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LETTERATURA: “I compagni del fuoco” di Ernesto Aloia19 Settembre 2007
di Paolo Cacciolati E’ difficile capire, e poi spiegare, perché un libro come questo, I compagni del fuoco, di Ernesto Aloia, non abbia risposto alle mie aspettative. E allora? Dov’è la questione? Forse nella trama? E’ debole, incoerente, non convincente? Può essere, ma non è questo ciò che non mi convince. Un tipo retto e coerente, Seba, mica come quei rammolliti dei genitori impegnati in attività di progresso occidentale, Miranda avvocato esperta in diritti d’autore, Valerio coordinatore del Cingip (Centro Internazionale Non Governativo per una Iniziativa di Pace), ente che si occupa di rilevare l’Indice Conflittuale Globale (ospitato in prima pagina dal più letto quotidiano nazionale),  lautamente sponsorizzato da varie compagnie finanziarie tra cui la Banca Cooperativa del Nord Ovest. Naturalmente i finanziatori non si esimono dall’utilizzare l’immagine umanitaria del Cingip per il lancio di un nuovo fondo d’investimento, il Fondo Etico Plus Bilanciato, con destinazione le Grandi Cause per la pace, l’ambiente, il terzo mondo. Patrimonio accumulato in tre mesi: duecento milioni di euro. La trama procede tra filmati jihadisti di soppressione, litigi tra Valerio e Miranda su come riportare il figlio sulla retta e occidentale via, e la dura vita degli attivisti del Cingip, in quella che in questi casi si dice una girandola di situazioni e avvenimenti. Una girandola che a volte pare girar bene, come quando mette a fuoco certi personaggi dell’ambiente di Valerio, altre volte invece sembra girar poco, anche a vuoto. Però. Colpa della mia immaginazione disturbata o forse solo di una momentanea propensione a interrompere la lettura per mettermi a fare qualunque altra cosa, però ho avuto l’impressione che i personaggi avessero voglia di interrompere l’azione o i dialoghi per domandarsi (e domandare al lettore): ma io che ci sto a fare in questo libro? Mi viene in mente una canzone di De Andrè, Il ritorno di Giuseppe, contenuta nell’album La buona novella, dove in quattro righe si suggerisce la fatica di Giuseppe nell’attraversare il deserto per tornare da Maria. Ai tuoi occhi, il deserto, Vero che De Andrè è De Andrè, vero che non si può comparare una lirica con un romanzo, però ne I compagni del fuoco non ho trovato traccia di questo. Non ho trovato immedesimazione o slanci nella narrazione o picchi di pathos che mi abbiano coinvolto emotivamente. Come dicevo all’inizio, non credo che sia una questione di lunghezza dell’opera, e del resto non so quali siano i modi più efficaci per realizzare questo meccanismo. Ma auguro a Ernesto Aloia di svelarcelo nel prossimo libro. Ernesto Aloia, I compagni del fuoco, Rizzoli 24/7. 18 euro. Letto 2326 volte.

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