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Alcune avvertenze
Non ci si dimentichi di leggere anche Romanzi e Testi a puntate e le altre sezioni della Rivista d’arte Parliamone Qui sono ospitati saggi, elzeveri, articoli vari scritti da importanti autori del passato, ma non solo del passato. Si tratta, insieme con quello esterno dedicato ai Romanzi e Testi a puntate, di uno spazio molto importante e formativo della rivista d’arte Parliamone. Il proprietario del sito ha il pieno diritto di apportare modifiche di ogni genere all’iniziativa e anche di interromperla in qualsiasi momento, se essa non corrispondesse più agli scopi formativi e di collaborazione auspicati. I MaestriLETTERATURA: I MAESTRI: Compagni di scuola14 Luglio 2018
di Ercole Patti Quegli anni dell’adolescenza trascorrevano fitti di piccoli avvenimenti senza importanza, (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: Con “Il crematorio” contesto la mia vita12 Luglio 2018
di Goffredo Parise Confesso il mio disagio: non sono portato per temperamento alle chiose e questa di rispondere ai critici (in poco spazio e sbrigativamente) è una chiosa alle chiose. (continua…) Commenti disattivati
PITTURA: I MAESTRI: Picasso: Una poesia tutta nel presente10 Luglio 2018
di Franco Russoli La natura è una cosa, la pittura è un’altra. La pittura è un equivalente della natura. Commenti disattivati
PITTURA: LETTERATURA: I MAESTRI: Picasso blu e rosa: Esplosione della maniera7 Luglio 2018
di Alberto Moravia Guardiamo prima di tutto alle date. Nel 1910, a Trieste, James Joyce da inizio all’Ulysses. (continua…) Commenti disattivati
PITTURA: I MAESTRI: Piazzetta: Un erede dei ‘tenebrosi’ nella Venezia dell’Illuminismo5 Luglio 2018
di Rodolfo Pallucchini Gran parte della pittura veneziana, dopo il 1650, si spogliò delle sue prerogative coloristiche, (continua…) Commenti disattivati
PITTURA: I MAESTRI: Ascoltiamo Courbet3 Luglio 2018
di Franco Russoli Roma, novembre. (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: “Le città del mondo” di Vittorini30 Giugno 2018
di Geno Pampaloni Posso sbagliare, ma le prime cento pagine del libro lasciato inedito da Elio Vittorini (Le città del mondo, ed. Einaudi, pp. 374, L. 3000) (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: Per Silone28 Giugno 2018
(in occasione dei settant’anni dello scrittore) Nel ’49, invitato da Adriano Olivetti, Ignazio Silone assisté a una riunione del Movimento Comunità. (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: Giuseppe Raimondi, il bianco, l’arpa26 Giugno 2018
di Geno Pampaloni Ci si domanda che significato abbia, per uno scrittore scrupolosamente fedele alla concretezza laica della propria storia (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: Aldo Palazzeschi: Stefanino23 Giugno 2018
di Geno Pampaloni Nella nebbia di una rigida alba d’inverno un involucro rosa (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: Marino Moretti21 Giugno 2018
di Geno Pampaloni Con i Romanzi dell’amorino, volume quarto della serie ma uscito ora per sesto ed ultimo, (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: “Il paradiso” di Alberto Moravia19 Giugno 2018
di Geno Pampaloni Proviamo ad analizzare sommariamente il primo dei 34 racconti che compongono il recente libro di Alberto Moravia ( Il paradiso, Bompiani. L 2500). (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: Montale: Le prose di viaggio del poeta16 Giugno 2018
di Geno Pampaloni Forse lo stesso Montale è tentato qualche volta di consentire con quel soldato tedesco, (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: La Ronda e la Libra14 Giugno 2018
di Geno Pampaloni A proposito della Ronda. Un punto controverso è il seguente: (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: La religione al crepuscolo12 Giugno 2018
