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FUMETTI: Mandrake19 Maggio 2008
[da: “Enciclopedia dei fumetti”, a cura di Gaetano Strazzulla, Sansoni, 1970] GLI AUTORI LEE FALK – Nato a St.-Louis (Missouri) nel 1905 (secondo altre fonti nel 1912). Uscito dall’UniÂversità dell’Illinois con il proposito di fare lo scrittore (pubblicò tra l’altro alcuni racconti e scrisse qualche testo teatrale), ideò nel 1934 – sulla scorta di certi ricordi giovanili, raccolti con vivida impressione da taluni spettacoli d’illusioÂnismo di « prestidigiatori » come Thornston e Cardini – il personaggio di Mandrake, affidanÂdone la realizzazione grafica al disegnatore Phil Davis, che aveva conosciuto casualmente in uno studio pubblicitario. Il successo del personaggio fu immediato, grazie soprattutto al disegno di Davis. Bisogna aggiungere che in quegli anni in cui il fumetto avventuroso – ancora neonato – stava guadagnando frange sempre più cospiÂcue di spettatori adulti negli USA, si trovava a camminare su binari vergini. La sequela di imiÂtazioni che si sarebbe verificata soprattutto nel dopoguerra era allora inammissibile. Per dare una fisionomia a Mandrake, Davis decise di prendere come modello il volto dello stesso Lee Falk. PHIL DAVIS – Nato a St.-Louis (Missouri) nel 1906; morto nel 1965. Il disegnatore americano, in collaborazione con Lee Falk, creò nel 1934 il personaggio di Mandrake, apparso per la prima volta in Italia sulle pagine dell’AvventuÂroso il 20 gennaio 1935. Al disegno del mago in marsina e dei numerosi personaggi che viÂvono le sue avventure, Davis attese per circa trent’anni, con alti e bassi di rendimento, parÂticolarmente riscontrabili dopo il 1950. Artista diligente, anche se non proprio geniale, seppe esprimere il meglio di sé tra il 1934 e il 1938. Per il volto di Mandrake, è noto che Davis prese come modello quello dell’amico Lee Falk. AlÂl’esecuzione delle storie, inoltre, il disegnatore lavorò a pennello per le strisce giornaliere, mentre per quelle settimanali fece ricorso alÂl’inchiostrazione a penna: tecnicamente, il diÂsegno delle strisce settimanali risulta meno valido, presentando un tratto più duro, che toÂglie spesso spontaneità e vivezza alle immagini. Altra distinzione importante: nelle strisce giornaÂliere, il mago risolve casi polizieschi o al limite della magia nera; nelle strisce settimanali, inÂvece, viaggia in paesi sconosciuti, sbroglia siÂtuazioni apparentemente allucinanti, raggiunge gli abissi dell’Atlantide o scopre un gigantesco impero nella galassia. Il tema fantascientifico, che Davis ha tratteggiato alle soglie degli anni sessanta, quando il personaggio di Mandrake era palesemente in crisi, ha ottenuto un buon successo, tanto da essere poi periodicamente sfruttato anche nelle strisce giornaliere. Nel 1964, Phil Davis fu colpito da paralisi carÂdiaca. Per un certo tempo i fumetti di Mandrake furono disegnati da sua moglie Martha, che il 5 giugno 1965 lasciava l’incarico a un nuovo disegnatore, Fred Fredericks. Il passaggio di consegne avvenne alla metà dell’avventura Roger, individuo bizzarro, per la quale però FreÂdericks aveva dato – fin dall’inizio – utili sugÂgerimenti grafici. IL PERSONAGGIO MANDRAKE (Mandrake the Magician) – Apparso per la prima volta sul New York American JourÂnal l’11 giugno 1934, è il primo mago che la storia dei fumetti annoveri: un mago vero, dedito con risvolti sensazionalisti pescati anche dalÂl’autore dei testi, Lee Falk, nel cinema « orrorifico » che gli studios di Hollywood sfornavano in quegli anni, alle più diverse manifestazioni parapsicologiche. Un esordio spettacolare! ManÂdrake, vestito di un impeccabile frack con manÂtellina