Libri, leggende, informazioni sulla città di LuccaBenvenutoWelcome
 
Rivista d'arte Parliamone

TUTTI I MIEI LIBRI SU AMAZON qui

La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

Piante e fiori del mio giardino e altre bellezze: qui

ARTE: PITTURA: I MAESTRI: Era incinta la Gioconda?

31 Gennaio 2019

di Antonio Spinosa
[Dal “Corriere della Sera”, martedì 27 maggio 1969]

Il professor Kenneth Keel, tra una visita e l’altra ai suoi pazienti dell’ospedale di Ashford nel Middlesex, ha messo a punto una nuova teoria sul misterioso sorriso di Monna Lisa. Gli occhi so­no maliziosi? L’atteggiamen­to è impenetrabile e ambi­guo? Ebbene, Lisa Gherardini nascondeva un segreto intimo: aspettava un figlio. Il professor Kenneth Keel scrive che la ventiquattren­ne moglie di Francesco Bar­tolomeo del Giocondo sta se­duta, nel ritratto leonarde­sco, con le spalle « bene ap­poggiate » alla poltrona, è ri­volta leggermente a destra con un « movimento grave e lento », e si nota che « il suo vestito sporge in maniera da far pensare alla gravidanza ».

E’ l’ultima, ardita inter­pretazione del più insonda­bile dei sorrisi, è un nuovo e disperato tentativo di cattu­rare la più inafferrabile espressione che volto di don­na abbia mai avuto. La tesi della gravidanza non è tanto irriverente come sembra a prima vista, se altri avven­turosi e farfalloni analizza­tori di questo capolavoro del­la pittura rinascimentale avevano già attribuito il tre­mito delle labbra all’asma di cui, si dice, Monna Lisa fosse sofferente. Si cominciò a cercare la chiave di questo ritratto da quando il gusto decadente e il sottile esteti­smo ottocentesco resero sensi­bile il grande pubblico al tipo di donna fatale e alla bellezza enigmatica. Troppo spesso, nelle indagini con­dotte tra il serio e il faceto, si è rasentata l’iperbole, co­me quando il giornale fran­cese Combat scrisse nel 1952 che sotto le vesti femminili della Gioconda si celava un giovane efebo fiorentino, amico di Leonardo. Con pro­cedimento giocondoclastico, un copista trasformò ben presto Monna Lisa in un ra­gazzo sforbiciandole legger­mente i capelli e sovrappo­nendo alla larga scollatura originaria un’agile «mise» da paggio.

La Gioconda è oramai mi­tizzata. Opera pittorica insu­perabile è sottoposta agli as­salti di curiosità e interessi morbosi, è un vero e proprio idolo di consumo. Le ripro­duzioni del ritratto leonar­desco si moltiplicano; si ac­centuano in esse le tinte e i contrasti, sicché al cospetto dell’originale si rischia per­sino la delusione. Per lo stes­so motivo avviene, ad esem­pio, che il falso gotico sia più gotico di quello vero. La Gioconda, prigioniera del « Kitsch », è avvolta dalle spire del cattivo gusto per cui la sua figura appare con­traffatta sugli astucci porta-occhiali, sugli asciugamani, sulle piastrelle maiolicate dei bagni nelle dimore delle at­trici. Al suo nome è intito­lato un concorso di bellezza per fotomodelle. La Giocon­da, in una riproduzione, è posta a cavallo d’una moto.

L’idolatria di consumo ha dunque il suo rovescio. Mon­na Lisa è un uomo? Traccia­to questo solco è facile veder circolare cartoline della Gio­conda col volto caricaturale di Fernandel; o anche di Sal­vador Dalì e di Stalin: basta aggiungere baffi all’insù o baffoni. Più complessa la contaminazione Gioconda-de Gaulle. A parte le recenti esasperazioni volgari, l’am­biguità intellettuale, e ses­suale, di alcune figure leo­nardesche ha sollevato so­spetti lontani e a più alto livello, tanto che alla fine del secolo scorso il Barrès si po­neva questo interrogativo : «Jeune fille, ieune homme?», e aspettava una impossibile risposta dai ritratti del grande maestro.

Fu certamente l’ambiguità ad attrarre verso Leonardo uno dei più sensibili critici d’arte dell’epoca vittoriana, Walter Pater, che ebbe pro­fonda influenza sul movimen­to estetico-decadente inglese e italiano, da Wilde a d’An­nunzio. Si deve a Pater una delle più inquietanti pagine sul sorriso evanescente della Gioconda immersa in un se­colo ambiguo, come il Rina­scimento, creato da un arti­sta complesso e difficile. La espressione inafferrabile di Monna Lisa è come un ponte sui misteri e sugli enigmi moderni della donna fatale. E’ anche di più. Secondo la analisi ispirata di Walter Pa­ter questo sorriso, insonda­bile, non è mai disgiunto da « qualcosa di sinistro » che si effonde sull’intera opera di Leonardo. Fin dall’infan­zia il pittore vide delinearsi quella immagine sulla tra­ma dei suoi sogni sicché es­sa corrispose alla sua don­na ideale.

Il modello fu solo un’oc­casione e lo stesso sorriso che l’artista voleva fermare coi colori fu del resto ottenu­to con l’artificio, con l’ausi­lio di suonatori di flauto e con le facezie di alcuni sal­timbanchi. Ma veniamo alla bellezza di Monna Lisa. Wal­ter Pater dice che essa «pro­cede dall’interno e s’impri­me sulla carne», è il depo­sito, cellula per cellula, « di strani pensieri, di fantasti­che divagazioni, di squisite passioni»; posta a confronto con le candide dee greche (e si era vociferato d’una Gio­conda nuda dipinta dallo stesso Leonardo) o con le belle donne dell’antichità, queste resterebbero turbate da una bellezza « in cui si è trasfusa l’anima con tutte le sue malattie» e contorsioni; Monna Lisa « è più antica delle rocce tra le quali sie­de », come «il vampiro, essa morì più volte, conobbe i segreti della tomba, discese nei mari profondi e ne serba la luce crepuscolare». Siamo al vampirismo, d’una sorta che recentemente è stata for­se riproposta, alla nostra at­tutita capacità di sorprender­ci, da un romanzo, l’« Asso­luto naturale » di Parise. La Gioconda vivrà tuttavia, e questa è una nuova contrad­dizione, nella delicatezza con la quale Leonardo stemperò i suoi « mutevoli lineamen­ti » calandoli in un’immagi­nazione che abbracciava « esperienze a migliaia ».

La celebre pagina di Pater, a cento anni dalla sua pub­blicazione avvenuta nel 1869, non indica un canone defini­tivo per la « lettura » della Gioconda: o meglio non spie­ga quel volto, anzi affolla su di esso nuovi fantasmi. Alla fine si è accertata solo una cosa: non sapremo mai per­ché Monna Lisa sorride.

 

 


Letto 590 volte.


Nessun commento

No comments yet.

RSS feed for comments on this post.

Sorry, the comment form is closed at this time.

A chi dovesse inviarmi propri libri, non ne assicuro la lettura e la recensione, anche per mancanza di tempo. Così pure vi prego di non invitarmi a convegni o presentazioni di libri. Ho problemi di sordità. Chiedo scusa.
Bart