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MUSICA: …C’ERA UNA VOLTA TITO SCHIPA

26 Dicembre 2008

di Antonio Guida  

120 anni fa, nell’estremo tacco italiano di una Lecce ben diversa dall’attuale, nasceva un uomo che era destinato a divenire il simbolo del bel canto italiano nel mondo, l’artista della lirica in assoluto più pagato di tutti i tempi; l’uomo di spettacolo più onorato e titolato che si sia mai conosciuto; stiamo ovviamente parlando di Raffaele Attilio Amedeo Schipa, detto Tito per la sua bassa statura. Tenore dalla voce non potente, ma capace di esercitare incredibili sfumature e virtuosismi vocali, divenne il dio del cosiddetto “canto fiorito” e quindi indiscusso re del repertorio belcantistico   italiano e francese.
Artista nel senso più ampio e colto del termine, in oltre 40 anni di carriera, (per la maggior parte in America) ha vantato eccellenti esecuzioni in Werther, Manon, Don Giovanni e L’Arlesiana come cantante, dieci film come attore, e un operetta (“La principessa Liana“) come compositore.
Morì a New York il 16 dicembre 1965 ma la sua salma giunse a Lecce il 3 gennaio 1966 ove tutt’oggi riposa nel cimitero di fianco alla chiesa dei SS. Niccolò e Cataldo.
Oggi, a distanza di 43 anni dalla scomparsa di quest’artista che è considerato il più grande tenore leggero di tutti i tempi, Tito Schipa Junior, ovvero il figlio che il tenore ebbe in seconde nozze con l’attrice Teresa Borgna, ci ha raccontato ai microfoni di Antonio Guida i ricordi che ha di suo padre.  

Sig. Schipa, Lei ha perso suo padre quando era ancora un ragazzo. Qual è il ricordo più bello e che le viene maggiormente alla memoria?

I rapporti con mio padre sono stati molto sporadici perché era sempre in giro per lavoro; io ero quindi molto libero e vivevo a casa sotto le cure di una tata.
Posso dire che il rapporto con mio padre è iniziato dopo la sua morte. Crescendo e maturando infatti ho capito l’importanza che egli ha rivestito nel suo lavoro e così ho iniziato a studiare la sua lunga vita d’artista diventando non solo un suo grande estimatore ma anche una sorta di suo biografo.  

In cosa si somiglia lei con suo padre?

Be’ anch’io sono un musicista, e già questa è un punto similare che abbiamo in comune; andando un po’ più nel dettaglio, credo di avere in comune con lui il gusto per la narrazione, per la composizione, per il cinema. Ho ereditato insomma il suo eclettismo.

Se suo padre oggi fosse ancora vivo, lei cosa avrebbe da dirgli?

Avrei da fargli un’intervista di almeno dieci giorni!  

Lei è il figlio di Teresa Borgna. Cosa ci racconta di sua madre?

Be’   mio padre la sposò in seconde nozze all’età di 56 anni e lei era ancora una ragazza. Non vi era dubbio che lei è stata innamoratissima di lui, e lo è stata anche quando il loro matrimonio è finito. Era una donna di una bellezza stravolgente ed è venuta a mancare nel 96.

Secondo lei quali erano i pregi e i difetti di suo padre?

Lui si è molto divertito, era esuberante, come se fosse sempre al debutto e il suo peggior difetto è stata sicuramente la superficialità nella gestione del suo immenso patrimonio economico. Egli stesso ritenne di aver bruciato 4 patrimoni. Guadagnava infatti dei cachet favolosi che giungevano anche a 3000 dollari a sera (nel 1920).


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