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STORIA: MAESTRI: Guglielmone mio padre7 Novembre 2015
di Giorgio Zampa La pausa durava troppo. Da almeno cinque o sei anni non se ne sentiva piĂą parlare; per questo, forse, le riveÂlazioni delle settimane passate sono state piĂą vivaci del solito: la compressione era stata eccessiva. La stamÂpa tedesca se ne è interessata quasi al completo, quella svizzera ha seguiÂto, il Times Litterary Supplement ha raccolto, commentato le notizie, e l’episodio non è chiuso, perchĂ© altre pubÂblicazioni si annunciano. Tra i serpenÂti di mare che affiorano sulle pagine dei giornali, questo, se non dei magÂgiori per mole, è certo uno dei piĂą divertenti. PerchĂ© le persone che maÂnovrano i fili del drago, come macchinisti dietro la scena del Sigfrido, ricavando vantaggi economici cospicui da ogni spalancare di fauci, da ogni soffiata di fuoco, non hanno ancora pensato a uno sfruttamento del « caso » sotto forma di gioco? The Hunt of B. Traven: una bella scatola coloÂrata, tante figurine, tabelle, dadi, c’è da scommettere che attecchirebbe. La manovra dura da quarant’anni, da quando un editore di Berlino pubÂblicò un romanzo di un autore sconosciuto, B. Traven. La nave dei morÂti (sette milioni di copie ) divenne uno dei piĂą grandi successi dell’editoria moderna. Non si tratta di letÂteratura da strapazzo; c’è chi giura sulle sue qualitĂ letterarie. Un lettoÂre non facile e, a volte, acuto come Kurt Tucholsky, definì il romanzo opeÂra di un grande epico. Ancora oggi il supplemento del Times sopra rammentato non esita a porre alcuni racconti di Traven tra i migliori del seÂcolo; ma lasciamo stare l’aspetto letterario della questione. Le vicende esterne di questo autore sono piĂą inÂteressanti di qualsiasi cosa egli abbia scritto; l’abilitĂ con cui le fandonie piĂą imprudenti di carattere biografico sono state messe in circolazione, senÂza essere mai ritirate via via che altre se ne aggiungevano, è opera di un mistificatore di genio, degno, in certa misura, di ammirazione. D’Annunzio, che fu un notevole impresaÂrio di se stesso, non arrivò nemmeno lontanamente a tanto. Con tutte le risorse della sua inventiva pubblicitaria, Gabriele non pensò mai di far credere che un Borbone fosse impliÂcito in vicende relative alla sua nascita. Mentre Traven rivendica ora ascendenza imperiale. Ma non anticiÂpiamo; rifacciamoci, anzi, ab ovo. Quando la BĂĽchergilde Gutenberg, che aveva edito Das Totenschiff, doÂmandò all’autore materiale biografico: notizie, fotografie ecc. per uso reclaÂmistico, si sentì rispondere con un diniego: il signor Traven chiese di essere lasciato in pace, arrivò al punÂto di rifiutare spiegazioni sul proprio prenome. Tutto quanto si riuscì a saÂpere, fu che lo scrittore abitava in Messico. L’opinione pubblica si sentì frustrata; i giornalisti giurarono di rendere vano quel rifiuto; e l’operazione Traven ebbe inizio. Al primo romanzo ne seguirono altri sedici, tutÂti accolti con lo stesso favore dal pubblico. Hollywood fece due film che ebbero, a loro volta, un successo considerevole; ma la gente continuò a ignorare quale individuo si celasse sotto il nome di Traven. Si volle che fosse originario della Germania, perÂchĂ© le sue opere uscivano prima in tedesco e contenevano molte allusioni a luoghi e a fatti tedeschi. Ma gli editori americani erano convinti che i dattiloscritti di Traven loro perveÂnuti con varianti anche