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Romanzo: Cara Anna – una storia d’amore vera sbocciata a Lucca durante gli anni della Seconda Guerra mondiale #7/16

8 Settembre 2008

di Bartolomeo Di Monaco
[Per le altre sue letture scorrere qui. Il suo blog qui.]

Cara Anna #7

Finalmente Giuliano, che aveva rischiato di prendere una punizione per alcune piccolezze, poi rientrata per l’intervento in suo favore di un ufficiale, ottiene una licenza. Parte il 30 luglio, martedì, e giunge alla stazione di Lucca alle ore 19,30.

“… Arrivo bellissimo, la mamma che già era stata avvisata, era sulla porta ad attendermi, come pure il babbo e la zia. Momento indescrivibile, impossibile a raccontarsi. La mamma dalla contentezza piangeva, mentre tutti attorno mi chiedevano notizie di me, della mia salute, della guerra, di un mondo di cose. Al tempo stesso era stata avvisata la mia Annetta ed infatti, mentre m’incamminavo per andare a casa sua, l’ho incontrata lungo la strada, che veniva a trovarmi. L’ho baciata, mi à baciato. Stretti l’uno all’altro siamo andati in casa dove i suoi mi hanno offerto qualcosa ed abbiamo fatto la nostra prima conoscenza dal fidanzamento…”

Martedì 31 luglio 1940

“Primo giorno di licenza. Al mattino sono andato alla G. I. L. (Gioventù Italiana del Littorio, n.d.r.) a salutare gli amici e quindi al Distretto a vistare la mia licenza. Il resto della giornata l’ho trascorso tutto con la mia Anna.”

Giovedì 1 agosto 1940

Ancora giorno di licenza. Impossibile descrivere questi giorni che mi sono trascorsi in un soffio. Giorni bellissimi, ore magnifiche, lontano dall’ufficio e dalle pratiche, all’aria libera, nel suo orticello con la mia bimba. Mai li dimenticherò. È bello scordare tutto e tutti, è bello sognare e tanto…”

Venerdì 2 agosto 1940

“Nuovamente giorno bellissimo. Nel pomeriggio ci siamo fatti delle fotografie con la mia Anna. Abbiamo letto insieme le nostre lettere, ci siamo amati e… tanto.”

Sabato 3 agosto 1940

“L’Ufficio mai mi è passato per la mente in questi giorni. Sono sempre dalla mattina alla sera con la mia Anna, e solo con lei dimentico tutto. Al pomeriggio, in bicicletta, col piccolo Steno, siamo andati a trovare la mia nonna, dove ho incontrato pure la mia zia Teresa con le bimbe. Alla sera, con Anna siamo andati a Montuolo a fare visita alla sua nonna.”

Domenica 4 agosto 1940

“Sono andato alla seconda messa con Anna e quindi ho salutato anche il Signor Rettore. Ne ha fatto tanto, tanto caso. Nel pomeriggio, Anna e sua madre sono venute a casa mia, dove le avevo invitate. Alla sera invece sono andato a cena da loro dove, oltre quelli della famiglia, c’erano pure il suo zio Vincenzo, Gigi e sua sorella Angioletta. Sono così rimasto con loro fino al tocco.”

Lunedì 5 agosto 1940

“Giornata triste. La partenza è prossima. Al mattino vado a salutare Anna e la famiglia. Distacco molto doloroso, ma inevitabile. Dopo avere salutato la nonna, la zia Teresa e tutti quanti di casa mia, è d’uopo che alle 2,30 me ne vada per prendere il treno di Viareggio delle 3,23. Lungo la linea, quando mi sono trovato davanti alla casa di lei, ho visto dal finestrino del treno che Anna era alla finestra e sventolava un fazzoletto bianco in segno di saluto. In quel momento ho avuto voglia di piangere ed un sordo nodo mi serrava la gola. Viaggio triste, poiché il ricordo di tutti era sempre più vivo in me quanto più mi allontanavo da loro. Alle ore 12,30 ho fatto ritorno nella mia cameretta che per soli 6 giorni avevo lasciata.”

Giovedì 8 agosto 1940

“… Continua il bombardamento di fabbriche, aeroporti, nodi ferroviari dell’Inghilterra da parte dell’aviazione tedesca.”

