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La scampanata, il romanzo di Bartolomeo Di Monaco trasformato in testo teatrale, qui per chi volesse rappresentarlo.

STORIA: Il Risorgimento visto da “Il Conciliatore” toscano #21/33

25 Aprile 2009

[da “Il Conciliatore” toscano, domenica 13 maggio 1849]

ROMA, 10. – Il Monitore Romano pubblica il seguente

Ragguaglio Officiale:  

PRIMA LEGIONE   ITALIANA
COMANDANTE GARIBALDI

 

PALESTRINA, 9 maggio, ore 9 della sera, – II fatto d’armi d’oggi non poteva finir meglio. I Napoletani a Valmontone, in numero di settemila   con ottocento uomini di allerta, eranvi giunti jeri sera; furono da noi inquietati durante la notte con fucilate fin sotto le mura. Oggi vollero tentare un colpo decisivo su di noi.   Da   qui a   Valmontone guidano tre strade che   si riuniscono tutte fuori di Palestrina a due tiri di fucile.     Il nemico divise le sue forze in due parti; una la diresse nella strada che da qui va a Cave con diramazione a Valmomtone ed è alla   nostra sinistra, l’altra alla nostra destra che   passa per Lugnano. Al centro vi fu la scaramuccia descritta oggi, nella quale rimasero morti tre regi, nessuno né ferito, né morto dei nostri.
Alle 4 e mezzo comparve il sospirato nemico – Tutto era pronto – Cominciò il fuoco dalla nostra sinistra; il ne ­mico ripeteva con colpi anche di cannone – Nessuno dei nostri retrocedette un istante – erano Leoni infieriti dalla sete di sangue inchiodati al loro posto. Dopo un’ora di fuoco il nemico volse in ritirata – i nostri allora distesi a sinistra col favor dell’altura, fecero un fuoco di fianco, con tale destrezza, fermezza, ben alimentato ed ordinato che finirono per vedere il nemico in fuga precipitosa lasciando morti, feriti e tre pezzi d’artiglieria, due dei quali rotti. Fu inseguito per lungo tratto, e quantunque molto abile alla corsa vi furono fatti alcuni prigionieri. – Giungeva in quel mentre altra truppa alla nostra destra per lo stradone di Zagarolo, al quale conduce una stradella che deriva dal ­la Postale di Frosinone in vicinanza di Lugnano – era ser ­rata in massa – un’avanguardia di Cavalleria; altra Caval ­leria sfilava nel suo fianco sinistro ponendosi a riserva. La truppa giunse ordinatamente fino quasi al crocicchio delle strade – pose un pezzo d’artiglieria e incominciò il suo fuoco. Era sua intenzione riparare la sconfitta dell’altra parte, e tentava già far sfilare qualche battaglione a quella volta – i nostri erano troppo fermi ai loro posti per lasciarli passare – mutarono essi quindi di tattica – tentarono di pigliarci al fianco destro ascendendo sfilati in catena sul monte – il fuoco fu vivo – tentarono un ultimo sforzo, ma non valse – I nostri incoraggiati oltremodo risposero arditamente e non si tennero a lungo nel posto – sortirono da tre parti e lo assalirono. – Anche qui la fuga del nemico fu precipitosa. – Una sola centuria nostra ba ­stò ad inseguirli vittoriosamente per più di un miglio, re ­spingendo e quasi distruggendo uno squadrone di Cavalle ­ria che aveva, per disperazione, tentata una carica.
Anche oggi era nell’ordine del giorno che gli Italiani, quando si battono, vincono – che non sono Italiani che quelli che combattono per la libertà.
I Napoletani ebbero una grave perdita in morti, feriti e prigionieri – dei nostri pochissimi feriti e meno morti.
– I particolari delle perdite dei Regi e dei nostri saranno dati domani.  

Daverio Capo dello Stato maggiore del Generale GARIBALDI.