notevoli rispetto a quelli tedeschi, rappresenÂtassero stesure originali. La travenologia vide il formarsi di due scuole. La corrente americana, nel corso di quattro decenni, ha sostenuto: 1) Che Traven non sia altri che Jack LonÂdon. L’autore di Martin Eden, simuÂlato il suicidio, si sarebbe rifugiato in Messico e lì avrebbe continuato a scrivere. (La teoria non ha molti adeÂrenti. Se London fosse vivo, avrebbe oggi novantuno anni; troppi per il siÂgnore che abita a CittĂ del Messico sotto il nome di Traven). 2) Dietro le sei lettere misteriose del nome faÂmoso, si sarebbe nascosto Lopez Mateos, presidente del Messico. L’uomo politico tuttavia ha fatto sapere che nel 1926, al momento dell’uscita della Nave dei morti, aveva cinque anni. Insistere sull’identificazione, sarebbe stato attribuirgli una precocitĂ eccesÂsiva. 3) Traven sarebbe un capitaliÂsta americano « che salva la propria coscienza scrivendo romanzi proletaÂri ». 4) Oppure un negro. 5) O anche un lebbroso. Nell’introduzione che Charles Miller ha scritto per un voluÂme di racconti appena uscito (The Night Visitor and Other Stories) si assicura che, secondo il passaporto messicano « modello 14 » Traven figuÂra come Traven Torsvan, nato a ChiÂcago nel 1890 da Burton e Dorothy Torsvan; lo scrittore avrebbe usato, a volte, anche il nome di Berick TraÂven Torsvan. Le ipotesi dei tedeschi, meno sugÂgestive delle americane, si avvicinano di piĂą, forse, alla veritĂ . Lasciamo stare il luogo di nascita, che può esÂsere Chicago, St. Louis o San FranÂcisco; la madre norvegese o svedese: sulla nazionalitĂ del padre non ci soÂno dubbi. Sebbene ignoto, deve esseÂre stato tedesco. E lo scrittore deve avere trascorso adolescenza e prima giovinezza in Germania. I suoi libri, che esprimono una visione del mondo anticapitalista, con forti venature anarÂchiche, palesano esperienze compiuÂte nel periodo bellico e post-bellico in Germania, in ambienti di sinistra. Faccio grazia della dozzina di ipoteÂsi costruite su queste basi, limitandoÂmi a riferire quella che identifica TraÂven con il rivoluzionario Ret Marut. Le conclusioni dei due « B. Traven-Archiv » Nel 1963 Max Schmid, uno scrittoÂre di Zurigo che possiede un formiÂdabile « B. Traven-Archiv » pubblicò sul quotidiano svizzero Tagesanzeiger una serie di articoli, per rendere noti dei risultati raggiunti grazie a ricerÂche sue e del collega Rolf Recknagel di Lipsia, titolare di un altro « ArÂchivio Traven » formatosi indipendenÂtemente dal suo. Schmid sostenne che sotto il nome di B. Traven si cela un personaggio singolare, in un certo peÂriodo e in certi ambienti abbastanza noto in Germania. Nato a Lubecca nel 1884 da una norvegese e da padre ignoto, Ret Marut girò da bambino per mezzo mondo con un balletto. Dal 1907 al 1915 figura come attore sui cartelloni di parecchi teatri. Ma l’atÂtivitĂ che lo fa meglio conoscere è quella letteraria: nel 1917-18, sotto il nome di Richard Mauerhut, pubbliÂca a Monaco di Baviera la rivista social-pacifista Der Ziegelbrenner (Il Fornaciaio), nella quale si attaccano Kaiser, militari e capitalisti. Nel 1924 Mauerhut o Marut che fosse, sfugge a un mandato di cattura e si rifugia in Messico; due anni dopo esce il suo primo romanzo sotto uno pseudonimo che nessuno certo, e lui forse meno di ogni altro, poteva prevedere destinaÂto a tanta fortuna. Fin qui Schmid e Recknagel. Sulla scorta dei loro dati, Stern decise di affidare a un suo