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ARTE: I MAESTRI: Il movimento Dadaista: Il suo manifesto #1/328 Febbraio 2008
 [da: “Hans Richter: “Dada – Arte e antiarte”, Mazzotta, 1966] A differenza di questi primi anni del Terzo Millennio, gli inizi del secolo scorso furono ricchi di fermenti letterari ed artistici, i cui effetti ancora perdurano. Pubblicheremo perciò, opportunamente intervallati, alcuni articoli riguardanti taluni movimenti che li caratterizzarono, scritti dai loro protagonisti. In particolare prenderemo in considerazione: il dadaismo, il surrealismo, la pop art, il cubismo, la metafisica, il futurismo.
Manifesto dadaista.L’arte, per ciò che concerne la sua attuaÂzione e il suo indirizzo, dipende dal tempo nel quale essa vive e gli artisti sono figli della loro epoca. L’arte più eccelsa sarà quella capace di presentare, come suoi contenuti spirituali, i problemi del momento nella loro molteplicità ; quella nella quale si nota la prostrazione causata dalle esplosioni della settimana scorsa; quella, infine, che raduna ogni volta le sue membra, diÂsperse dai colpi delle ultime giornate. Gli artisti migliori e più insoliti saranno quelli che, ora per ora, ricompongono i brandelli del loro corpo, strappandoli al vortice della cateratta della vita, ostinandosi a capire il loro tempo, sanguinanti le mani e il cuore. L’Espressionismo ha saputo appagare le noÂstre speranze in un’arte come questa, che rappresenta una scelta fortuita tra le noÂstre questioni più vitali? No! No! No! Gli espressionisti hanno soddisfatto le noÂstre speranze in un’arte che imprima a letÂtere di fuoco nelle nostre carni l’essenza della vita? No! No! No! Con il pretesto della spiritualizzazione, gli espressionisti si sono uniti a formare una generazione che, sia nel campo letterario, sia in quello della pittura, aspetta oggi arÂdentemente un riconoscimento sia storico che letterario mentre cerca di ottenere una gloriosa cittadinanza. Con il pretesto di difÂfondere il senso dell’anima, gli espressioÂnisti si son ridotti, in lotta contro il natuÂralismo, a gesti astratti e patetici che sotÂtintendono una vita priva di contenuto, coÂmoda e adagiata. Le scene si popolano di re, di poeti e di nature faustiane di ogni tipo e i cervelli inetti si riaccendono per la teoria di una visione del mondo accoÂmodata, il cui metodo, infantile e di una estrema ingenuità psicologica, deve rimaÂnere significativo per una definizione critica dell’espressionismo. L’odio contro la stampa contro la réclame, contro la sensazione, sono caratteristici di uomini ai quali sta più a cuore la loro poltrona che non ciò che avviene per la strada, e che si fanno vanto di venir gabbati da qualunque imbroglione. La resistenza romantica a questa epoca, che non è né migliore né peggiore né più reazionaria né più rivoluzionaria di tutte le altre epoche, l’opposizione fiacca che, sotto sotto, vagheggia incenso e preghiere, quanÂdo addirittura non preferisce costruire i suoi proiettili di carta a suon di giambi attici: queste sono le caratteristiche di una gioÂventù che non ha mai saputo essere gioÂvane. L’espressionismo, una invenzione straÂniera, si è trasformato, come è abitudine in Germania, in un amore redditizio e nella aspettativa di una buona pensione: esso non ha più nulla a che vedere con le aspirazioni di uomini attivi. I firmatari di questo maniÂfesto si sono adunati al grido di battaglia DADA!!! per propagandare un’arte, dalla quale essi attendono la realizzazione di nuovi ideali. E che cosa è dunque il DADAISMO? La parola Dada è simbolo del rapporto, assolutamente primitivo, con la realtà che cirÂconda: con il Dadaismo una nuova realtà si fa posto, com’è suo diritto. La vita appare come un caos simultaneo di rumori, di coÂlori e di ritmi spirituali, che l’arte dadaista accoglie in sé senza scomporsi, in tutta la sua brutale realtà , con tutte le sue grida sensazionali e l’ansia febbrile di aderire coraggiosamente alla vita di ogni giorno. Qui sta il bivio, ben marcato, che distacca il Dadaismo da tutte le correnti d’arte esistite fino a oggi e soprattutto dal FUTURISMO, che recentemente certi sprovveduti hanno interpretato come una nuova versione dell’Impressionismo. Per la prima volta, il DaÂdaismo non guarda più la vita dal punto di vista estetico e ne scompone, pezzo per pezzo, tutte le definizioni di etica, cultura e interiorità , che servono soltanto a mascheÂrare una debolezza sostanziale. poesia BRUITISTICA rappresenta un tram come esso è, ossia la essenza del tram, con gli sbadigli del pensionato Schulze e lo stridore dei freni. La poesia SIMULTANEA insegna quale è il senso del farraginoso acÂcavallarsi di tutte le cose: mentre il signor Schulze legge, il treno dei Balcani passa sul ponte  presso  Nisch,  un  porco  grugnisce nella cantina del macellaio Nuttke. La poesia STATICA trasforma le parole in individui: dalle lettere della parola bosco ecco che vien fuori il bosco con le sue verdi corone, le sue livree forestali e le sue cinghialesse e forse anche una pensione, forse « Bellevue » o «BellaÂvista ». Il Dadaismo dà a tutte le arti una nuova versatilità e una varietà di forme espressive, mai conosciute prima. Ha traÂsformato il Cubismo in una danza da eseÂguire sul palcoscenico e ha diffuso in tutti i paesi di Europa la musica BRUITISTICA dei futuristi (dei quali esso non intende conÂfondere l’origine assolutamente italiana). La parola Dada indica a un tempo anche l’inÂternazionalità del movimento, che non è leÂgato a alcun confine o religione o mestiere. Dada è l’espressione internazionale di queÂsta epoca, la grande fronda delle correnti artistiche, il riflesso, nell’arte, di tutte queÂste offensive, congressi per la pace, baruffe al mercato delle erbe, cene all’Esplanade ecc. ecc. Dada vuole l’uso del Materiale nuovo nella Pittura Dada è un CLUB, che è stato fondato a Berlino, nel quale si può entrare senza asÂsumersi impegni. Qui ognuno è presidente e ognuno può dire la sua quando si tratta di questioni artistiche. Dada non è un pretesto per l’ambizione di alcuni letterati (come vorÂrebbero far credere i nostri nemici): Dada è un lato del nostro spirito, che può riveÂlarsi in qualsiasi discorso, tanto che dobÂbiamo dire: questi è un DADAISTA, queÂst’altro no perciò il club Dada ha membri in tutto il mondo, tanto a Honolulu quanto a New-Orleans e a Meseritz. Essere dadaista può significare, a seconda del caso, essere più un commerciante, più uomo di partito che artista, e essere solo per caso artista. Essere dadaista significa lasciarsi in balia delle cose, essere contrari a ogni sedimentazione e sedersi solo per un attimo su una sedia; significa aver già messo a reÂpentaglio la vita (il signor Wengs ha già fatto uso della pistola). Un tessuto che si rompe sotto le mani, si dice di una vita che, negandosi, vuole elevarsi. Dire di sì, dire di no: il violento carosello della vita dà le ali ai nervi del dadaista genuino: ora dorÂme, ora va a caccia, ora pedala, un po’ Pantagruel, un po’ Francesco, e ride, ride. Abbasso l’atteggiamento etico-estetico dello spirito! Abbasso le astrazioni anemiche delÂl’Espressionismo! E le teorie, riformatrici del mondo, dei letterati dalle teste vuote! Noi siamo per il Dadaismo nelle parole e nelle immagini e per un divenire dadaistico del mondo. Essere contro questo manifesto significa essere dadaista! Tristan Tzara, Franz Jung, George Grosz, Marcel Janco, Richard Huelsenbeck, Gerhard Preiss, Raoul Hausmann, O. Lüthy, Fréderic Glauser, Hugo Ball, Pierre Albert Birot, Maria d’Arezzo, Gino Cantarelli, Prampolini, R. van Rees, Madame van Rees, Hans Arp, G. Thäuber, Andrée Morosini, François Mombello-Pasquali. Letto 3491 volte.

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