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Fumetti: Mafalda28 Gennaio 2011
[da: “Enciclopedia dei fumetti”, a cura di Gaetano Strazzulla, Sansoni, 1970] L’AUTORE QUINO (Joaquìn Salvador Lavado] – Nato a Mendoza (Argentina) il 17 luglio 1932. Fin da piccolo fu chiamato dai suoi genitori con il diminutivo Quino. Egli stesso racconta che scoprì la sua vocazione per il disegno all’età di tre anni: una sera i genitori, per andare al cinema, lo affidarono alle cure dello zio Joaquìn Tejòn, disegnatore pubblicitario. Per due intere ore il piccolo Quino si divertì moltissimo con i «giochi grafici » che lo zio fece per tenerlo buono e rimase addirittura affascinato dalle possibilità di esprimersi con i disegni. Deciso a intraprendere la carriera di disegnatore, per due anni frequentò la Scuola di Belle Arti dell’Università di Mendoza. Ma, per riuscire nella professione che aveva scelto, era necessario che andasse a Buenos Aires, dove hanno sede tutti i giornali a grande tiratura e i maggiori editori. A diciotto anni, entrato in possesso di una piccola eredità lasciatagli dal padre, che era morto cinque anni prima, finalmente poté recarsi a Buenos Aires, senza però riuscire a sfondare. Deluso e amareggiato per l’insuccesso, ritornò a Mendoza e si adattò a lavorare come cartellonista pubblicitario fino al giorno in cui l’esercito lo chiamò per il servizio di leva. A ventidue anni, ritornato alla vita civile, volle ritentare la fortuna a Buenos Aires. Dopo aver bussato inutilmente a numerose porte, riuscì a collaborare alla rivista Estos Es, che gli pubblicò i suoi primi disegni. Iniziò così la sua attività ufficiale di cartoonist, disegnando vignette umoristiche senza testo. Negli anni cinquanta si affermò definitivamente e la rivista a grande diffusione Vea y Lea gli affidò un’intera pagina. In pochi anni Quino si impose all’attenzione come uno dei maggiori nomi dell’umorismo grafico argentino, affiancandosi a disegnatori già affermati, come Oski (Oscar Conti), Landrù (J. C. Colombres), José A. Divito. I suoi primi successi li ottenne disegnando cartoons basati esclusivamente sull’espressione grafica, alla maniera dei francesi Chaval e Bosc. Nel 1963 pubblicò il suo primo libro di disegni. Erano i tempi del successo commerciale dei film di Gualtiero Jacopetti ed egli per la raccolta dei suoi cartoons scelse il titolo Mundo Quino (che in spagnolo suona molto simile a Mondo cane). Oltre a disegnare vignette mute, Quino realizzò numerosi lavori pubblicitari. Nel 1964 una industria di elettrodomestici gli commissionò un fumetto che avesse come protagonista una famiglia tipica argentina del ceto medio urbano. Anche se poco dopo il progetto venne archiviato, ormai era nata sulla carta una bambina impertinente e chiacchierina che cominciò a preoccuparlo inconsciamente. Quella bambina, per la quale egli scelse il nome di Mafalda, divenne per lui un grattacapo quotidiano e il suo cahier de doléances di fronte alle cose che gli fanno male. Malgrado il successo del suo personaggio, Quino non ha abbandonato le altre sue creazioni e così ancor oggi continua a disegnare e a pubblicare molti altri cartoons: negli ultimi tempi, a quelli senza battute o con un brevissimo dialogo, si sono aggiunte le grandi tavole ricche di particolari e con un testo, nonché le storie che si sviluppano in diverse sequenze con una libera scelta di personaggi e situazioni. Affermatosi oggi in campo mondiale come uno dei più spregiudicati e corrosivi umoristi, Quino è solito trarre dalla realtà latino-americana, così densa di contrasti e di contraddizioni sociali e politiche, lo spunto per le sue aggressive e « arrabbiate » critiche di costume. IL PERSONAGGIO MAFALDA – Non è la solita « ragazzina terribile » che spesso si incontra in tante strisce a fumetti. Per usare un termine oggi di moda, Mafalda è una contestataria irriducibile, preoccupata seriamente di come vanno le cose a questo mondo. Nata nel 1964 dall’estro fantasioso del giovane e brillante umorista argentino Quino, la piccola e ricciuta bambina è arrivata di recente anche nel nostro paese, suscitando immediatamente molta simpatia e grande interesse. Non c’è dubbio che Mafalda si distacca in maniera significativa dalle altre piccole eroine dei fumetti. Per limitarci solo a un esempio, si paragoni la bambina di Quino con la creatura dell’americano Harold Gray, la benpensante e « reazionaria » Little Orphan Annie, nata nel 1924. L’orfanella dalle orbite vuote, sempre perseguitata dalla sventura ma, alla fine, sempre trionfante, è un personaggio lacrimevole, ancora di taglio ottocentesco, che ricorda molto da vicino le piccole fiammiferaie, le povere Cosette, suscitando nel lettore