STORIA: Il Risorgimento visto da “Il Conciliatore” toscano #14/33
28 Settembre 2008
[da “Il Conciliatore” toscano, mercoledì 9 maggio 1849]
(Carteggio del conciliatore)
ROMA, 7 – Ieri alle 4 pom. uscì un editto del ministro della guerra in cui smentiva le notizie della vittoria del giorno antecedente dicendo «Che da dispacci avuti da Garibaldi si sapeva che il morale e le posizioni della sua colonna erano buone, ma in quanto ai prigionieri tutto era falso, e che l’incontro non era stato che dei foraggiatori Napoletani con alcuni dei nostri. » Mettono rigori sui falsi delatori, e confessano gli equivoci di telegrafi. La calma nel paese dura tuttora e mi sembra si cerchi di smorzare in luogo di fomentare la guerra. Questa mattina altro editto dei triumviri per il DONO che si fa ai francesi dei prigionieri che adesso devono partire da Roma. Dice questo editto che fra questi popoli, Francese e Romano, non ci può esser guerra, ed ordina di festeggiarli nel loro partire. Garibaldi si dice a Zagarolo di là da Tivoli, i fi nanzieri ch’erano con lui sono tornati a Roma, dicendo essersi dovuti ritirare. Sembra che Garibaldi si voglia but tare nel regno di Napoli per promuovere una rivoluzione; si dicono brutte notizie intorno a lui, ma comunque, essendo là non so come rientrerà.
Il P. Ventura dicono essere tornato jeri a Roma es sendo andato a parlare con Oudinot. La bandiera rossa a castello è stata surrogata da una tricolore, coll’idea di rimetterla alla circostanza onde avvisare meglio il popolo.
Tutto dice, e tutti credono che ci siano delle trattative col generale Francese e non lo discredo anche io: mentre la calma, i regali, i complimenti, tutti me lo comprovano. Credo si vorrebbero vari passaporti, almeno a quel che sento dire. Voglia il cielo che tutto finisca per il meno male possibile. I Napoletani pare non si muovano; vero che in 24 uomini presero Fiumicino, e portarono via tre dragoni, ma era una ricognizione, e su bito ne ripartirono. Si dice che i Tedeschi si avvicinino. Vedi in che bella posizione hanno messo il nostro paese!
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A schiarire sempre più le cause che hanno prodotto l’attitudine di Roma dirimpetto ai Francesi, comunichia mo ai nostri lettori il fatto seguente. Il ministro delli affari Esteri non dette partecipazione all’Assemblea dell’ultimatum del Generale Oudinot.
– Da una lettera di Roma del 4 maggio ricaviamo al cune particolarità, che ci vengono confermate da molte parti.
«Gli eccessi che si commettono in Roma, sono tali da inorridire. La persecuzione dei Preti e dei Frati è giunta al colmo. Molti di essi per salvarsi si sono travestiti da se colari. È stato fucilato un frate domenicano di circa 60 anni, perché in compagnia di un suo contadino andava a riporre un sacchetto di denari e alcune pistole. Ieri cinque individui fuori di porta fecero fuoco, così si dice, addosso a una pattuglia civica di 5 nazionali; questi riposero e di quelli ne uccisero due e tre ne fecero prigionieri. Si dice che fossero riconosciuti per Gesuiti travestiti, e che si trovassero loro danari. Questi tre disgraziati erano condotti dalle milizie in Castel S. Angelo, giunti alla Piazza del Ponte furono dai furibondi accorsi bastonati, uccisi, poi tagliati due a pezzi, e dopo che un soldato di Garibaldi ebbe fatto un discorso su quelle membra squartate, vennero get tati nel Tevere. Uno rimase lì morto per dare, dicevano i furiosi, un esempio alli neri. Inoltre per supplire ai soldati di Garibaldi morti nel fatto d’arme del 30 aprile sono stati liberati, mi viene assicurato, 300 carcerati e vestiti da Legionarj sono stati messi nelle file del Garibaldi.
Quanto allo stato delle finanze, state a sentire. Impre stito volontario, imprestito forzato, Buoni del Tesoro in quan tità straordinaria, poi altri Buoni. Di tutto il bronzo delle campane calate non si è visto che un cannone o due. Spogliate d’ogni ricchezza tutte le abitazioni del Papa, distrutti tutti gli argenti. I cavalli delle truppe si sono provvisti por tandoli via al Papa, a tutte le persone che n’avevano, sicché per questi poca è stata la spesa. La roba dei Conventi de predati, i depositi, tutto portato via, e quel che pagavano, pagavano con biglietti. E come se questo non fosse nulla, il Municipio, intimidito, mette fuori un Editto in cui s’invitano i Romani a fare un’offerta di quattrini, di cui si ha bisogno. Non si vede più una moneta di argento; tutta carta e moneta di mestura che non ha nemmeno il terzo del valore. »
Vorremmo che questi fatti fossero inesatti, e che il Mo nitore Romano potesse smentirli.
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Commento by Gian Gabriele Benedetti — 28 Settembre 2008 @ 22:49
Pagina interessantissima che ci testimonia, anche in maniera concitata, gli avvenimenti cruenti e confusi del momento. Da notare il linguaggio usato, che pur procede in un periodare sintetico, ben diverso da quello usato giornalisticamente oggi, e con alcuni vocaboli ora, ovviamente, desueti.
Dove l’hai “scovato” questo articolo, Bartolomeo?
Gian Gabriele
Commento by Bartolomeo Di Monaco — 28 Settembre 2008 @ 23:04
Possiedo Il Conciliatore anno 1849. L’ho già letto (riletto) tutto e ho scelto le cronache che ho ritenuto interessassero i lettori di Parliamone. Taluni resoconti ci consentono di rivivere come accadessero oggi gli avvenimenti della Repubblica romana.