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ARTE: I MAESTRI: Abbiate pietĂ della Versilia10 Giugno 2014
di Pier Carlo Santini Viareggio, gennaio Otto fogli di carta bollata da L. 400 contenÂgono le « osservazioni » al Piano Regolatore generale del Comune di Viareggio che le sezioni lucchese e versiliese di « Italia Nostra » hanno fatto pervenire pochi giorni orsono al sindaco della cittĂ . Diversi nel tono e nel linguaggio, i due esposti concordano perfettamente nella soÂstanza, che è quella di un’opposizione ferma e risoluta ai punti fondamentali del P.R.G. che, ove adottato, sancirebbe in modo definitivo l’iniÂzio della fine di quanto rimane — e non è molto — della integritĂ costiera della Toscana occidentale. Agli imperdonabili e fatali errori del passato si dovrebbero aggiungere così altri e ancor piĂą gravi errori, questa volta assolutamente irreparabili. Di che cosa si tratta? Per capirlo meglio è opportuno ricordare e ricostruire brevemente la storia di quanto è successo tra Bocca di Magra e Bocca d’Arno in questi ultimi anni. E’, purÂtroppo, una tristissima storia di malversazioni urbanistiche e paesistiche contro cui hanno fieÂramente quanto inutilmente lottato architetti, uomini di cultura, cittadini animati da geneÂrosi quanto disinteressati propositi, e dall’amore quasi viscerale per un lembo di terra che da sempre in una certa sua forma e poeticità è parte stabile della memoria e dell’anima di ognuno di noi. La partecipazione appassionata, vibranÂte, ai problemi, ai mali, alle rovine della VerÂsilia è documentata da una letteratura impoÂnente che va dalle « Lettere al Direttore » ai grandi servizi sui maggiori giornali del mondo, a studi e memorie di serio rigore scientifico come quelli recentemente intrapresi e pubbliÂcati attorno alle cause del deperimento e della distruzione delle pinete secolari. I problemi della Versilia, come i problemi di tutto il territorio italiano, si sono aggravati in questo dopoguerra in misura direttamente proporzionale alle capacitĂ di richiamo della reÂgione su cui nei mĂ©si estivi gravita una ragÂguardevole popolazione. C’è da tener conto inolÂtre che la Versilia, nell’assetto stradale e territoriale moderno del nostro Paese, occupa un poÂsto chiave, costituendo una sorta di passaggio obbligato all’interno del sistema dei collegamenti nord-sud e viceversa. Tale sua posizione può ulÂteriormente accentuarsi man mano che si renda piĂą agevole e veloce il transito sui valichi apÂpenninici occidentali. Ciò che mi sembra non sia stato sufficientemente finora rilevato e sotÂtolineato è il contrasto divenuto drammatico tra le esigenze e la delicatezza di un territorio paesisticamente eccezionale, fatalmente destinaÂto per un verso a ricevere ed ospitare per il riÂposo e lo svago milioni di cittadini, interessato per altro verso ad una sempre piĂą intensa cirÂcolazione, e sottoposto quindi ad essere attraÂversato da sbarramenti longitudinali disastrosi. Nel 1963, ad esempio, infuriò a lungo la poleÂmica intorno al tracciato dell’« E 1 » che invano si cercò di modificare, a cose purtroppo ormai decise. La nuova autostrada, anzichĂ© passare lungo le colline, come indicato e sostenuto dai competenti, attraversa la pianura quasi a riÂdosso dell’abitato di Viareggio, opponendosi al naturale e logico sviluppo della cittĂ nell’entroterra, nuovo intralcio dopo quelli da tempo esiÂstenti. La conformazione del territorio versiliese, quindi, con la pluralitĂ delle sue destinazioni, le enormi pressioni di ogni genere su di esso graÂvitanti, con la quantitĂ dei suoi infiniti piccoli problemi, con la mole di alcune grosse questioni strutturali e infrastrutturali, invocava come poÂche altre una chiara, cosciente, decisa volontĂ da parte di tutti, intesa a difendere la intĂ©gritĂ paesaggistica della regione. Alla base di questa volontĂ avrebbe dovuto esserci una visione gloÂbale dei problemi di interesse e di natura loÂcale e generale, capace di coordinare in un siÂstema armonico la serie eterogenea e molteplice delle