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PITTURA: I MAESTRI: Segantini: che beati strafalcioni15 Gennaio 2019
di Franco Russoli La recente pubblicazione degli « Archivi del Divisionismo », a cura di Fortunato Bellonzi e di Teresa Fiori, e la bella mostra del divisionismo italiano, aperta alla Società Permanente di Milano in via Turati, hanno ridestato l’antica passione di raccoglitore e preciso, acuto commentatore di epistolari di artisti, che non è il minor titolo di studioso e di critico di Lamberto Vitali. Alla sua opera, ormai classica, sulle Lettere dei Macchiaioli, egli ha fatto ora seguire, quale contributo in margine, un volumetto, edito da par suo da Vanni Scheiwiller « All’insegna del Pesce d’oro », nel quale pubblica venticinque lettere di Giovanni Segantini. L’interesse del contributo non consiste in una rivelazione di « inediti », perché, nello stretto significato del termine, di inediti non si tratta. Ma nel fatto che queste lettere sono pubblicate insieme per la prima volta nella loro redazione originale, la quale talmente si diversifica dalle stesure emendate, mutile e tradotte e tradite in una banale trascrizione «in italiano corretto», precedentemente rese note, che veramente ne risulta un Segantini « inedito ». Nella bella introduzione, Vitali ripercorre le vicende di una polemica che oppose gli scrittori della Voce (Slataper, Soffici, Prezzolini) ai figli di Segantini, Gottardo e Bianca, in occasione della pubblicazione in Germania e in lingua tedesca degli scritti del maestro. Vi entravano motivi politici e nazionalistici, ed era messo in discussione il criterio della scelta e della mutilazione dei testi. Ma non era toccato il problema del rispetto della stesura originale delle lettere, e quindi dell’arbitrarietà della loro « messa in bella » nell’edizione italiana che seguì, nel 1910, a quella tedesca. Lo fa ora benissimo Vitali, notando come non si possa « correggere » alcun testo senza con ciò alterarne il valore e il significato: non si tratta di correttezza archivistica, ma di comprensione storica e critica. E nota, ad esempio, come la edulcorata versione delle lettere data da Bianca Segantini e dagli altri editori dei testi, mettano in maggior risalto la incoltura e la confusione filosofica del maestro, che erano invece ampiamente riscattate dalla sua eccezionale visione lirica e dalla qualità di adesione totale, immediata, alla vita della natura, dalla sua illuminante presa di possesso del vero. Ciò che emerge appieno dai testi rispettati nella loro versione originale, dalla forza aspra e intensa dei presunti « errori » di ortografia e di sintassi: la parola e la frase hanno allora l’empito e il ritmo di una ricerca e di una scoperta di stile come specchio dell’idea, della sensazione e del sentimento. Ma converrà lasciare una lettura critica del linguaggio di queste lettere agli amici addetti ai lavori, come Contini o Isella. Limitiamoci a trascriverne una, ad esempio della solenne e appassionata poesia e moralità dei pittore di Arco. __________ « E’ ARRIVATA PRIMAVERA » A Neera (Anna Radius Zuccari, scrittrice). Savognino 8-4-93. Gentilissima Signora Neera. Li ho letti i suoi Racconti. Belli: bellissimi per il mio gusto li ultimi due. La ringrazio ho Signora, di ricordare un sepolto vivo. Di neve ne è caduta quest’inverno In grande abbondanza: ma ormai la divina e per qui sempre tarda Primavera è arrivata e anche quest’anno si è compiaciuta di battere la sua magica verga sul sepolcro della natura, e la natura obbidiente alle sue leggi si è scossa: la neve e il ghiaccio che la ricopriva ando a fiume, lasciando a nudo la livida superficie del terreno, che si decompone per dar forza a nuova vita. E già si vede i fili derba dun verde tenero alzare i piccoli stecchi dissecati o spuntare infra la peluria muffosa, e qua e la lumile margherita da locchio giallo e dai candidi merletti. E nei boschi scheletriti li uccelli cantono, e allegramente lavorano a portare nel becco fili e paliuzze per costruirsi il nido. Ecco come qui comincia la primavera: e prima che la lodola sinnalza nello spazio a gorgheggiare la sua estasiante melodia, pasera ancora un lungo mese. Ma alora o signora questa selvaggia natura è bella, bella nella sua giovinezza profumata di mammole e di rose canine, e per gli aromi forti dei boschi resinosi. E’ in questo tempo che la mia anima sinnalza solitaria a scrutare l’estetica, intanto che l’occhio sì assorbe nella contemplazione azzurra del celo e poi si abbassa nei candori delle cime nevose. Vede il bianco e sente lazzurro poi discende al grigio delle rocce, per riposarsi nel verde che lo circonda. La saluto e mi creda suo devotissimo amico.
_____________ « LARTE E’ MULTO DIFICILE » A Vittore Grubicv de Dragon. (Carella) 1/21 82. Caro Vittore. Al posto della Neve, trovo le Viole e le farfale, non importa il quadro della neve lavrai losteso acosto di arampicare sui Monti, ti voglio parlare un poco d’arte. Ah Larte è multo dificile quando si tiene per punto di vista che il disegnio è pane il colore è carne, queste due sostanze non costituiscono che il pitore. Ma Lartista dev’esere un individualità distinta e originale caraterizata e improntata del proprio sentimento coi mezi più semplici della natura, perdonami della noia che to recato. mi racomando Alberto tuo SEGANTINI
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