cronista l’incarico di andare in fondo alla questione. GiĂ Life aveva destinato, e credo che il concorso sia tuttora aperto, una cospicua somma in dollari a chi avesÂse risolto una volta per sempre il miÂstero Traven. La rivista di Amburgo mise a disposizione di un giornalista, Gerd Heidemann, mezzi e tempo illiÂmitati per studiare la connessione Marut-Traven; dopo tre anni di riÂcerche, sono ora stati, resi noti ì riÂsultati dell’inchiesta. Nei registri dell’anagrafe di DusselÂdorf Ret Marut, sebbene di cittadiÂnanza inglese, risulta nato nel 1882 a San Francisco, quindi passato subiÂto a Danzica. Allo scoppio del conflitÂto, nell’agosto del ’14, la cittadinanza inglese diventa americana. Marut può vivere indisturbato a Monaco, dove nel frattempo si è trasferito; nĂ© le auÂtoritĂ lo infastidiscono quando gli Stati Uniti entrano in guerra contro la Germania. In un momento di granÂde penuria di carta, anzi gli viene consentito di stampare una rivista dichiaratamente antimilitarista. Nel novembre del ’18 Der ZiegelÂbrenner sospende le pubblicazioni; ed è a questo punto che l’attivitĂ di Marut si fa piĂą interessante. Il giorÂnalista si trasforma in uomo politico; il 7 aprile del ’19, quando il Comitato Centrale Rivoluzionario con a capo tre scrittori, Ernst Toller, Erich Muhsam e Gustav Landauer proclama la Räterepublik Ret Marut entra a far parte del governo, assumendo il dicaÂstero dell’istruzione Popolare. L’incaÂrico non dura a lungo: il 13 aprile i comunisti, guidati da LevinĂ© e Levien, s’impadroniscono del potere. Il primo maggio le truppe di Noske occupano Monaco e mettono fine alla breve vita della Repubblica. Landauer è fucilato, LevinĂ© impiccato. Miihsam è condannato a 15 anni, Toller a cinque. Arrestato davanti a un cafÂfè da alcuni studenti armati, Marut sfugge per miracolo a una condanna a morte e si rifugia a Vienna, dove riprende la pubblicazione della sua rivista. Da Vienna passa a Berlino e di qui si allontana nel 1920 con il passaporto di un amico. Erich MĂąhsam riceve in prigione una cartolina da Rotterdam, nella quale Marut anÂnuncia il suo allontanamento definitiÂvo dall’Europa. Non sappiamo come Max Schmid sia arrivato alla conclusione che MaÂrut e Traven sono la stessa persona. Il giornalista di Stern, per suo conto, inserisce nell’avventurosa istoria una storia ancora piĂą avventurosa, relatiÂva a un certo Augusto BibeljĂ©, che avrebbe fornito a Marut, con il racÂconto della sua vita, il materiale per La nave dei morti e Il tesoro della Sierra Madre. Secondo Heidemann, tra BibeljĂ© a Marut vi fu una collaÂborazione molto stretta, cominciata a Rotterdam e proseguita in Messico, fino a una rottura definitiva; di essa sarebbe rimasta una traccia nelÂla enigmatica B. di Traven. BibeljĂ© morì davanti a Teruel la notte di San Silvestro del ’37-’38; Heidemann avrebÂbe avuto da suoi compagni d’armi di quel periodo assicurazione che il prusÂsiano aveva conosciuto bene Marut e che con lui aveva contribuito alla fonÂdazione della ditta Traven. (A queÂsto punto è superfluo dire che nel ’37 la leggenda dello scrittore senza volto era diffusa dappertutto e che qualsiasi millantatore poteva, con l’appoggio di circostanze laterali, arÂricchirla nel senso che voleva). Munito di fotografie di Marut, il cronista di Stern percorse una proÂvincia messicana che Traven aveva descritto in un suo libro; rintracciò persone che avevano conosciuto l’ex-rivoluzionario