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LETTERATURA: Pensieri senza tempo (la voce silenziosa dell’uomo)

4 Novembre 2009

di Fabio Strafforello
[vedere anche qui]

Tratto dal libro pensieri senza tempo commento una frase e cerco di ampliarne il significato.  

Se conoscessimo noi stessi non aspetteremmo sempre l’indomani.

Aspettare il giorno che verrà… come se fosse sufficiente a farci capire quello che vorremmo non essere…

E’ così che inizio a commentare una frase all’apparenza facile, ma molto intricata. La realtà umana, fatta di limiti e desideri estensibili solo nella mente, in ciò che sono le nostre sensazioni. Dove il nostro corpo è il traguardo delle nostre azioni e dove la mente vive solo piccole opportunità, rispetto a ciò che saprebbe fare… capisci così quanto il frutto della nostra esistenza sia acerbo… l’uomo nel suo mutare continuo, diventa il dubbio di se stesso, l’ispirazione dei pensieri e delusione degli stessi. Nelle certezze d’un tempo, nelle quali l’uomo interrogava pacatamente se stesso e nelle quali la scienza non era così arrogante e dimostrativa, l’essere umano collocava le proprie paure nel silenzio dell’insondabile… Ora l’uomo si interroga attraverso i dubbi della scienza, in quello che non è dimostrabile o in quello che essa non sa rispondere. Quindi conoscere se stessi, come battuta ironica, diventa il terreno fertile per coloro che non si interrogano, laddove non hanno risposte. E’ in questa mutazione rapida e continua, che l’uomo incoscientemente e incessantemente pone il dubbio di se stesso, laddove non abbia traguardi oltre le sue modeste vedute, cosicché l’attesa al consolidamento alle proprie idee e sensazioni, diventa l’opportunità per non farsi trasportare da pulsioni oltre il proprio controllo… se riuscissi a fermare me stesso, capirei chi sono… forse niente di più di un pensiero che cambia! Progettiamo noi stessi, le nostre azioni e i nostri pensieri, come a voler decidere quello che saremo domani… l’uomo si pone al centro del mondo, come un essere accessibile solo ai propri voleri. Aspettare l’indomani di un giorno che non conosciamo e nel quale non sappiamo collocare noi stessi, se non al di fuori delle solite azioni che ci costruiscono l’esistenza… L’uomo che smette di ascoltare le proprie sensazioni, vive delle stesse cose, un giorno dopo l’altro… aspettando se stesso sulla soglia del mondo che lo circonda. Capisci ora le paure ad abbandonare quel che ci appare sicuro, proiettandoci nell’incertezza… laddove l’uomo nutre i dubbi in quel che fa, ma dove non sa come fuggire da se, alla ricerca degli stessi… finisce così per ricollocarsi nel silenzio dell’insondabile. Le opportunità che si presentano all’uomo, come istinti o come desideri, sia pur temporanei, sono impulsi alla felicità dalla quale l’uomo ha escluso se stesso, in cambio del possesso illusorio delle felicità progettate. Osservare noi stessi è indispensabile per capire, anche solo illusoriamente, se potrebbe esserci un domani, nel quale poter realizzare,anche solo nella fantasia, una parte di quella felicità che ci aspetta. Così attendi il declinare del sole e con esso chiuderai i tuoi occhi alle ansie e alle speranze del domani. Non appartiene all’uomo, la possibilità di   tornare indietro, così da poter ripetere le stesse azioni in un modo diverso… deluso e contento in quel che gli è rimasto da fare!

 

L’autore ogni quattro del mese approfondirà una frase del testo pubblicato sulla rivista il 27 luglio 2009. La frase che verrà successivamente approfondita è la seguente:

L’uomo non può colmare quello che solo il silenzio può riempire.

Boeri      21/09/09  


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1 commento

  1. Commento by Gian Gabriele Benedetti — 4 Novembre 2009 @ 18:16

    La profondità del pensiero che trasuda da questa pagina si fa speculazione filosofica sull’essere, sulle sue prerogative di indagine interiore e sulle prospettive dinamico-cognitive. Il rapporto spesso controverso con se stesso e con il mondo diviene pressante e non sempre offre il risultato sperato. Solo nel silenzio buono e nell’ascolto del proprio io, anche attraverso il dubbio e l’interrogazione, evitando staticità, può nascere quella forza che rinnova e non appiattisce. Ma spesso è proprio il dubbio ad arrovellarci ed a limitarci. L’interrogare la scienza rare volte è risolutivo: la scienza è fredda e si avvale solo di ciò che è dimostrabile. Mentre l’uomo è anche e soprattutto spiritualità e solo in quella può trovare risposte, per consolidare idee ed avere altre opportunità valide e sane di progresso vitale. Pur se siamo consapevoli che scoprire se stessi non è semplice e talvolta rischiamo di chiuderci in un solipsismo negativo…
    Dunque, vi è vasta materia di discussione, di approfondimenti, di domande, che possono scaturire dai rilevanti concetti espressi da questo autore, capace di affrontare in maniera articolata e con alto spessore riflessivo la ricerca ardua delle ragioni primarie dell’essere.
    Gian Gabriele Benedetti

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