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LETTERATURA: I MAESTRI: Allucinazioni28 Marzo 2019
di ElĂ©mire Zolla Non c’è schiavo che ubbidiÂsca meglio del liberto convinÂto di essersi emancipato, nesÂsuno ottempera alle parole d’ordine d’un’oligarchia come chi si persuada d’essere lui a volere i propri riflessi condiÂzionati; accanto alla tirannide dichiarata e chiara c’è quella femminea, di chi riesce a far volere ai sudditi ciò che va insinuando ipnoticamente in loro. Fu questo uno dei temi del romanzo di Nathaniel Hawthorne The Blithedale RoÂmance (Valgioiosa). Un medico veneziano, aneÂstesista, Enrico Galeotto, in un libro arruffato ma egregio (nel senso etimologico, fuor del gregge): Introduzione alla biologia e alla clinica della suggestione (ed. Gregoriana, Padova), espone un suo nuoÂvo metodo di ipnotismo che sviluppa tutto ciò che è implicito in questa riflessione. Egli non invita piĂą a fissare una fonte intermittente di luce, non accarezza piĂą con suoni blandi, nĂ© s’impone con piglio paterno e autoritario, anzi invita il soggetto da suggestioÂnare alla critica di tutto ciò che avviene sul momento e dell’ipnotista stesso: gli impoÂne un’aggressione incessante, una irriducibile « negazione determinata » di ogni cosa. L’ipnotista si proclama uno come lui, in dialogo, in contestazione, non gioca piĂą la carta dell’autorevolezza. Ovviamente il soggetto non saprĂ escogitare niente che non sia vago o tiepido e coÂmunque di nessuna importanÂza, nella sua ansiosa ricerca di appigli critici, perchĂ© una polemica, per aver senso e ragione, deve partire da una figura perfettamente determiÂnata del desiderabile, quale può fornire soltanto una idea del bene, altrimenti è un’esiÂbizione di umori biliosi o di fantasticherie, una povera criÂtica selvaggia, frastornata, senÂza criteri fondanti nĂ© mete chiare. Da un lato questo meÂtodo nuovo fa che l’ipnotizÂzando si concentri tutto sulla situazione del momento, priÂma condizione della suggestioÂne, quindi, proprio per la moÂnotonia di questa ostentata inÂtenzione critica del tutto verÂbale, combinata col fatuo orgoglio di una emancipazione priva di contenuto, sopravviene lo stato di sonnolenza intellettuale, il desiderio di essere soggiogato. Ora il GaleotÂto invita a rilasciare lentaÂmente a uno a uno i fasci di muscoli, a disporre la mente alla totale acquiescenza e così la volontĂ , spossata dai nervi mal protesi ad una critica selÂvaggia, abdica, ed una volontĂ aliena ne occupa il posto. In nome della libertĂ si instaura la soggezione, in nome della critica l’accettazione di quasi qualsiasi comando. Il Galeotto ha genialmente applicato alla pratica individuale ciò che nella societĂ vale a suggestioÂnare in certe occasioni masse intere ma di norma sempre serve a far delirare gl’intelletÂtuali, che sono persuasi di custodire il fermento di terre nuove e cieli nuovi, indefiniÂbili nella misura in cui celano la propria vuotezza con una gesticolazione parossistica e minacciosa. * Per imporre questa ipnosi da critica selvaggia nella soÂcietĂ sono efficaci amabili paÂrole d’ordine come: emancipaÂzione, disalienazione, autogeÂstione, responsabilizzazione, crescita, sviluppo e via enuÂmerando o inventando. Il loro contenuto semantico è però riÂgorosamente inesistente, nesÂsuno può nĂ© deve precisarne la forma giuridica, il risultato economico sulla distanza di tempo, lo scopo spirituale speÂcifico. Debbono essere parole prive di svolgimento, accenni fraudolenti ad un discorso che non segue, pena non riuscire efficaci. La parola d’ordine, il motto inconsistente sono infatÂti specchi che restituiscono magnificata l’immagine dei deÂsideri inconfessabili di ognuno. Le terre ed i cieli nuovi che evocano sono popolati dalle fantasticherie individuaÂli di ciascuno. AllorchĂ© si agiÂti nell’aria il desiderio di una imprecisa riforma, di un vago affrancamento, di una inespriÂmibile redenzione, in realtĂ si sta emanando il proclama: « Nevrotici di tutto il mondo unitevi, le fantasticherie che vi ossessionano diverranno realtĂ , quali che siano, per imÂpronunciabili che le sentiate, perchĂ© sono esse il contenuto della parola che ripeterete fiÂno all’apice della nausea ». Che in seguito non l’attuazioÂne di quei desideri proiettati sullo schermo bianco delle paÂrole d’ordine sopravvenga, bensì un regime di violenza e di coazioni durissime, è proÂprio ciò che l’inconscio del nevrotico desiderava: la puniÂzione. Sarebbe ottimo metodo di analisi dei contenuti occulti di ciascuno, un modo di far afÂfiorare le repressioni meglio riuscite, costringere un nevroÂtico ad associare sulle parole d’ordine dalle quali è piĂą