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La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

Romanzo: Cara Anna – una storia d’amore vera sbocciata a Lucca durante gli anni della Seconda Guerra mondiale #11/16

12 Settembre 2008

di Bartolomeo Di Monaco
[Per le altre sue letture scorrere qui. Il suo blog qui.]

Cara Anna #11

Giuliano riceve un’ottima impressione dell’aeroporto di Pisa. Tutto è tenuto nel massimo ordine, e soprattutto è contento di poter toccare con mano quel tipo di aerei che per otto mesi sono stati oggetto dei suoi rapporti all’Alto Comando della 1a Squadra Aerea di Milano. A Pisa è fortunato, perché, saputo delle mansioni svolte a Milano, viene assegnato al Comando Federale G. I. L., Sezione premilitare, e di nuovo, quindi, a mansioni d’ufficio. Il primo giorno gli rubano la branda e il materasso nuovi. Così deve adattarsi ad una vecchia branda con il materasso di vegetale “da far pietà“. Per evitare che glieli rubino di nuovo, oltre a scrivervi sopra le sue iniziali, incatena il materasso alla branda in modo che risulti difficile portarli via. È un’esperienza nuova per lui abituato alla disciplina più severa che regnava all’Alto Comando di Milano. Però vale la pena sopportare, visto che la sua Anna è più vicina e potrà fare delle scappatelle per incontrarla.

La Sezione Leva dell’Aria ebbe così da quel mattino del 29 ottobre 1940 un terzo attivo collaboratore”,  “fino al famoso 10 settembre 1943, giorno in cui, prese le mie carabattole, me ne venni definitivamente a casa.”  

Da Pisa, non ci fu più bisogno di scrivere ad Anna. In tre anni, ogni sabato sera andava a casa per rientrare il lunedì, “se non capitava anche un viaggetto durante la settimana”.  Qualche volta andava con regolare licenza, ma più spesso ricorrendo, come facevano altri commilitoni, a sotterfugi, e si doveva stare attenti a non essere pizzicati dai superiori.  

“Ma non finiva mica qui. Durante il percorso, una quarantina di minuti, se non anche un’ora e più, alla famosa stazione di Rigoli c’era il solito carico di carciofi, cavoli, fagiolini, eccetera… che richiedeva un tempo interminabile. C’era sempre lo spauracchio dell’ufficiale di servizio sul treno che mi faceva stare in pena per tutto il tragitto.”  

Anna andava a prenderlo alla stazioncina di Montuolo, con una bicicletta da uomo. Giuliano vi saliva e montava in canna la sua “bimba”.

“Cara piccola Annetta! Tu non potrai mai comprendere la gioia che provavo nello scorgere al di là del cancello la tua figurina… E come eravamo felici durante il tragitto che ci portava a casa! Quasi sempre io ti montavo sulla canna della bicicletta che tu avevi portato, e così via di corsa verso casa, dandoti ora un pizzicotto ora un bacetto, e sempre ripetendoti: Sei contenta Annetta? Me lo vuoi tanto bene? Anche tu eri felice. Io lo vedevo.”  

La guerra subiva una svolta. Dopo i primi successi, ecco che la situazione comincia a peggiorare. Si hanno i primi veri rovesci. In Africa le truppe sono costrette a ritirarsi in Tunisia, da dove devono presto fuggire. Gli inglesi occupano Pantelleria, e comincia lo sbarco in Sicilia e sul Continente. Siamo nel 1943.

“I bombardamenti delle città e dei nodi ferroviari erano in continuo aumento. Dal bombardamento di Grosseto del lunedì dopo Pasqua a quelli di Livorno del 30 giugno e luglio fu un susseguirsi allarmante di azioni aeree. Anche l’aeroporto, come Pisa stessa, era soggetto ad un attacco da un momento all’altro.”  

Così Giuliano ed altri commilitoni decidono per prudenza di abbandonare l’aeroporto e di dormire in ufficio:  

“e così ogni sera improvvisavamo sul tavolo da scrivere un letto primitivo che al mattino andava a sparire dentro un grande armadio poco distante.”

“Il 25 luglio ci colse così nella nostra vecchia dimora di via Bovio. Fu per tutti un fulmine a ciel sereno. La caduta di Mussolini e l’avvento al potere del Maresciallo Badoglio erano in quei giorni commentati da tutti. Anche noi eravamo in ansia. La Sezione Leva di Terra fu sciolta. I marescialli rientrarono al Distretto, quelli della milizia alla Legione. Noi eravamo in forse se rimanere o meno. Il giorno di poi, 27 luglio, venne da Roma un telegramma che ci ordinava di continuare a funzionare, unitamente alla Leva di Mare.”

“Le mie scappatelle a casa continuavano anche in questi frangenti, ostacolate però dal tenente colonnello Fossombroni, comandante del reparto Servizi, e tenente Marchetti, comandante del reparto Personale, i quali prendevano lo stesso mio treno, il primo diretto a Rigoli, dove era sfollato, il secondo a Lucca, dove abitava nella frazione di Sant’Anna. Figuratevi quali giochi di prestigio dovevo escogitare per non essere sorpreso! Alla fine, provvidi a superare questo contrattempo, recandomi a casa in bicicletta.”  
 


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