LETTERATURA: Thomas Müntzer – Il ribelle tedesco, anticipatore dell’utopia socialista #1/215 Luglio 2011 di Nino Campagna [Nino Campagna, presidente dell’Acit di Pescia (Associazione Culturale Italo-Tedesca) (acitpescia@alice.it), che conosco da vari anni, è un infaticabile messaggero della cultura, in particolare di quella tedesca, di cui si può dire sappia tutto. Affascinato da quella letteratura va in giro a parlarne davanti a studenti e professori, incantando tutti con il suo eloquio da oratore tanto preparato quanto appassionato. Non si finirebbe mai di ascoltarlo. Della cultura tedesca conosce non solo la letteratura, ma la musica e in modo tutto speciale – al contrario di quanto accade in Italia – la fiaba, che nella Germania gode di grande considerazione, quasi a livello di vero e proprio culto. Per la sua attività ultra quarantennale è stato insignito della croce al merito culturale concessagli dal Presidente della Repubblica Federale di Germania Horst Köhler. Essendo la sua opera protesa alla diffusione della cultura tedesca, la rivista è lieta della sua collaborazione, che ci farà conoscere molti aspetti interessanti di quella Nazione, e per questo lo ringrazia.] Thomas, figlio di un artigiano benestante e di una contadina, nacque in un angolo della provincia feudale tedesca, a Stolberg nell’Harz, tra il 1489 ed il 1490. Nel 1506, compiuti gli studi preparatori  s’immatricolò nella facoltà delle arti dell’università di Lipsia, prima di spostarsi (sei anni più tardi) all’università di Francoforte sull’Oder, dove conseguì la laurea in filosofia e teologia. Non fu mai un umanista; troppo attratto com’era alle problematiche sociali, impegnato  a seguire le delicate ma secolari tensioni che negli anni della sua giovinezza cominciavano ad esplodere, troppo affascinato – come ebbe a dire egli stesso – dall’idea di “essere vicino al suo popolo†anche attraverso la scelta ecclesiastica. Quindi un vero “Pastore†a cui stavano a cuore le anime, ma che aveva anche occhi per riflettere sulle condizioni di quelle masse di contadini affamati e diseredati. Per questo motivo non fu mai tentato dalla  carriera accademica., preferendo proporsi prima come catechista in una scuola parrocchiale di Halle, poi come sacerdote ad Arschersleben, infine come predicatore – tra il ’16 ed il ’17 – nel convento di Frohse. Ma la vera scelta sarebbe venuta alcuni anni dopo, quando, non potendo ancora disporre di una parrocchia, ha fatto il missionario “itineranteâ€. Il suo innato spirito di servizio lo ha spinto ad abbracciare la causa dei più deboli, aiutandoli a prendere coscienza del loro sfruttamento. Il suo “apostolato†inizia nella Germania centro-settentrionale; instancabile nel visitare e informare le varie comunità , credendo anche lui come il suo confratello Lutero nella forza della “parolaâ€. Questi continui spostamenti, sempre a piedi e fidando per le esigenze di sopravvivenza sulla provvidenza divina e sull’ospitalità di tanti compagni di fede, lo aiutarono a rendersi conto di persona delle varie situazioni di degrado in cui erano costrette intere masse di popolazioni e soprattutto i contadini, ancora sottomessi in molte regioni ad una disumana servitù della gleba. Generazioni intere di persone cui non erano riconosciuti diritti fondamentali, impossibilitati come erano di godere dei frutti della terra, di usufruire di quegli “usi collettivi†di boschi, prati e pascoli previsti dal diritto consuetudinario germanico, e poi progressivamente erosi dalla prepotenza dei vari signori locali, che per di più, oberati dai debiti per ristrutturare con sfarzo le loro residenze, li sottoponevano a vere e proprie angherie con pesanti esazioni feudali ed ecclesiastiche. Confrontato con quelle ingiustizie il giovane monaco maturava già allora riflessioni spontanee che avrebbero ispirato e guidato la sua azione: “è la più grande atrocità sulla terra che nessuno si prenda cura di coloro che sono in sofferenza, sicché i potenti fanno ciò che voglionoâ€. All’inizio del 1519  era a Lipsia dove Lutero assieme ad alcuni confratelli di Wittenberg era impegnato in una disputa religiosa con il più famoso teologo cattolico del momento, Johannes Eck, professore a Ingolstadt. Forse in quella occasione conobbe Lutero e lo seguì a Wittenberg, la cittadina sassone sede universitaria che cominciava ad imporsi all’attenzione del mondo accademico anche fuori dai confini del mondo germanico. In quella sede fu  anche lui uno di quegli  studenti che continuavano ad affluire da ogni contrada del nord Europa, attratti dalle letture bibliche e dalle prediche di Carlostadio, di Melantone, e di Lutero. Thomas aveva