atÂtirato. Ma prima di cedere il proprio avvilente segreto, il nevrotico mobilita tutta l’astuzia del mondo infernale: soltanto il marchese di Sade duÂrante la Rivoluzione francese scaricò nei suoi volumi il vero contenuto delle parole d’ordiÂne che facevano delirare in pose plastiche di tipo neo-clasÂsico i sacerdoti del Terrore. Ad accertare questa interpreÂtazione delle parole d’ordine come segnali di raccolta per chi sia agitato da nevrosi osÂsessiva, basterĂ l’interrogatorio di qualunque persona presti fede ad una parola d’ordine corrente. « Quale scopo ultimo vi proponete? » si rivelerĂ una domanda tabĂą: la circoscriÂzione dei fini è istericamente temuta. Così la domanda: « Quale preciso assetto del coÂstume vagheggiate, una volta soddisfatti tutti i possibili biÂsogni individuali? » non ha riÂcevuto mai una risposta che non fosse buffonesca, da Fourier in qua. * E’ lecito prevedere il futuro in cui i reggitori, in nome dell’ideologia del visconte di Saint-Simon, assegneranno ad una parte piĂą o meno cospicua della popolazione una funzioÂne di inquietudine programÂmata, di decomposizione moÂrale forzosa. Accanto agli alÂveari o formicai dell’industria, i falansteri del vizio e della vertigine: questa la polaritĂ inscritta nelle avvisaglie delÂl’avvenire prossimo. Un buon dominatore sa di dover opeÂrare su polaritĂ , sa che conÂtemperando due opposti lucra un potere maggiore del padroÂne di societĂ monolitiche. In realtĂ questo aspetto futuro sarĂ una caricatura dell’eterna opposizione fra la cittĂ di Dio e la diabolica, sarĂ la trovata piĂą profonda di quest’ultima, che delegherĂ una sua parte a rappresentare l’ordine, la diÂsciplina, la laboriositĂ . E la religione di questa cittĂ del Dio industriale è giĂ pronta nei testi del visconte di Saint-Simon. La dichiarata cittĂ infernale invece ha il suo proÂgramma nei libri del discepolo mellifluo del marchese di Sade, Charles Fourier, il quale riteneva in sĂ© benefico ogni istinto, purchĂ© lasciato libero: basterebbe lasciar crescere ogni impulso nel suo luogo appropriato entro una ordinaÂta societĂ di falansteri. L’eduÂcazione del Fourier da un laÂto vorrebbe sistemare tutti al punto giusto (mettendo i garÂzoni attratti dalla sporcizia a nettare le strade) e, dall’altro lato, sollecita ognuno a lasciar libero corso ad ogni suo imÂpulso. PoichĂ© sempre si scoÂpre, lasciando che un nevrotiÂco chiacchieri a sufficienza, il misero sogno di cui si nutre la sua mente, così leggendo le opere di Fourier non si tarda a ravvisare il miraggio che tieÂne in piedi tutti i suoi progetÂti: dopo tanto discorrere di libertĂ , non esita a raccomandaÂre un’educazione che pieghi i vezzosi e giovani alle brame dei decrepiti. Si può star certi che tutti i consumatori di paÂrole d’ordine nel fondo della propria incoscienza nutrono qualcosa di simile. * L’ordine saintsimoniano e la’narchia fourierista sono antiÂpodi amici. Non conviene forÂse al tecnocrate mantenere il giardino zoologico fourierista dove ogni fermento di critica legata alla nozione metafisica del bene, del buono e del bello si fonda e confonda con la critica selvaggia, la quale rafÂforza in seconda istanza la ferÂrea organizzazione dello Stato industriale? In queste marcite si decomporranno e sfogheÂranno i fermenti di critica. Chi in modo impreciso e ignaro andrĂ cercando le forme eterÂne qui, col sussidio di droghe, di dissipazioni doverose, e soÂprattutto di parole d’ordine riÂgorosamente imprecise, verrĂ deformato, come certe piante dai giardinieri giapponesi. I tecnici imbevuti di ideoloÂgia saintsimoniana manterranÂno una produzione di beni sempre piĂą automatizzata ed il tempo libero verrĂ trascorÂso nell’allucinazione. La forÂmula del tempo libero sarĂ viÂsibile in due pillole, i due sacramentali della nuova fede, i due oggetti-ideologie: l’una staccherĂ l’erotismo dalla proÂcreazione, l’altra la psiche dalÂla realtĂ oggettiva. Il gregge fornirĂ ai tecnoÂcrati il materiale umano per gli esperimenti di trapianti di organi e di ingestioni d’alluciÂnogeni e la manipolabilitĂ di tali cavie dovrĂ tendere all’inÂfinito: uomini a piĂą teste o a piĂą braccia, con memorie alÂtrui, con sentimenti combinaÂti a capriccio, con arti artifiÂciali di forza inaudita, di vitaÂlitĂ illimitata. Come il progresÂso della meccanica serviva a intrattenere gli ozii dei re cinesi o dei satrapi dell’etĂ alesÂsandrina con ordigni dove la fantasia imprimeva il proprio delirio al ferro ed al legno, così l’oligarchia futura potrĂ visitare nei giardini antropologici uomini a piĂą teste, con strane amputazioni e bizzarre aggiunte.
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