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La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

LETTERATURA: Omaggio a Carmelo Bene – 1 ° settembre 2007

23 Agosto 2007

di Marco Vignolo Gargini

[L’ultima pubblicazione di Marco Vignolo Gargini: “Oscar Wilde – Il critico artista”, Prospettiva editrice, 2007]

Sabato 1 ° settembre, alle ore 18.00, a Lucca presso la libreria Baroni, in Via S. Paolino 47/48, l’Associazione Culturale “Cesare Viviani†organizza un pomeriggio in ricordo di Carmelo Bene, a settant’anni dalla sua nascita, avvenuta a Campi Salentina (LE) il 1 ° settembre 1937. Interverrà il Maestro Gaetano Giani Luporini, che è stato, oltre che amico, autore di molte musiche degli spettacoli teatrali di Carmelo Bene. Il pomeriggio sarà introdotto da Marco Vignolo Gargini.

In un paese come il nostro, dove basta uscire di scena per un quarto d’ora e non si è più, non si è più stati, un genio come Carmelo Bene, già scomodo in vita e quindi obliterato scientemente, viene presto dimenticato e consegnato agli archivi. Di un artista che tutto il mondo ci ha invidiato, e ci invidia, l’Italia ha sempre fatto scempio. Come diceva Oreste Del Buono, “Un genio è inutile, ingombrante, preoccupante nella nostra stupida società, magari dannoso. Infatti, non rispetta il sacro dei luoghi comuni di destra e di sinistraâ€, e Carmelo Bene nella sua attività di attore, autore, scrittore, regista cinematografico ha ampiamente dimostrato d’essere stato veramente “dannosoâ€, con i suoi sberleffi, con il suo scagliarsi contro la mediocrità imperante dei mass media, contro il consumismo che consuma, contro la cultura ufficiale retta da personaggi proni di fronte a quattro sciocchezze ideologiche o religiose apprese male in gioventù e mai emendate nel corso della maturità. Carmelo Bene ha mostrato il “buio†a teatro, ha dato uno scrollone a tutte le tradizioni accademiche, ha regalato momenti di pura malia nel “sempre eguale†artistico popolato da simil-attori, impiegati strappati al CRAL e ottusi insegnanti convinti che il “comprensibile†sia lo scopo dell’arte. Grazie a Carmelo Bene abbiamo appreso l’arte del disapprendere, della depense, dello sperpero dell’arte, della generosità autentica di chi è uscito dalla catena di montaggio e ci ha regalato attimi di stupore irripetibili. Dobbiamo a questo genio la lezione di un’arte che non consola, che non s’arruffiana con il potere, che considera l’individuo non come facente parte di un “sociale†catalogato e omologato (“sociale†parola tanto in voga e tanto sputtanata dai coreuti analfabeti che non hanno mai capito cosa intendessero Gramsci, Marx e co.).
È bene ricordare Carmelo Bene per regalarci una volta ancora una bella vacanza dal piattume che ci circonda, ci assorda, ci rende tutti uguali, non pensanti, non artisti.


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Bart