STORIA: Il Risorgimento visto da “Lo Statuto” toscano #26/3310 Settembre 2009 [da “Lo Statuto”, venerdì, 22 giugno 1849] NOTIZIE DELLA MATTINA Diamo la seguente corrispondenza di Oporto che interesserà vivamente tutti coloro i quali in questa ma terialissima età non hanno rinunziato anche alla memo ria e al culto dei grandi uomini nazionali. Questo sen timento trovasi eziandio fra le nazioni più barbare presso le quali ogni idea di onore, di bello e di grande viene personificato nei loro eroi, il culto de’ quali passa di generazione in generazione e forma a lungo an dare la loro religione, come la loro storia nazionale. Carlo Alberto che copre una delle pagine più rimarchevoli non solo della storia della nostra epoca ma della nostra nazione è la più bella figura che sia emersa nel movimento Italiano. (Carteggio dello STATUTO) OPORTO, 1. giug. â— Lo stato della salute di Carlo Alberto è tale da farne tremare per la sua vita. Le tre malattie che lo fanno soffrire sono di antica data, ma i disagi della vita passata, le hanno aggravate assai e le hanno rese veramente minacciose. Per accondiscendere a delle persone che sono intorno a lui, egli consentì di far venire un medico da Lisbona il quale studiò in Francia, e che ha fama di valore un po’ più degli altri: questi la vede brutta. Egli dice che per pro lungare un poco la di lui vita, però senza pensare a gua rire, avrebbe bisogno di cambiare soggiorno, perché l’aria d’Oporto gli nuoce essendo vivissima e fredda, di cam biare regime, perché mangia soltanto pesce e legume, e di sottomettersi ad una cura, il che sembra contrariarlo assai. Ma poveretto soffre orrendamente di una forte tosse, d’una oppressione che non gli permetteva quasi più il rimanere a letto, e di una ostinata dissenteria. Egli non esce più non solo di casa ma non scende neppure più nel suo giardino. Cerca di vedere il minor numero possi bile di persone delle tante che gli si vorrebbero imporre e legge immensamente. Il discorso di politica è quello che aggradisce ancora il più e legge molti Giornali. Sono infinite le dimostrazioni di simpatia e di rispetto che ri cevette ovunque passò, e giungendo ad Oporto; ma egli ha bisogno di pace, di silenzio, di solitudine, e si sottrae a tutte le dimostrazioni per quanto la sua naturale corte sia, che conserva anche nella infermità, glie lo permette. Quando gli si parla di cambiare soggiorno egli dimostra desiderio di andare nei contorni di Ginevra, dice che è convinto che quell’aria gli converrebbe; il medico non ne è persuaso, ma pure se dimostra veramente questo desiderio crede converrà secondarlo giacché è una di quelle voglie dei poveri ammalati che non vanno contraddette. Egli non fu più a Ginevra da quando aveva 16 anni e che vi era in educazione. Forse sono quelle memorie gio vanili che gli rendono caro quel paese. Letto 2367 volte. | ![]() | ||||||||||
Commento by Gian Gabriele Benedetti — 10 Settembre 2009 @ 18:46
Nei libri di storia, almeno quelli del mio tempo, la figura di Carlo Alberto veniva presentata in maniera notevolmente critica. Gli si contestava (non considerando la sua giovane età, i consigli errati che gli venivano dati, il periodo difficile che si trovava a vivere) la presunta debolezza, la comprensibile incertezza nel fare, l’aver dato la Costituzione e poi di averla ritirata, costretto da Carlo Felice. Fu definito “re tentenna”, “re travicello”. Da lui si pretendevano troppo grandi cose, essendosi trovato a capo di un piccolo stato che muoveva appena i passi contro potenze immensamente superiori ed in una situazione difficilissima e non sempre ben compresa, situazione che pretendeva innovazioni rivoluzionarie per quel tempo. Ed anche se non riuscì negli intenti sperati, dimostrò grande dignità ed aperture. Non dimentichiamoci “Lo Statuto Albertino” ed il suo decoroso esilio
Gian Gabriele Benedetti