesimo piacere che, alla lettura, ha avvertito lui rimanendone conquistato. Tanto più in questo caso, quando il mito con cui si cimenta ha probabili origini messinesi e richiami diffusi nella città siciliana, ma anche tracce rilevanti nella letteratura tedesca, fino al punto di essere messo in versi da Schiller in una celebre ballata.
Nato infatti a Calatabiano, un paesetto in provincia di Catania, Nino Campagna si trasferì bambino a Messina, dove frequentò le elementari e le medie, fino alle superiori. Nell’inverno del ’60, sospesi gli studi universitari, si recò, su esplicito invito, alla Berlitz Schule di Hannover per improvvisarsi (sono parole sue) insegnante d’italiano. Vi rimase fino a tutto il ’62 ed ebbe l’opportunità di passare anche da Berlino nell’estate del ’61 e di vedervi, appena costruito, il “muro della vergogna”. Rientrato in Sicilia, restò a Messina fino al 1968 e vi si laureò con una tesi su Kafka. Allettato da una proposta di borsa di studio, ripartì per la Germania e raggiunse Gottinga (Göttingen), trascorrendovi ben quattro anni con l’aiuto di una seconda borsa di studio. In seguito si trasferì a Firenze, continuando a coltivare i rapporti e gli interessi culturali tedeschi e, entrato in contatto con il germanista Giuseppe Bevilacqua, partecipò alla costituzione e alle iniziative dell’Acit di Firenze. Sistematosi infine sulle colline di Pescia, in Valdinievole, vi abita tuttora.
È forse difficile capire dunque perché a Nino Campagna stia particolarmente a cuore la leggenda di Colapesce e perché il libro sia probabilmente, almeno fino ad oggi, la sua opera più felice? Messinese se non di nascita di adozione, e cultore attento di germanistica, sono innumerevoli le occasioni in cui è incappato in questo mito, a cominciare dalle volte che gliene raccontava sua madre, fino ad arrivare alla letteratura tedesca, tra Franz von Kleist e Schiller, passando per le più rigorose indagini degli studiosi di cultura popolare.
A dire il vero, il mito di Colapesce – il ragazzo che, incurante delle apprensioni e dei rimproveri materni, trascorreva gran parte del suo tempo nuotando nell’acqua del mare, finché un giorno, avendo la madre, spazientita, imprecato che diventasse pesce (“Chi putissi addivintari pisci!”), in pesce, almeno per metà, fu trasformato davvero e, così mutato, fu spinto da un re potente e capriccioso ad imprese tanto bizzarre quanto inaudite, fino al punto di non riaffiorare più dai flutti del mare – ha origini antiche, che si perdono nello spazio e nel tempo, ma a Messina, intorno a cui in un modo o nell’altro si gira per tornare sempre, è così popolare e diffuso e i messinesi ne vanno giustamente tanto fieri, che gli è stato dedicato persino un molo del porto, il Molo Colapesce, e nella volta del Teatro Vittorio Emanuele II è possibile ammirare un bell’affresco, di Renato Guttuso, dove il protagonista è rappresentato in tuffo in mezzo a sette sirene, che l’osservano dagli scogli accompagnandolo con i loro canti.
Lo sconfinamento nell’autobiografia può essere quanto mai insidioso, ma il libro di Campagna in verità è e rimane un libro di ricerca e di divulgazione e gli accenni autobiografici veri e propri sono delicatamente misurati: piuttosto se ne avverte, in tutte le pagine, il respiro direi, come un motivo di fondo che vi corre dentro lasciandovi, se mai, la propria impronta fascinosa – un fascino rafforzato, se possibile, dalle stupende fotografie in bianco e nero di un altro messinese, Salvatore Centorrino, e dai disegni, bellissimi, che a Colapesce dedicò, anni fa, un altro amico di Campagna, l’artista fiorentino Giuliano Pini. Capitolo dopo capitolo, si familiarizza così con la leggenda e con la sua diffusione. Le tracce ad oggi note vi sono tutte richiamate con l’acribia dello studioso ma anche con la leggerezza del bravo scrittore, mettendone in luce la dimensione europea, quasi a dimostrare e confermare i saldi intrecci culturali che legano una parte all’altra del nostro continente. E per i documenti rari che Campagna presenta e traduce, dal poemetto di von Kleist alla redazione in prosa di un anonimo di Eisenach, dei quali dà anche l’originale tedesco – per la Germania non so, ma per l’Italia con ogni probabilità siamo in presenza di un’opera anche fondamentale.  

Nino Campagna, La leggenda di Colapesce e i miti dello “Stretto” nella letteratura europea, Acit Pescia 2008, pp.168, € 24,00

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