Sabato 10 agosto 1940

“… Ieri ci hanno dato delle sigarette e cioè 11 pacchetti fra nazionali, maryland e 2 di macedonia. Inoltre ci hanno pure dato 3 pacchetti di trinciato forte. Mercoledì mattina ho mandato alla mia bimba un piccolo regalino consistente in una catenella d’oro con medaglione pure d’oro. Mi è costata 260 lire. È il primo regalo che le faccio e spero le piacerà. Quest’oggi ho scritto alla sua famiglia in ringraziamento per ciò che hanno fatto in occasione della mia visita in casa loro.”

Martedì 13 agosto 1940

“Questa mattina per la prima volta dopo quasi 8 mesi ho dovuto mio malgrado marcare visita. Sono andato all’infermeria presidiaria e pur senza febbre il Dottore mi à ricoverato per qualche giorno in osservazione… Nella nottata, mentre ero nell’infermeria, e precisamente alle ore 1, inaspettato allarme. Quattro apparecchi inglesi sono su Milano. Hanno lanciato una sessantina di bombe fra cui alcune anche su fabbricati civili. Si parla di una decina di morti e circa 40 feriti. Anche Torino è stata pure bombardata con lancio di bombe sulla Fiat. Un nostro caccia ha abbattuto un quadrimotore inglese.”

Mercoledì 14 agosto 1940

“Ancora giorno di ricovero in   infermeria. Ho appreso che il disastro delle bombe lanciate durante la nottata è stato molto rilevante. Ho scritto subito a casa e alla bimba per rassicurarli della mia ottima salute. Ancora combattimenti accaniti nella Somalia Britannica. Nella nottata sono di nuovo venuti apparecchi inglesi e si suppone dalla Svizzera. Hanno di nuovo lanciato una trentina di bombe ed alcuni manifestini su diverse città dell’Italia Settentrionale. Ecco il testo di quelli lanciati su Milano: “Italiani, chi vi à lanciati in questa guerra? Siete voi dunque degli schiavi per chinare la schiena al vostro nemico ereditario: la Germania? Aprite bene gli occhi perché la guerra col suo terrore è ormai alle porte di casa vostra”. Vi sono da registrare alcuni morti e qualche ferito. Un apparecchio è stato abbattuto.”