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4 Comments

  1. Commento by Carlo Capone — 26 Aprile 2009 @ 12:26

    I nostri, il nemico, ‘gli Italiani, quando si battono, vincono …. non sono Italiani che quelli che combattono per la libertà’. E’ incredibile, a 160 anni di distanza- grazie a queste riscoperte d’epoca di Bartolomeo – io ancora sono esterefatto. Non so se ad altri sia così chiaro, ma questi che si scannavano allegramente e chiamavano l’un l’altro ‘il nemico’ erano italiani! E ci meravigliamo che a meno di due secoli continuiamo a non essere una nazione? a non possedere quel senso delle istituzioni tipico delle democrazie avanzate? se ripenso al nostro cammino storico mi vengono i brividi pensando a Cavour, Ricasoli,Rattazzi, Minghetti, Depretis, Crispi, Giolitti, per citare i primi venuti in mente, che dovettero gestire in senso unitario quel coacervo di leggi, dazi, usi, monete, ma soprattutto identità locali, all’indomani del ’61.

  2. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 26 Aprile 2009 @ 12:51

    Mi piacerebbe, Carlo, dedicarmi allo studio della Storia. Ciò che pubblico sono solo frammenti tratti dall’originale, che possiedo.
    Quante stranezze, quanti misteri, quante contraddizioni!
    Ma la mancanza di tempo me lo nega. Giorgio Barberi Squarotti – che anche tu hai avuto modo di conoscere -, al quale avevo chiesto un parere, mi ha sconsigliato, in buona sostanza, di interrompere il mio lavoro sulla letteratura italiana. O l’uno o l’altro. Non ho le forze, e probabilmente neppure le capacità, per affrontarli entrambi.

  3. Commento by Carlo Capone — 26 Aprile 2009 @ 16:24

    Bart, mi offri l’opportunità di un saluto rispettoso al professore Giorgio Barberi Squarotti, grande esperto di critica letteraria e gentiluomo. Di lui custodisco gelosamente un commento al mio Naso di Pinocchio (chi vuole lo ritrova sul mio sito Artemisia che, ahimè, in questi ultimi anni ho un po’ trascurato)
    Mi associo sommessamente al suo consiglio, non si può affrontare due gravi impegni quali Storia e Letteratura contemporaneamnete. E comuqnue il duplice cimento richiederebbe tempo ed energia a chiunque, non solo a te.
    Un’ultima cosa, riguardante il Monitore: sarebbe interessante se tu ne raccontassi origini ed evoluzione storica.
    Saluti

    Carlo

  4. Commento by Bartolomeo Di Monaco — 26 Aprile 2009 @ 18:11

    Non deve confondersi Il “Conciliatore”, a cui ho aggiunto ‘toscano’ proprio per questo, con il più famoso Il Conciliatore nato a Milano il 3 settembre 1821.
    Il Conciliatore toscano ebbe breve vita, come del resto l’altro. Nacque a Firenze il 15 giugno 1848 in pieno clima indipendentista. Ne fu direttore responsabile, per i primi numeri Giulio Casali, poi Cesare Martini e operò vicino al Dott. G. P. Vieusseux, al cui ricordo è intitolato il celebre Gabinetto Vieusseux.
    Cessò le pubblicazioni con il n. 140 di lunedì 21 maggio 1849 con decreto di sospensione del Commissario straordinario Luigi Serristori, inviato da Leopoldo II, in esilio a Gaeta, a seguito della caduta del governo Guerrazzi e del contemporaneo richiamo in Patria dello stesso granduca. Il giorno succesivo, il 22 maggio, al posto de Il Conciliatore e con le stesse finalità, uscirà Lo Statuto sotto la direzione di Ferdinando Bussotti. La tipografia resterà sempre Le Monnier. Nell’ultimo numero in mio possesso, il 70 del 31 luglio 1849, c’è un avviso di questo tenore: “La Direzione dello Statuto è pronta a sodisfare alle disposizioni del decreto sulla stampa emanato ultimamente; perciò la pubblicazione del Giornale continuerà senza interruzione.”
    Temo che invece abbia cessato le pubblicazioni. Tempi difficili.
    Il Bussotti dirigerà dal giugno 1849 IL Costituzionale

    Scarne notizie (sono appena accennati i nomi) su Martini e Il Conciliatore, nonché su Bussotti e Lo Statuto qui:
    http://www.dssg.unifi.it/SDF/cronologia/secoloxix.htm

    La pubblicazione in corso su Parliamone di alcune pagine significative di questi 2 giornali (seguirà infatti anche Lo Statuto) rende una testimonianza rara di quel periodo proprio perché si tratta di fogli difficilmente reperibili.

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Bart