tedesco Marut sotÂto il nome di Traven ed ebbe così conferma dell’identitĂ dei due nomi. Fece indagini presso gli uffici delÂl’immigrazione e apprese che un citÂtadino americano Traven Torsvan aveva chiesto e ottenuto la cittadinanÂza messicana nel 1950. Ormai non gli restava che tirare le fila. Un appostaÂmento presso il casellario della posta centrale di CittĂ del Messico, dove Traven si faceva indirizzare la sua corrispondenza, lo mise in contatto con una signora che non ebbe difÂficoltĂ ad ammettere di essere moglie di Traven e ad affermare che Traven e Marut sono la stessa persona. Il giornalista non riuscì ad avvicinare lo scrittore, allora molto malato; la conoscenza avvenne solo nel dicemÂbre dell’anno scorso. Quasi cieco, sorÂdo, incerto sulle gambe, Traven si rifiuta di parlare tedesco, non dice, naturalmente, una sola parola su di sĂ© e sembra prendere interesse alla conversazione solo quando HeideÂmann gli parla di conoscenti comuÂni della provincia di Chiapas. Un ribelle ma d’eccezione Con una visita compiuta in una paÂlazzina nel centro di CittĂ del MesÂsico, abitata da un vegliardo malridotÂto, avaro di parole, custodito da una moglie ancora giovane e da due avvenenti figliocce, la Traven story sembrerebbe finita. Il rivoluzionario della Räterepublik, lo scrittore sociaÂlista, di cui la Unione Sovietica fa un consumo enorme, maggiore di qualsiasi altro Paese, si colloca in una cornice che non è forse, quella che ci si poteva aspettare per un riÂbelle, un desemparado come lui. Ma c’è di piĂą. La storia è lontana dalÂl’essere conclusa, minaccia, anzi, di cominciare proprio ora. Per dirla d’un colpo solo: un ribelÂle, Marut-Traven lo fu, ma di eccezioÂne. La signora Rosa Elena Lujan, sua attuale legittima consorte, afferÂma che durante un viaggio a BerliÂno nel 1959 compiuto con il marito, che in quell’occasione si faceva pasÂsare per Hai Croves, cittadino ameriÂcano in un momento di debolezza Traven le confessò di essere figlio naturale di Gugliemo II e di un’atÂtrice norvegese. Secondo Heidemann, ciò chiarirebbe aspetti, altrimenti inesplicabili, della biografia di Marut, la facilitĂ con cui potĂ© cambiare la cittadinanza inglese con quella ameÂricana, le agevolazioni che gli furono accordate per pubblicare la sua riviÂsta e via discorrendo. Ragioni un po’ deboli per provare una discendenza di quel calibro: un accordo, tuttavia, con il tono generale del servizio di Stern. PiĂą di una volta viene il soÂspetto che il cronista si prenda gioco del lettore, tanto ingenuo è il modo con cui riferisce certi fatti; ma subiÂto ci si accorge che fa anche troppo sul serio. Come quando informa che l’attuale capo della casa Hohenzollern, il principe Luigi Ferdinando, niÂpote di Guglielmone, avrebbe dichiaÂrato: « Escludo che la faccenda abbia un fondamento qualsiasi! ». Così non la pensano, in ogni modo, i travenologhi Schmid & Recknagel, che dopo le rivelazioni di Stern, tocÂcati nel loro amor proprio, hanno deÂciso di passare alla riscossa. Essi stanno raccogliendo documenti per provare che Ret Marut non è figlio, ma fratello di Guglielmo II; rampolÂlo anche lui dell’imperatore FederiÂco III, che regnò soltanto novantanoÂve giorni, dal 9 marzo al 15 giugno del 1888. Staremo a vedere. Come quelÂlo di Bruneri-Cannella e della princiÂpessa Anastasia, il caso Traven proÂmette di non avere mai fine. Letto 1287 volte.

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