a guisa degli illusionisti che si esibiscono ancora sui palcoscenici d’Europa e d’America, non ha nulla di orientale. Porta il cilindro e non il turbante. Il teatro delle sue gesta tuttavia sarà spesso (nelle affascinanti prime avventure) il paesaggio di ambienti esotici. Usa la sua « magia bianca » contro i malefici poteri extranaturali del Cobra, essere infido dalle caratteristiche somatiche curiosamente viÂcine a quelle del raymondiano Imperatore « giallo » Ming, nemico giurato di Flash Gordon e padrone assoluto del pianeta Mongo. È il ciÂnema, si è detto, a ispirare Falk e il suo diseÂgnatore Phil Davis. Il tono razzistico che lo schermo californiano propinava allora con troppa disinvoltura dai suoi film, viene purgato, allegÂgerito, capovolto addirittura nelle strips di Falk e Davis: Mandrake ha un servitore negro di nome Lothar, un gigante dalla pelle color ebano fornito di pugni massacratori. Ma ci accorgiamo subito che Lothar è più di un servitore; è anche il confidente, il collaboratore di Mandrake. AtÂtenti alle continue evoluzioni, alle modificazioni di ordine sociale a livello internazionale, i due autori sottopongono Mandrake, Lothar e l’eterna fidanzata del mago, principessa Narda, ricavata con morbida femminilità dall’universo improbaÂbile delle operette di ambiente mitteleuropeo, a sensibii e progressive modificazioni. A Mandrake, cui bastava un minuto di concen-trazione per ridestare da un sonno antico un saÂcerdote egiziano (per scopi benefici), più tardi viene tolto ogni potere parapsicologico e gli si lascia solo quello dell’illusionista con qualche capacità telepatica (che attua per chiamare LoÂthar lontano, quand’egli si trova in pericolo). È così che da sensazionale vagabondo difenÂsore del Bene diventa un alleato delle cause perse della Polizia, trovandosi negli anni bellici a combattere contro le spie naziste. Con il dopoÂguerra, il risveglio del Terzo Mondo, il crollo delle monarchie, il rafforzarsi (anche se talora effimero) delle democrazie, conduce Falk e Davis a ridimensionare i nobili natali di Narda: scomÂpare il suo sangue blu e la raffinata ed eleÂgante donna finisce per diventare sempliceÂmente una ricca signora innamorata. Quanto a Lothar, ci si rende partecipi di suoi illustri natali. La situazione del buon coloured-man si rovescia cioè rispetto a quella di Narda: Lothar nel proprio paese africano potrebbe esÂsere capotribù e oggi potrebbe aspirare a qualÂche importante incarico nei governi di nuova coÂstituzione. Nel contempo, l’avanzarsi strepitoso delle tecnologie rafforza i legami di Mandrake con la fantascienza, del resto già conosciuta in eccellenti episodi nel suo periodo più fervido, secondo noi, cioè quello anteguerra. I suoi conÂtatti con visitatori extraterrestri divengono freÂquenti e proficui. Le nuove mode lo contagiano. Il bondismo e il fantaspionismo ne catturano anche in questa direzione la sua operosità . Dopo la morte di Phil Davis, il personaggio passa nelle mani del nuovo disegnatore Fred FredeÂricks (con storie sempre scritte a ritmo serrato da Lee Falk), con l’inevitabile nuovo cambiaÂmento somatico (il segno si fa più mosso, più moderno), gli si crea un « nido » fantascientifico arroccato su un ampio costone montano. È XaÂnadu. Rincontra il suo antico primo rivale, il misterioso Cobra, e le storie tendono a mescoÂlare l’horror dei periodi iniziali con le ultime strutture dell’Universo imbottito di « futuro tecnoÂlogico ». Una iterazione senza soste, ma anche priva di pericolosi impigrimenti. In essa risiede la vitalità pressoché intatta del personaggio Mandrake. Letto 3509 volte.

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