operazioni e degli interventi. E’ mancato tutto questo, e il risultato è quelÂlo che tutti oggi conoscono: una costa tra le piĂą belle d’Italia sconciata da una indescrivibile ediÂlizia, le pinete invase o morenti, la volgaritĂ diÂvenuta regola e metodo acquisito di ogni atto e di ogni iniziativa. La speculazione ha avuto buon gioco di fronte ai miopi interessi settoriali di amministrazioni impreparate ed inette, e di fronte ai contrasti fra le varie amministrazioni. Ma la catena delle responsabilitĂ investe un po’ tutti gli organi d’amministrazione e di tutela. Se un uomo come l’ingegnere Valdemaro BarÂbetta, pur guastatore di rara abilitĂ e potenza, può operare per quasi un ventennio dovendo vincere solo qualche modica azione di disturbo, segno è che l’inefficienza e la compiacenza hanÂno avuto luogo un po’ a tutti i livelli. E in realtĂ ogni lottizzazione, ogni vendita, ogni sgretolaÂmento del territorio avviene in genere nella piĂą piena regolaritĂ , rivelando quali sono stati i punÂti di resistenza, e dove e quando sono avvenuti i cedimenti. Per la lottizzazione della « Versiliana », ad esempio, patrimonio boschivo di eccezionale importanza, si accerta che gli organi amÂministrativi hanno ignorato, Ăł comunque scaÂvalcato, il vincolo posto sulla famosa pineta dal ministero della Pubblica Istruzione fin dal 1924 ai sensi dell’art. 2 della legge n. 778 dell’11 giuÂgno 1922. Così, un giorno dopo l’altro, un anno dopo l’altro, la Versilia è stata manomessa, sconvolÂta, distrutta. I piccoli centri paesani di un temÂpo, quasi annegati nel verde profondo delle foÂreste, si vanno gradualmente saldando tra loro, e formano ormai, salvo qualche oasi pericolante, una cortina edilizia ininterrotta di varia profonÂditĂ , che si allunga per chilometri e chilometri. Da Marinella alla foce del Cinquale (per usare le parole stesse contenute nelle citate osservaÂzioni del P.R.G. del Comune di Viareggio), alla Versiliana, alla tenuta Rolandi Ricci, alla pineta di Ponente — con la famigerata cittĂ -giardino che ha ignominiosamente distrutto con criteri della piĂą bassa speculazione privata un ragÂguardevole patrimonio urbano di proprietĂ pubÂblica — alle penetrazioni edilizie nelle pinete giĂ avvenute in adiacenza della darsena, alla lottizzazione Lago-Mare, a Torre del Lago, e infine alle lottizzazioni piĂą volte avanzate e anÂcora pericolosamente presenti nei riguardi delÂla macchia di Migliarino, un immenso patrimoÂnio paesistico è stato o è sul punto di essere barbaricamente dissolto, cancellato. Salvare il salvabile vuol dire oggi riuscire a impedire che lo scempio prosegua nelle zone a sud di Viareggio, nella sequenza forestale che comprende la macchia Lucchese (proprietĂ del Comune di Viareggio) e la macchia di MigliaÂrino (proprietĂ della famiglia Salviati). Sia l’una che l’altra sono giĂ state perifericamente intacÂcate; e si sa che queste brecce preparano abiÂtualmente piĂą massicce e definitive invasioni. Lo strumento principe per la salvezza della costiera tirrenica da Viareggio al Calambrone (e cioè alle porte di Livorno), ci sarebbe giĂ . Si tratterebbe di approvare la proposta di legge, pubblicata nel numero 2370 degli Atti ParlamenÂtari della Camera dei deputati, ad iniziativa degli onorevoli Francesco Malfatti, Raffaelli, Loperfido, Seroni, Giachini, Laura Diaz, Paolo Mario Rossi, Magno, Ognibene. Tale proposta riguarÂda la istituzione del Parco Nazionale San RosÂsore-Migliarino che dovrebbe comporsi oltre che delle due foreste citate, della tenuta e della macchia di San Rossore (proprietĂ della PresiÂdenza della Repubblica), e della tenuta di TomÂbolo (in uso perpetuo all’UniversitĂ di Pisa). Presentata il 20 maggio 1965, la proposta risulta ampiamente documentata, e confortata dai paÂreri favorevoli di scienziati, di studiosi, di facoltĂ universitarie, di associazioni e di enti. In attesa di giungere alla formazione del Parco Nazionale, intanto, il Piano regolatore di Viareggio contiene previsioni che, se attuate, saÂrebbero fortemente lesive