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PITTURA: I MAESTRI: La grande ora del Tiepolo7 Febbraio 2019
di Rodolfo Pallucchini Udine, 26 settembre. Venezia si è dimenticata che quest’anno cade il secondo centenario della morte di Giambattista Tiepolo, uno dei più prestigiosi artisti della sua tradizione, così come tre anni fa ha lasciato passare in silenzio quello della morte del Canaletto. Tranne un discorso commemorativo promosso dalla scuola di Santa Maria dei Carmini, che conserva del Tiepolo forse i soffitti più suggestivi, e l’esposizione alle Gallerie di alcuni frammenti restaurati del soffitto ad affresco degli Scalzi quasi completamente distrutto dalle bombe nella prima guerra mondiale, nessun’altra iniziativa di carattere culturale è stata presa a Venezia. I francobolli commemorativi li hanno lasciati fare alla Repubblica di San Marino. Ma altre città venete si sono mosse: Udine, quasi a ripagare il suo debito di riconoscenza per l’attività del Tiepolo nel duomo, nel palazzo dei patriarchi d’Aquileia (uno dei momenti più fulgidi del suo «iter» creativo), nel Castello e in Santa Maria della Purità, ha preso l’iniziativa di commemorarlo con una mostra che andrà in scena nella primavera del 1971 in una sede stupenda, la restaurata villa Manin di Passariano. II solerte direttore delle Biennali d’arte antica friulane, Aldo Rizzi, aveva messo le mani innanzi da tempo, organizzando nel 1965 la mostra dei disegni del Tiepolo: la mostra delle incisioni, inaugurata qualche giorno fa, precede il convegno di studi che inizierà i suoi lavori lunedì, 28 settembre. Al convegno, che sarà aperto con la prolusione del maggior studioso tiepolesco, Antonio Morassi, hanno assicurato la loro partecipazione specialisti di tutto il mondo. S’iniziano cosi a Udine quelle celebrazioni tiepolesche che culmineranno nella grande mostra di pitture del padre Giambattista e del figlio Giandomenico, nell’ambiente più fastoso e propizio, quello della Villa Manin, restaurata dall’Ente Ville Venete e ceduta alla Regione del Friuli-Venezia Giulia. La mostra in corso di organizzazione si differenzierà da quella che Venezia aveva dedicato all’artista nel 1951, non solo per il fatto che punterà solo su di una selezione di capolavori (cosi come Amsterdam ha fatto l’anno scorso per il Rembrandt), ma anche per l’ambiente adatto che li esporrà (la mostra veneziana del ’51 era stata allestita sulle pareti bianche ed accecanti del padiglione della Biennale di Venezia): infine il Comune di Udine intende la mostra tiepolesca come uno strumento promozionale di cultura anche per le masse, con un biglietto d’ingresso simbolico e con un catalogo sintetico di poche pagine: che non escluderà poi quello di carattere scientifico per specialisti e amatori. Il Museo Civico di Bassano ha esposto in questi giorni tutte le incisioni ed i disegni che possiede del Tiepolo, con un catalogo preciso ed informato, curato dal suo direttore Bruno Passamani, e edito con eleganza a cura dell’Associazione Amici del Museo. Il Fogg Art Museum della Harvard University di Cambridge (USA) ha organizzato nella primavera scorsa una bellissima mostra di disegni di Giambattista Tiepolo e della sua cerchia, comprendente un centinaio di fogli prestati da collezioni pubbliche e private statunitensi. A ricordo dell’ iniziativa, chiamata « Tiepolo a bicentenary exhibition: 1770-1970 », resterà il monumentale catalogo, presentato da Agnes Mongan e curato dal più illustre studioso di grafica tiepolesca, George Knox. Il 20 settembre alla Staatsgalerie di Stoccarda è stata inaugurata la mostra del cospicuo fondo di disegni del Tiepolo, al quale sono stati aggiunti fogli del Museo dell’Università di Wurzburg e di altre raccolte: in tutto circa duecento fogli, che, nel caso del fondo di Stoccarda, ben pochi erano riusciti a vedere. Nella loggia del Lionello di Udine è esposto, per la prima volta, l’intero corpus incisorio tiepolesco: i « Capricci » e gli « Scherzi di fantasia », più alcuni altri fogli, di Giambattista; 180 incisioni del figlio Giandomenico (tre in più di quelle elencate dal De Vesme), 9 dell’altro figlio Lorenzo, più altre 9, sulle quali è ancora aperta la discussione. Come è noto, Giambattista Tiepolo fu soltanto un « peintre-graveur », cioè utilizzò la tecnica incisoria per realizzare proprie idee inventive. Mentre nella maggior parte dei casi il disegno per Giambattista è un campo di progettazione che potrà realizzarsi nella struttura complessa d’un affresco o d’una tela, l’acquaforte è una situazione figurativa indipendente, fine a se stessa. Nelle sue incisioni, vecchi orientali in turbante, maghi, filosofi, soldati, pastori, fauni, donne, animali vari si danno convegno, si dispongono in gruppi, per scrutare misteriosi volumi, interrogare oroscopi, trarre indizi da crani, scheletri, serpi, tra ruderi rovinosi, are, bassorilievi. L’ipotesi affacciata molti anni fa dal Focillon che Tiepolo avesse voluto fissare in tali fogli pratiche di magia piace alla critica contenutistica d’oggi: in ogni caso, in tali acqueforti, siano i « Capricci » o gli « Scherzi di fantasia », la situazione tematica, scaturita da una delle fantasie più estrose dell’arte italiana, si concreta nella ricerca assoluta della luce. Se il Rembrandt è il grande regista delle ombre, il Tiepolo è il regista della luce, che o corrode o esalta la forma, in una capricciosità ancora rococò. Giandomenico Tiepolo non solo incide all’acquaforte sue invenzioni (la serie della Fuga in Egitto) ma riproduce opere sue e del padre. L’attività incisoria di Giandomenico è essenziale per la comprensione della sua pittura: c’è in lui un continuo appoggiarsi ad un reticolato grafico tremolante, minuto, articolato come a strappi, che impaccia la distensione della forma nella piena atmosfera, ma che diviene un mezzo linguistico coerente, per estrinsecare la sua vena estrosa e talvolta grottesca. Il catalogo del Rizzi è un contributo fondamentale per la conoscenza della grafica incisoria dei Tiepolo: egli, tra l’altro, propone una nuova datazione delle acqueforti di Giambattista, una proposta che certo susciterà nuove discussioni fra gli studiosi.
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