PITTURA: I MAESTRI: L’ora di De Chirico – Il metafisico18 Agosto 2011 di Dino Buzzati La meravigliosa mostra di Giorgio De Chirico, che si inaugura domani al palazzo reale di Milano, ci dà più di quanto io mi aspettassi. De Chirico è ultrafamoso e non c’è nessuno, almeno in Italia, che non abbia in mente alcune delle sue ope re. Frequentissime le sue apparizioni nelle gallerie, ancora più le riproduzioni in libri, riviste, giornali. Era lecito supporre che la nuo va grande rassegna sarebbe servita più che altro a ri passare una arcinota lezione. Invece l’effetto è molto più forte. Questo anche per me rito della scelta intelligente delle opere e della fermezza con cui gli ordinatori hanno puntato sui periodi più im portanti e felici. Bene. Nel percorrere so prattutto le prime sale, si riceve nettissima, come mai era avvenuto prima, la rive lazione del genio; di un ar tista cioè che ha scoperto un nuovo continente della poesia. Si misura poi, quasi con sgomento, il numero dei suoi figli e nipoti. Quante idee da lui sparse nel mondo. Se non ci fosse stato De Chiri co, sarebbero esistiti Max Ernst, Magritte, Tanguy, Dalì, Delvaux, per non citare che i più celebri surrealisti discesi dai suoi lombi? Sa rebbero esistiti ugualmente. Ma di sicuro diversi, di si curo inferiori a ciò che sono poi diventati. La prima e maggiore sco perta di De Chirico si chia ma pittura metafisica. Che significa? La parola ricorre frequentissima negli scritti dell’artista. E ne dà lui stes so una indicazione: «Ogni cosa ha due aspetti: uno cor rente, quello che vediamo quasi sempre e che vedono gli uomini in generale; l’al tro, lo spettrale o metafìsico, che non possono vedere che rari individui in momenti di chiaroveggenza e di astra zione metafisica… ». Ma in che cosa consista praticamente questo aspetto metafisico, al di là della no stra conoscenza sensibile, De Chirico non lo dice. Ce lo spiegano però le sue piazze d’Italia, i suoi interni ingom bri degli oggetti più etero cliti. Si tratta del seguente fenomeno: gli uomini, abitan do una città, abitando una casa, vi emanano senza sa perlo energie e fluidi invisi bili, corrispondenti ai loro pensieri non espressi, ener gie e fluidi che l’ambiente assorbe e più tardi restitui sce lentamente, quando gli uomini â— si noti bene â— se ne sono andati. Chi poi capta tali secrezioni delle cose, percepisce quindi il loro aspetto metafisico. Se una piazza, per quanto vissuta e veneranda, è pie na di gente o di automobili, l’aura metafisica non può sussistere. La presenza della folla arresta infatti il tra sudamento dei suddetti flui di da parte dei muri e dei monumenti. Così nelle case. La solitudine è infatti una caratteristica dei dipinti me tafisici di De Chirico, accen tuata, anziché annullata, dal la eventuale presenza di un paio di omini laggiù in fondo. Ora si tratta di vedere in che modo il pittore riesce ad esprimere l’ineffabile au ra. Prima di tutto, lo ripe to, raffigurando le contrade cittadine e l’interno delle case in condizione di solitu dine. Egli li dipinge inoltre con estrema precisione de scrittiva, pulizia, nettezza e insieme corposità di colore, alla guisa dei quattrocentisti toscani, condizione sine qua non perché il mistero si de termini. Una pittura di tipo impressionista, ad esempio, mai potrebbe permettere l’av verarsi del sortilegio. In cer to modo, poi. De Chirico rie sce a far sentire l’immobili tà delle cose, della luce e del cielo, caratteristica che si ac compagna sempre a quel ti po di rivelazioni. Ragionamenti questi che valgono, lo so, fino a un cer to punto. Il vero segreto del l’incantesimo appartiene al creatore e neppure lui, pro babilmente, saprebbe deci frarlo e comunicarlo a paro le. Ma i quadri sono là, e parlano da soli, trasmetten doci quello stupendo senso di attesa, di inquietudine, di oscuri presagi. Nell’esaltare i doni del pe riodo propriamente metafi sico (1912-1919 circa) non intendo qui sminuire la ge nialità di ciò che è venuto dopo, i manichini, i pesci sa cri, le maschere, i bagni mi steriosi, le spiagge con ro vine e cavalli galoppanti, quando dalla stessa « meta fisica » si è sviluppato tutto un mondo fantastico, nutri to di riecheggiamenti clas sici, strettamente collegato a quello del fratello Savinio. Si direbbe quasi che alle enigmatiche emanazioni di cui parlavo, il pittore, anzi ché farcele percepire sparse nell’aria, abbia voluto in un secondo tempo dare corpo fisico, imitando l’incongruen za dei sogni. E in certi casi, come nelle aggrovigliate mi schie di guerrieri greci nel chiuso della stanza d’appar tamento borghese, l’effetto è ancora più sorprendente. E’ questa la seconda, e non meno fortunata, stagione, do ve la fantasia ha il soprav vento sulla contemplazione magica. Ed è bello che qui, negli ultimissimi tempi, De Chirico sia ritornato, dopo tante divagazioni, sempre brillanti, estrose, virtuosistiche, non sempre protette dal la Musa. I più recenti quadri, espo sti nell’ultima sala, non so no le pedisseque ripetizioni di vecchi quadri metafisici, comparsi negli anni scorsi. Si tratta di invenzioni ge nuine, inedite. Sorrette sì da una pittura più sommaria che nell’epoca d’oro. Però va lide, spiritose, o conturbanti. Il genio è ancora presente. Osservate il cavaliere nero e irsuto che sul ponte si avvi cina all’ingenuo castello con cui noi si giocava da bam bini. E la battaglia che si scatena, pure su di un ponte, tra silhouettes di guerrieri color del carbone, mentre di sotto scroscia la cascata. E tutto avviene in una stanza. Basta, basta! Te l’avevo pur detto. Maria, di non lasciarli entrare! Purtroppo i visitatori, ve nuti forse fin dal Mare del le Solitudini (Luna), e ne varrebbe la pena, non po tranno assaporare De Chiri co come ho potuto fare io, in anteprima, coi quadri an cora poggiati per terra; e nessun estraneo presente. In tanta solitudine e si lenzio, la solitudine e il si lenzio delle fantastiche piaz ze d’Italia si moltiplicava con eccezionali ondate di no stalgia, di sbigottimento, di gloria. E io ci passavo da vanti in punta di piedi, per non far rumore. Guai se la bianca statua dell’ignota dea, dell’ignoto commendatore, si fosse risvegliata: con la lo ro terribile ombra nera! Letto 2676 volte. Nessun commentoNo comments yet. RSS feed for comments on this post. Sorry, the comment form is closed at this time. | ![]() | ||||||||||