della integritĂ terriÂtoriale del Parco, in quanto tutta la macchia Lucchese risulterebbe accerchiata, intaccata e compromessa. Il Piano infatti prevede uno sviÂluppo edilizio in adiacenza alla darsena, strade di attraversamento della pineta dall’esterno in prossimitĂ di essa, ingentissimi sviluppi edilizi sulla Marina di Torre del Lago. Per questa via si giungerebbe facilmente a creare una fascia ediÂlizia continua fra Viareggio e Torre del Lago (mare), premessa alla distruzione completa delÂla foresta. Incidentalmente ricordiamo che sulla zona gravano vincoli generali e speciali, e che l’ispettorato del ministero per l’Agricoltura e Foreste della provincia giĂ nel settembre del ’64 inviava una nota al Comune di Viareggio nella quale osservava che il progettato piano (il precedente all’attuale, ma che prevedeva gli stessi insediamenti) non ha tenuto conto dei vincoli esistenti per altre leggi, prevedendo inÂsediamenti turistici e residenziali su larghe zoÂne ormai acquisite faticosamente al bosco, che costituiscono una valida difesa del litorale e delle colture retrostanti dalla furia dei venti. E ciò a prescindere da ulteriori provvedimenti di vincolo, per altro giĂ notificati. Ricordiamo anÂche che il Consiglio comunale di Viareggio deliÂberò il suo incondizionato appoggio al Parco. Le osservazioni di cui si è detto in principio meritano quindi di essere conosciute e sottoliÂneate, in quanto drasticamente, chiaramente ilÂluminano sui molti incombenti pericoli di cui l’Ente pubblico, questa volta, e non il privato speculatore, sarebbe pienamente responsabile. Si chiede: 1)           di annullare ogni previsione di svilupÂpo edilizio in adiacenza alla darsena, impedenÂdo insediamenti di ogni tipo che non riguarÂdino l’indispensabile funzionamento del porto; 2)           di eliminare le previsioni di strade di atÂtraversamento della pineta, evitando fra l’altro di commettere un grave errore urbanistico, quaÂle sarebbe quello di portare i volumi di traffico dall’esterno direttamente sulla fascia urbana adiacente alla fascia lungomare; 3)           di ridurre al minimo indispensabile, e per quanto esclusivamente attiene i servizi di caratÂtere balneare, gli sviluppi edilizi previsti alla Marina di Torre del Lago. Ogni altro insediaÂmento di apparente utilitĂ pubblica e turistica sia previsto nell’entroterra, onde non guastare la continuitĂ paesistica, spaziale e funzionale della costa; San Rossore. L’ex-tenuta reale che segue, da nord a sud, a quella Salviati, è una delle residue zone verdi della costa toÂscana. Vi si trova un ippodromo dove si corre al principio della stagione. Con lo smembramento che si minaccia delle pinete situate a nord, verrebbe a perdere il suo fascino. 4)           di prescrivere chiaramente nel piano la inutilizzazione e la distruzione del grosso straÂdone tra Viareggio e Torre del Lago, allontaÂnando così il traffico dalla fascia compresa tra l’arenile e la pineta. Traffico che pregiudica il carattere e la consistenza della foresta, ed ofÂfende la libera utilizzazione e l’appropriato goÂdimento dell’ambiente naturale. L’appello è rivolto all’intero Paese. Le queÂstioni delle foreste tirreniche toscane, tra le magÂgiori dell’intero Mediterraneo, riguardano un po’ tutti, e diremmo non solo gli italiani. Se è vero, come per segni indubitabili appare, che la pubÂblica opinione è ormai sensibilizzata nei conÂfronti dei problemi urbanistici e ambientali, è necessario che amministratori e operatori ne avÂvertano il giudizio e la condanna. Affrancato dai limiti che tuttora lo costringono, l’uomo di doÂmani avrĂ la possibilitĂ di scegliere liberamente (e giĂ in parte avviene) i luoghi delle sue vaÂcanze. E non sceglierĂ mai ambienti come quello che i viareggini vorrebbero creare portando olÂtre il molo il frastuono, il disordine, l’asfalto, il cemento, i pitosfori e tutti gli altri requisiti e prerogative di cui la loro cittĂ appare giĂ insuÂperabilmente dotata. Letto 1498 volte.

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