ventinove anni quando avrebbe cominciato a frequentare il gruppo del teologo di Eisleben, subendo il fascino di quei riformatori che puntavano tutto il loro prestigio sulla “parola†di Dio. L’incontro avrebbe lasciato tracce profonde sulla sua formazione; le denunce di Lutero erano condivisibili, lo sconcerto sulla corruzione della Chiesa di Roma e sulla strumentalizzazione delle indulgenze stava suscitando in Germania un’eco devastante. Dal maggio del 1519, per un anno esatto, si sarebbe ritirato nel monastero di Beuditz in qualità di padre confessore. Qui avrebbe cominciato ad imporsi la sua figura che così ci viene tramandata da chi ha avuto la fortuna di conoscerlo: “Piccolo di statura, con i capelli neri, pelle scura, sguardo di fuocoâ€. Connotati che faranno di lui un personaggio rispettabile, la cui figura incuteva timore e rispetto. Nonostante i giudizi articolati e non sempre univoci  dei suoi contemporanei, rimane una caratteristica indiscutibile la sua onestà intellettuale e la sua povertà di fondo, dato che povero era e tale rimase fino alla sua morte. Proverbiale il suo distacco dai beni terreni e la sua intransigenza nel predicare tenori di vita improntati ad una rigida severità : “Se volete diventare beati, dovreste allora finirla con l’idolatria di case e cassetti, togliere dalle pareti tutte quelle belle stoviglie di stagno e gettar via dai cassetti i gioielli, l’argenteria e il denaro; perché finché amerete queste cose lo spirito di Dio non abiterà in voi…â€. Ovviamente in un individuo così impegnato e soprattutto “fanaticamente†pervaso da uno zelo più che religioso si possono riscontrare difetti di fondo, quali il non aver esattamente valutato il peso dei suoi interventi, tutti pervasi da un coraggio al limite della temerarietà . Come “Profeta†aveva dei punti di riferimento precisi ed incrollabili; la sua fonte prima rimaneva la sacra Scrittura e soprattutto quel Dio del Vecchio Testamento, capace di individuare e condannare gli “Empiâ€, esaltando al contempo l’azione degli “Elettiâ€. Questa fede illimitata nell’intervento di Dio, confortata da autorevoli esempi sulla storia dei “Profetiâ€,  fu la causa principale che portò al fallimento della guerra dei contadini e al sacrificio di migliaia di individui chiamati ad una lotta impari e disperata. L’utopia impossibile di Müntzer si fondava su una completa comunione di beni, che aveva costituito l’essenza del cristianesimo delle origini, accompagnata dal ripristino di leggi basate su una rigida moralità . In proposito ci piace riportare un giudizio dello studioso cecoslovacco Karl Kautsky, con laurea a Vienna e impegno sociopolitico in Germania, dove assieme a Agust Bebel sarà il cofondatore del Partito Socialdemocratico Tedesco. Proprio a Kautsky si deve forse l’immagine più fedele di quell’eroe tragico, dotato a tratti di forza messianica: Il so impeto e il suo dinamismo furono impareggiabili. Ma non per questo era una testa calda, né tantomeno un settario ottuso. Conosceva i rapporti di forza esistenti nello stato e nella società e faceva i conti con tali rapporti nonostante il suo entusiasmo mistico. Müntzer era superiore ai suoi compagni comunisti non tanto per senso filosofico o per talento organizzativo, quanto invece per la sua energia rivoluzionaria e soprattutto per la visione propria dell’uomo di stato†. Münzter  nell’anno trascorso presso il monastero di Beuditz (maggio 1519) avrebbe approfondito lo studio della Bibbia, avendo occasione di riflettere e meditare in pace sull’evoluzione di quella sfida religiosa portata avanti dal gruppo di Wittenberg. Nel maggio dell’anno successivo, si dice su consiglio dello stesso Lutero, il suo cammino lo porterà a Zwickau, la città delle miniere e delle lane. Prima nella chiesa di S. Maria, poi in quella di S. Caterina ebbe modo di osservare da vicino due categorie sociali – i minatori e i tessili – che per motivi diversi fremevano d’irrequietudine e che si sarebbero presto imposte nel panorama socio-economico della nascente borghesia.  In quel periodo avrebbe conosciuto Nikolaus Storch, Markus Stübner e Thomas Drechsel; i tre, che avrebbero costituito il gruppo dei “Profeti†di Zwickau, erano influenzati dalle dottrine dei Fratelli Boemi, e come loro fermamente convinti dell’imminenza dell’avvento del “Regno Millenarioâ€, la “Chiesa degli Elettiâ€. Essi ricusavano lo studio della teologia e consideravano gli uomini istruiti come manipolatori della parola di Dio. In quella periodo (1521) Müntzer era ancora affascinato dalle tesi luterane tanto da firmarsi “Emulus Martini apud dominiâ€.  