di Geno Pampaloni Incontro T. dopo qualche anno che non lo vedevo: eccitato, amaro, e, come capita di questi tempi a molti intellettuali, (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: L’opera di Giuseppe Berto9 Giugno 2018
di Geno Pampaloni Una folla da grandi occasioni per la presentazione del nuovo romanzo di Giuseppe Berto (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: Il priore di Barbiana7 Giugno 2018
di Geno Pampaloni Tra le cose essenziali che distinguono il laico dal cristiano c’è questa: per il laico, storicista, la carità, come tutto ciò che appartiene al mondo morale, è un’espressione della cultura; per il cristiano viceversa anche la cultura come tutto ciò che è « essere per gli altri », è strumento di carità. Di qui il pragmatismo, l’antintellettualismo, l’intolleranza per l’otium che spesso apparenta l’uomo religioso ai fanatismi più crudi, anche quando egli operi in una sfera di purissima e per ciò stesso aristocratica intensità spirituale. La straordinaria dirittura di don Lorenzo Milani consisteva nell’aver fatto una simile scelta con piena e quasi provocatoria consapevolezza, [lui che proveniva da una famiglia di radicate e nobili tradizioni culturali (era pronipote di Domenico Comparetti, filologo principe, nipote di L. A. Milani, etruscologo illustre, figlio di un raffinato classicista)]. E sbaglierebbe perciò chi vedesse nel suo deliberato rifiuto del mondo borghese una scelta di classe, invece di vederlo primariamente come un’opzione di carità. Si vantava di non avere mai letto un libro, dopo essere divenuto prete, se non ad alta voce insieme con i ragazzi della sua scuola. Insisteva su una teoria della lingua (i poveri hanno da dire più degli altri ma non sanno dirlo; la lingua come mezzo per esprimersi è l’unica cosa che si deve imparare dalla borghesia) che è demagogica se non la si consideri nella sua luce pastorale: difendere i poveri « da chi ha più parola ». Finì con lo sbattere la porta in faccia agli intellettuali, anche agli amici, libreschi e non chiari, cui non veniva mai in mente, dopo mangiato, a Barbiana, di lavare i piatti. Non si trattava di scatti di nervi, ma di una intransigenza così profondamente vissuta da divenire tirannica. A un prete amico che gli chiedeva consiglio sulle offerte dei fedeli per le Messe celebrate secondo l’intenzione dei singoli, rispose con una perentoria definizione di sé: « Io non vendo le mie singole prestazioni, ma la mia vita intera a una comunità intera »; nel suo integralismo esistenziale (che solo in via secondaria diventa dottrinario) sta il segreto e la luce della sua personalità. * Era entrato in seminario a vent’anni compiuti, nel ’43, e, inviato vice parroco a San Donato di Calenzano, aveva subito rivelato la sua vocazione di maestro dei poveri. La sua scuola serale, coraggiosamente realistica, antiumanistica, popolare anche nel senso di una rivendicazione di classe, inserita in una lucida diagnosi della crisi religiosa e istituzionale della parrocchia, fece molto chiasso, specie dopo che il libro che ne riferiva le vicende (Esperienze Pastorali, Firenze, 1958) fu definito « inopportuno » dal Sant’Uffizio e ritirato dal commercio. Nel ’54 fu mandato priore a S. Andrea di Barbiana, un piccolissimo borgo montano di meno di cento anime sperduto tra i boschi del Mugello, senza strada e senza elettricità. Ma proprio in quel romitaggio seppe dare alla sua missione la dimensione « intera » che gli era congeniale: la sua scuola post-elementare non fu più solo serale ma a tempo pieno, dalla mattina alla sera per i 365 giorni dell’anno. Una scuola eccezionale, dove l’esercizio critico si fondava paradossalmente sull’entusiasmo della cristianità, una scuola popolare che sollecitava all’orgoglio di popolo. « Al posto dello spirito raziocinante (scrisse Giacomo Devoto), la volontà di sprofondare in una disciplina, con una umiltà che non risulta da una sottrazione ma da una costruzione ». Barbiana fu un punto di riferimento per tutti i