commozione e comprensione. È una ragazzina, tutto sommato, incolore, vestita dimessamente come conviene a una vittima predestinata. Mafalda, al contrario, è una bambina di buon senso, consapevole dell’epoca in cui è nata e vive, disinvolta e con uno spiccato senso dell’umorismo, eppure ricca di un candore che conquista anche il lettore più smaliziato. La sua condizione non è quella di vittima, ma neppure quella di tiranna, come lo è, per esempio, la Lucy dei Peanuts. La striscia di cui è protagonista ha per sfondo un mondo di bambini, i quali — a differenza dei Peanuts creati dall’americano Charles M. Schulz, che vivono in un universo tutto loro e dal quale sono esclusi gli adulti — sono in continua e diretta polemica con i propri genitori. La piccola Mafalda — che non perde occasione per criticare i « vecchi » e in modo particolare il padre, un uomo mite e tranquillo con l’hobby della botanica, costretto molto spesso a dover ricorrere all’ansiolitico « Nervocalm » — è interessata a tutto quanto cade sotto i suoi occhi, protesta contro tutto e tutti, distrugge senza pietà quel poco di poetico che ancora è rimasto dentro l’uomo moderno e nel mondo d’oggi, mettendo in subbuglio gli adulti che la subiscono con quieta rassegnazione. La sua « contestazione » comincia dalla minestra e le sue paure si chiamano bomba atomica, problema dell’espansione demografica, guerra ecc. Mafalda è una bambina scettica, che non crede in nulla, tantomeno nella volontà di pace degli uomini. Quando dalla radio apprende che il Papa ha elevato una nuova preghiera per la pace nel mondo, commenta con feroce sarcasmo: « E Dio era occupato, come al solito ». Benché sia sempre in polemica dialettica con i grandi, Mafalda vive e gioca volentieri con i bambini della sua età. C’è il rozzo e ignorante Manolito, figlio del droghiere del quartiere, sempre preoccupato di trovare nuovi sistemi di guadagno; c’è il serafico Felipe, timido sognatore e totalmente estraneo alla realtà che lo circonda; c’è la cinica Susanita che aspira da grande a fare un buon matrimonio e ad avere molti figli; c’è, infine, Miguelito, il più piccolo, ingenuo ed egocentrico, ottimista ricco di una disarmante cordialità. Mafalda, che senza dubbio è una ragazzina molto spigliata per la sua età e che talvolta si rivela addirittura un mostro di intelligenza e di arguzia, vive a Buenos Aires con i genitori (il padre impiegato, la madre casalinga), irrimediabilmente integrati nel sistema, in un appartamento di « decorosa classe media ». È una precoce bambina di sei-sette anni, piuttosto bruttina, con la bocca troppo larga e la folta chioma nera. La sua specialità è di umiliare e di mettere k.o. i genitori, la sua preoccupazione maggiore è di medicare, fasciare e incerottare un mappamondo, perché — come essa è solita ripetere — ha sempre qualcosa che « gli fa male ». « Ciò che più importa — come osserva Luisa S. Bernacchi — è che non è mai né tutta cattiva, né tutta buona. Sotto il profilo di una indagine valutativa in questo senso — ricche di sfumature e non soltanto umoristiche come sono le sue tavole — se ne può dedurre che forse il segno non è sempre all’altezza del fumetto. O probabilmente, è il fumetto che si solleva troppo alto sull’orizzonte adottato dalle regole prevalentemente manicheistiche dei suoi consimili ». Parlando di Mafalda non possiamo sottrarci dal fare un paragone con un altro grande personaggio dei fumetti: Charlie Brown. Charlie Brown è nordamericano, Mafalda è sudamericana. Il primo appartiene a una società ricca, nella quale cerca di integrarsi; la seconda, invece, vive in un paese pieno di contrasti sociali e politici. Charlie Brown cerca di stabilire un rapporto diretto con il mondo, Mafalda questo rapporto lo rifiuta a priori, perché non possiede un briciolo di fiducia in esso e nella gente che vi vive. La prima striscia di Mafalda apparve sul settimanale argentino Primera Plana del 29 settembre 1964. Successivamente, nel 1965, passò sulle pagine del quotidiano El Mundo di Buenos Aires, che la ospitò fino al dicembre 1967. Dopo una interruzione di alcune settimane, le strisce ripresero le pubblicazioni sul settimanale Siete Dias e su diversi quotidiani di provincia. Nel dicembre 1966 l’editore Jorge Alvarez pubblicò il primo volume di strisce che raggiunse una tiratura di centomila copie. In Italia Mafalda esordì nel 1968 con una trentina di strisce incluse nel volume antologico Libro dei bambini terribili per adulti, edito da Feltrinelli. In seguito l’editore Bompiani ha raccolto le strisce nei volumi Mafalda la contestataria, Mafalda colpisce ancora e Così va il mondo, Mafalda. Letto 4850 volte.
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