Subito dopo però – e questa rimarrà una costante nella sua vita “avventurosa†–  sarebbe entrato in rotta di collisione con  i “ricchi notabili†– die reichen Hansen – della città , contro cui aveva indirizzato le sue critiche, e questa sua presa di posizione, aspramente criticata dai  “Notabili†della città ,avrebbe spinto il Consiglio cittadino di Zwickau a decidere il suo allontanamento, addebitandogli di :  “aver provocato la rottura della pace religiosa†e “aver istigato all’odioâ€. Müntzer,  convinto che la sua missione non fosse quella di rimanere impastoiato in beghe locali,  rinuncia ad ogni più che legittima azione di difesa e abbandona tutto per prendere la strada dell’esilio. Questa volta meta della sua peregrinazione sarebbe stata Praga, una città con un glorioso passato, dove era ancora  vivo il ricordo del “martire†Jean Hus e dei suoi seguaci. Ben presto nella capitale Boema si sparse l’eco della sua venuta, tanto che i professori dell’università di Praga lo invitarono a predicare. Proprio in quella città sarebbe dovuta sorgere la “nuova vera chiesaâ€, una chiesa rigenerata rispetto a quella corrotta e mondana di Roma e completamente diversa da quella elaborata a Wittenberg, da cui stava prendendo le distanze: “Non possono difendere la fede cristiana con una Bibbia che non sia stata messa in pratica, anche se cianciano tanto. Guai, guai a quei preti infernali che seducono così palesemente il popolo[… dicono gelidamente: chi ha creduto ed è stato battezzato è salvato. Questa e nessun’altra motivazione viene offerta agli avversari … Poiché il popolo ha tralasciato di curare l’elezione dei preti, è stato impossibile, prima dell’inizio di tale disinteresse, convocare un vero concilio. E in quelli che hanno avuto luogo, concili e sinodi del diavolo, non si è trattato che di fanciullaggini: campanari, calici, paramenti, lampade e chierici. Sulla vera e vivente Parola di Dio non si è mai aperto bocca e non si è riflettuto…â€.  Proprio a Praga, dove imperterrito continuava la sua opera di proselitismo parlando nelle strade e sulle piazze,  avrebbe redatto alla fine di novembre del 1921 quello che viene riconosciuto come “Il manifesto di Pragaâ€. Opera, che, redatta in quattro copie manoscritte, avrebbe costituito un documento fondamentale nella letteratura protestante. Essa ha il tono di una “confessione†aperta e personalizzata. A parlare  è lo stesso Müntzer: “ Io, Thomas Müntzer, nativo di Stoltberg e residente a Praga, la città del diletto e inclito lottatore Jean Hus, intendo suonare le squillanti e melodiose trombe con il nuovo canto di lode allo Spirito santo…â€. A  questa breve presentazione fa seguito un duro attacco ai rappresentanti della Chiesa cattolica colpevoli di aver mistificato la parola di Dio rivelandosi come “creature† del diavolo. Lo scritto, com’era costume del tempo, è ricco di citazioni del Vecchio Testamento. Da combattere erano soprattutto quei religiosi che con le loro false prediche fuorviavano il popolo privandolo delle giuste indicazioni per ottenere la fede, quella vera non quella “letterale e inesperta†che creava solo confusione. Dopo queste precise denunce, l’autore si rivolge direttamente ai suoi interlocutori con ammonimenti precisi; il suo è un linguaggio diretto, capace di scuotere le coscienze; un discorso indirizzato agli “Elettiâ€, a coloro che vogliono totalmente dedicare la loro vita a Dio, con la convinzione che Egli non li abbandonerà mai: “…E poiché intendo farlo accuratamente sono venuto, diletti Boemi, nella vostra terra non chiedendovi altro che di studiare con diligenza la parola di Dio dalla sua stessa bocca, mediante la quale voi stessi potrete vedere, udire e comprendere in che modo gli ottusi preti hanno traviato il mondo intero. Per amore del sangue di Cristo aiutatemi a combattere codesti nemici della Fede! Voglio svergognarli agli occhi vostri con lo spirito di Elia. Poiché è nella vostra terra che comincerà la nuova chiesa apostolica che si estenderà in ogni luogo. Sono a disposizione del popolo in chiesa, sul pulpito, perché mi interroghi e voglio dare ad ognuno una risposta soddisfacente e se non saprò provare tale maestria, che io sia un figlio di questo mondo, della morte eterna. Non ho pegno maggiore da offrire. Ma chi disprezzerà la mia esortazione è dato già ora nelle mani del turco. L’anticristo in persona, l’avversario di Cristo, regnerà come fuoco che divampa lestamente; ma tosto quegli darà il regno di questo mondo ai suoi eletti in saecula saeculorom. Data in Praga nel giorno di Caterina, nell’anno del Signore 1521. Thomas Müntzer vuole adorare un Dio non muto ma parlanteâ€.  Letto 7005 volte.  Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||