ribelli fedeli alla verità cristiana. Un penoso processo intentato al priore per una sua difesa pubblica degli obiettori di coscienza suscitò nuovi clamori ed equivoci. La stessa Chiesa diffidava di questo suo figlio eroicamente ostinato a credere in lei. Dopo una prima assoluzione, la corte d’appello irrogò una condanna. Ma don Milani era morto da due anni, nel ’66, logorato da una lunghissima malattia, che egli aveva affrontato (ancora il Devoto, non si potrebbe dire meglio) « da signore di razza, non per sangue ma per carattere ». Un gruppo di Lettere è ora pubblicato, a cura di Michele Gesualdi, dai « ragazzi di Barbiana » (Mondadori, pagg. 334, lire 1000). Il volume è filologicamente approssimativo: del migliaio di lettere sinora raccolte, ne sono pubblicate 127, senza indicazione dei criteri di scelta; in molte pagine sono segnalati tagli operati per ragioni non rivelate. Ciò non toglie che esso risulti eccezionale, uno dei libri più forti, in assoluto, della religiosità contemporanea. Mi limiterò a un solo tema: se e in che misura don Milani, prete rivoluzionario nei confronti della scuola, del «sistema» e della Chiesa, appartenga alla Contestazione. E anticiperò la mia risposta: come cadde in equivoco chi, nella Chiesa, volle ridurlo al silenzio, così sarebbe ingiusto verso di lui chi intendesse strumentalizzarlo politicamente. Non c’è dubbio che, secondo la nostra terminologia, egli deve considerarsi « a sinistra » (i suoi migliori allievi si avviarono al sindacalismo); ma di fronte alla sua rocciosa volontà di bene è la nostra terminologia a rivelarsi inadempiente. * Non in lui c’è traccia di eresia, di modernismo, di tentazioni scismatiche, di dubbio dottrinario. Era un contestatore pastorale, socratico, un contestatore positivo. Più vicino alla famiglia dei don Zeno, dei Péguy (nettamente péguyano è il disagio per ogni egualitarismo e universalismo, e il legame carnale, inestirpabile, con la comunità e la terra dove Dio lo ha destinato: « Amo i miei parrocchiani più che la Chiesa »), o addirittura alla famiglia dei Giuliotti, che a quella dei don Mazzi e degli olandesi; più vicino cioè ai cattolici eroici, profetici che ai riformisti. Predicava ai suoi poveri che « l’obbedienza non è una virtù », ma per sé riserbava una obbedienza totale, non cieca ma « muta », « da cane fedele ». Malcompreso e umiliato dalla Gerarchia, con una sortita disperata e sublime ne attribuiva la responsabilità a coloro che non avevano a sufficienza « informato » il suo vescovo; in ciò intuendo per emblema nella crisi della Chiesa, al di là della decrepitezza dell’aggiornamento culturale, una colpa di connivenza, di non libertà rispetto alla cultura corrente. Nel campo morale era il contrario di un « facilista » d’oggidì; austero, severo, puritano; non sopportava nulla, né giuochi né canzoni né sigarette. Aveva un senso religioso del tempo, e non ne ammetteva lo spreco; odiava la « ricreazione » come ogni lusinga non virile che incrinasse l’impegno, e non stette molto a buttare fuori dalla porta della parrocchia anche l’innocente ping-pong. Nessuna concessione nel campo sessuale; come un padre all’antica, non tollerava questo tipo di « conoscenza ». Ci sono espressioni di gentilezza toccante per una ragazzina andata a Londra a studiare la lingua: « Se c’è giovanotti che ti riaccompagnano a casa (dalla scuola) non ci andare »; la farà tornare in aereo « per non farla stare due giorni strasciconi nei treni da sola ». Dottrinalmente, come a un parroco qualunque, gli bastavano i dieci comandamenti e il catechismo diocesano da 75 lire. E ai ragazzi in viaggio non mancava di raccomandare « messa confessione comunione ». Anche sul piano politico, la sua indipendenza era integra. Il libro si apre con una stupenda lettera al comunista Pipetta: il voto del 18 aprile, gli dice, ha sconfitto insieme con i torti anche le ragioni dei comunisti (« tra te e i ricchi