Milano, 19 agosto 1940

Annetta mia,

noi viviamo senza dubbio il sogno più bello del mondo. Così, spesso chiudo gli occhi per meglio vedere la realtà ed allora il tuo nome mi trema sulle labbra e vorrei coglierlo con un bacio. Ed allora ti dico: benedetto il giorno in cui ci siamo incontrati perché un sogno è vivo dentro noi stessi, vegliato ormai dallo stesso cuore. Sì Anna, poiché noi saremo sempre presenti anche se assenti, vicini anche se lontani, uniti anche se separati. Certamente qualche volta prima di addormentarti spalanchi la finestra e sogni. Parli, come me, alla luna ed interroghi le stelle. Non arrossire per questo. Le stelle accolgono oggi come ieri tanti segreti di giovani cuori. Qualche volta se un piccolo male avvolge la tua anima che trema e gli occhi sono pieni di nostalgia non vergognarti; è bello custodire Anna, il sogno dentro noi stessi e se anche riveliamo il nome a una stella non temere: brillando più forte ha detto di sì.
Spesso sognare è meglio che vivere.
E sogno, sogno ad occhi aperti come un bimbo ai primi passi e tremo soltanto al desiderio di voler bene. Per questo benedico il nostro destino perché tu sei venuta a me ed io sono venuto a te. E tu lo sai Anna, già nel darti il primo bacio ti ho chiamata come per invocare la tua anima.
Ricordi, ricordi Anna?…
Quante promesse in quei giorni, quanti giuramenti in quelle sere; ore di oblio furono per entrambi; giorni che rimarranno come scogli sopra il mare sul destino della nostra esistenza.
Oh! Anna, come ti amo; tanto… tanto…
Dimmi: mi credi?
Stai certa del mio amore! Mai Anna, capisci, mai devi dubitare di me, oh!… troppo, troppo ti amo perché un solo istante tu sfugga dalla mia mente.
Perché, perché Anna devo sì tanto soffrire…
Meglio forse era se non ti avevo conosciuta, se tu non eri entrata nella mia vita, se mai avevo sentito e provato la parola amore.
Che diritto ho io di farti sì tanto soffrire?…
Tu hai il diritto di essere amata per la tua anima, per il tuo cuore gentile. So che penserai che non puoi amare che me. Lo so. Ma non voglio che tu soffra per me; io che non so darti che disturbi, noie e… tanti, tanti dolori. Anna mia cerca di capirmi. Vedi, io soffro ed il mio dolore fa sì che pensando al tuo, non posso resistere dal non comprenderti ed amarti tanto… tanto di più. Vedi Anna, bisogna soffrire in due per misurare la qualità del proprio amore; bisogna soffrire in due per essere invincibili davanti al destino. Soffro nel saperti soffrire, morirei nel vederti morire; ma tuttavia sappi Anna, che vorrei che tu morissi piuttosto che il dispiacere di perderti.
Mai Anna ti ho chiamata, invocata dal profondo del cuore con maggiore ardore come in questi giorni.
E ripenso alle nostre sere d’amore: a quella, ricordi Anna, quando tenevi la testolina sul guanciale ed eri appoggiata sulle mie ginocchia. Quanto ti amavo… stringerti era per me un piacere, farti male una soddisfazione. C’era Anna nel tuo sorriso una promessa di devozione eterna. Ed io la colsi; presi fra le mani la tua testa ed impressi sulla tua bocca quel bacio che da tanto mi tremava sulle labbra. Nel riceverlo, tu, Anna, ti lasciasti sfuggire un grido di gioia e di dolore. Rimanesti per qualche istante ad occhi chiusi, con la testa rovesciata all’indietro, contro il muro; con la bocca semiaperta come svenuta.
Ricordi Anna? Oh, se ben lo ricordo! Com’eri carina in quell’atteggiamento. Ti guardai e poi dolcemente ti chiamai per nome. Tu sollevasti un poco la testa come un fanciullo alla voce della mamma che lo ridesta dal sonno, apristi lentamente i begli occhi e guardandomi mormorasti: mio Dio! Che c’è? domandai.
Non so risponderti Giuliano: M’è parso di morire.
Credo Anna che tu non avessi mai provato un simile sentimento di gioia e di dolore.
Ben lo ricordi nevvero Anna?
Dimmi, ripetimelo qui in questo momento che mai, mai… lo dimenticherai; che ogni sera prima di prender sonno penserai come me a quella sera ed allora ti parrà di sentire nuovamente sfiorare le tue labbra ed io in sogno poserò su di esse quel bacio candido e puro che il nostro sincero amore richiede.
Ed ora ovunque guardo sei tu che vedo, chiunque chiamo sei tu che mi rispondi, e vivo sempre con te come tu fossi presente e non ci si fosse detti nemmeno addio.
Come vorrei Anna, che tu pure mi amassi così!…
Ormai sei la sola, l’unica del mio cuore ed al di sopra di te non vi è che la luce di Dio.
Ti mando tanti e tanti bacioni, uniti ad altrettanti morsettini affinché tu possa nuovamente… morire. Tuo, Giuliano

P.S. Anna:
perché sei così cattiva? Dimmi!
Prima di andarmene mi promettesti di essere forte, ed invece…
È durata così poco la tua promessa?…
Vedi: devi essere allegra, farti coraggio, mangiare e… tanto.
Come mai invece ti fai sopraffare dal dolore?
Lo sai che ciò mi fa male e quindi se vuoi che anch’io stia contento, comincia col dimostrarmelo tu! Lo vuoi?…
Non pensare a ciò che senti dire; il più delle volte esagerano, ben lo sai…
Dunque promettimi tutto questo e vedrai che il buon Dio e la Madonnina ci aiuteranno.
Puoi essere ben certa che ti comprendo… e… tanto… tanto… Anna!! Maggiormente ti comprendo, maggiormente ti stimo e maggiormente ti amo.
Senti Annetta, contraccambia i miei saluti a tutti i tuoi… mi raccomando, impara bene a fare la mammina col piccolo Mirio!… Chissà!…
Vorrei tanto vederti!…
Bacialo anche per me…
Scrivimi tanto.

 


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A chi dovesse inviarmi propri libri, non ne assicuro la lettura e la recensione, anche per mancanza di tempo. Così pure vi prego di non invitarmi a convegni o presentazioni di libri. Ho problemi di sordità. Chiedo scusa.
Bart