sarai sempre te povero ad aver ragione »); ma « quando non avrai più fame né sete, ricordatene Pipetta, quel giorno ti tradirò », perché compito ultimo del prete è dare l’« altro » Pane. Nella lettera, ai giudici del tribunale individua sottilmente la posizione cristiana continuamente rinnovatrice « tra il passato e il futuro »: difesa della legalità in quanto la legge è « la forza del debole », lotta per mutare la legge in quanto essa è « sopruso del forte ». Era infine del tutto estraneo alla teologia negativa, al cattolicesimo « secolarizzato »: la sua fede rimase ferma ad ogni prova, il suo linguaggio era fondato su valori e simboli semplici e tradizionali, e Dio è ben vivo nella sua parola. « Se dicessi che credo in Dio direi troppo poco perché gli voglio bene ». Questo prete « sovversivo » credeva che i giovani da lui educati alla libertà sarebbero tornati un giorno o l’altro alla Chiesa, « là dove (dirà con parola vetero-liturgica) si assolvono i peccati ». « E’ inutile che tu ti bachi il cervello alla ricerca di Dio o non Dio. Quando avrai perso la testa, come l’ho persa io, dietro poche diecine di creature, troverai Dio come premio ». Raramente la carità ha tratto dalla fede e dalla speranza parole più sofferte e più alte.
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LETTERATURA: I MAESTRI: La lezione di Gobetti5 Giugno 2018
di Geno Pampaloni « Caro Prezzolini, certo tu sei sempre Prezzolini, ma so di essere più vicino di te allo spirito della ‘ Voce ‘ », (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: Cesare Garboli e “La stanza separata”2 Giugno 2018
di Geno Pampaloni «L’essenziale è riconoscere che, come scrisse una volta Croce, (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: Cosa fu l’ermetismo31 Maggio 2018
di Geno Pampaloni Firenze, 21 febbraio. (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: Alvaro: ieri e «Domani»29 Maggio 2018
di Geno Pampaloni Rifiorisce l’interesse per Corrado Alvaro. (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: Orwell rivisitato26 Maggio 2018
di Roberto Ducci Ai profeti si è tentati di augurare lunga vita: (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: Russell alle prese con Lawrence: Due rivoluzionari individualisti24 Maggio 2018
di Piero Nardi Nel 1925, William Gerhardi, andato a trovare D.H. Lawrence, gli aveva riferito che Bertrand Russell, (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: Le memorie di De Pisis22 Maggio 2018
di Piero Nardi Che Filippo De Pisis covasse un romanzo, balena dagli appunti di lui introdotti a mo’ di note a piè di pagina nel volume testé uscito da Longanesi (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: Cechov: tre imperativi19 Maggio 2018
di Piero Nardi Daniel Gilles, belga, residente a Bruxelles, ma spesso in viaggio pubblica i suoi libri in francese, (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: Potenza dei sogni17 Maggio 2018
di Mosca Non mi sembra inutile segnalare il pericolo che Don Chisciotte, e con lui Cervantes, il cui capolavoro avrebbe potuto andar tutto all’aria, (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: Morte di Alfeo15 Maggio 2018
di Mosca Nulla mi sembra più naturale che il declinare degli studi classici, (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: Mangiavamo i fiori12 Maggio 2018
di Mosca Ogni anno, un giorno tra gli ultimi di maggio e i primi di giugno, quando le robinie cominciano a fiorire, (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: Lilli: I tigrotti di Marinkaja10 Maggio 2018
di Mosca Virgilio Lilli ha scritto un romanzo per ragazzi che verrà adottato nella scuola media. (continua…) Commenti disattivati
LETTERATURA: I MAESTRI: La scala a chiocciola8 Maggio 2018
di Mosca Il passaggio avvenne con estrema semplicità, fu improvviso e piacevole. (continua…) Commenti disattivati
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