POESIE E CANZONI di Bartolomeo Di Monaco

 

 

 

Mi giri attorno  Tu mi rimproveri  La mamma mi colse  Se avessi  Lucca  Cantiamo, giriamo in tondo

Ho sempre pensato  Il dolore  Ricordo il tempo  Monastero  Barche  Posso immaginarmi  Sam  Scena 

Giovinezza Trascorre mollemente il tempo  Solitudine  Talvolta  Un vento forte  Quando sapremo la verità 

Quando verrà il mio turno  Me ne sono andato

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MI GIRI ATTORNO

(passeggiando alla pieve di Santo Stefano)

 

Insieme andiamo per questi colli

all'ombra degli ulivi

che, bassi, ci carezzano il capo;

tu allunghi la mano

e cogli il nero frutto asprigno.

Dalla fattoria vicina,

un po' più in alto, cintata,

viene l'odore della stalla

e il muggito del bue,

re di quest'aria.

Dove vanno i miei pensieri

mentre mi punzecchi con la tua allegria

e mi giri attorno?

Saliamo ancora...

e tornano i segni del tempo andato

su quell'altra villa

ancora splendente di alberi secolari,

di giardini

e di mura alte intorno

ad incastonare la gemma degli archi

che da lassù dominano Lucca intera.

Il sole sorridente

d'un mezzogiorno che non ha eguali

su questa collina,

caldo, confidente,

guida il mio passo di camminatore

e sciolgo i miei pensieri,

il viso distendo contento

d'una serenità che m'allieta la vita,

e tutto sembra apparecchiato

per i miei occhi e il mio cuore.

Tu intanto ancora mi punzecchi

e mi giri attorno

ed io ti intravedo fra i miei pensieri,

ti tendo la mano

e tu me la offri

ignara di riempire la mia lontananza.

Oh, questo tepore della natura

che non ammette il trascorrere del tempo!

Tepore che viene da lontano

e sempre è stato eguale

in quest'ora.

...Tuffarci lì dentro

e rimanervi

mentre tu mi giri attorno

e con la tua allegria

dài splendore alla mia

esistenza.

 

                 

 

TU MI RIMPROVERI

                                         A Raffaella

 

Tu mi rimproveri

perché non ti dico più spesso

ti amo,

ma nessuna cosa al mondo

amo più di te.

Quando coi tuoi giochi

mi tratti da bambino

o quando ai nostri figli,

indicandomi, dici:

ecco l'orso della casa;

quando, fuggita dai tuoi,

troppo brontoloni,

vieni a sederti accanto a me

e parli della tua Inghilterra,

del Galles o della dolce Scozia selvaggia,

o quando, mentre ascolto il telegiornale,

invadi la stanza con la tua voce

e più non sento nulla

e ti faccio il gesto supplicante

di tacere,

oh sì, io ti amo

e nessun amore è così ficcante,

così caldo,

così odoroso;

o quando nuda giri per la casa,

ma nuda per davvero

come un'eterna diciottenne,

e vieni a servirci la colazione

e i nostri figli ti guardano e sorridono,

oh potessi donarti il mondo

per questa tua allegria!

La mia mente ritrova te, sempre;

nei momenti di smarrimento

sei tu che mi fai risorgere:

quando ti conobbi giovane e bella

e mi apparisti all'improvviso

davanti al negozio di fiori,

tu la rosa più splendida,

ed io sentii di averti trovata,

donna dei mie sogni,

della mia adolescenza felice.

Tu mi rimproveri

perché non ti dico più spesso

ti amo,

ma nessuna cosa al mondo

amo più di te,

ed il mio è l'amore senza parole,

quello che leggi negli occhi,

che vibra nel corpo

quando sento la tua voce,

nelle mani calde

quando le stringo a te.

Nessuna cosa al mondo

amo di più,

e lo sa il vento

che ci carezza sulla collina

a sera

e noi nel silenzio ascoltiamo

l'usignolo;

lo sa il bosco che ci conobbe

coi nostri figli vocianti,

e i grandi pini odorosi

che ci aspettavano,

i nostri visi all'insù,

rivolti alle chiome giganti.

Non potrei vivere senza di te,

se mi lasciasse la memoria

di ciò che sei stata e sei

ancora oggi.

Tu mi rimproveri

perché non ti dico più spesso

ti amo,

ma nessuna cosa al mondo

amo più di te.

 

 

LA MAMMA MI COLSE

 

La mamma mi colse nella steppa,

così mi hanno detto;

c'era il sole e una capra

mi stava mangiando.

Ehilà,

nacqui nella steppa

e il sole mi tenne a battesimo;

per questo sono bella e irrequieta

e gli uomini mi corrono dietro.

Ti sei innamorato di me,

si vede dagli occhi che ti piaccio.

Ma bada, non avvicinarti,

ho gli artigli dell'aquila.

Hai gli occhi lucidi e rossi,

segno che sei cotto di me;

posso fare di te quel che voglio,

se mi va.

Mi piace la vodka come agli uomini

e qualche volta ho bevuto

e mi girava la testa.

Ehilà,

guardate come ballo

e come sono agile.

Prendimi tu, se sei capace.

Ci hanno provato già tanti,

ma son rimasti a bocca asciutta.

 

 

SE AVESSI

 

Se avessi una bicicletta

nuda così me ne andrei.

Gli uomini mi verrebbero dietro

ed io sarei contenta.

Oppure nuoterei nel lago

ora che il sole è già alto

e aspetterei che gli uomini

si radunassero qui.

Staresti affondato nell'erba

a ridere

 

 

LUCCA

                          Al professor Guglielmo Lera

 

Sotto le mura

della mia città

in Primavera e in Estate

schiamazzano i ragazzi

e le loro risate

sul verde dei prati

rimbalzano intorno.

Li osservo dal viale

e mi ricordo

le grida di allora

coi compagni.

I turisti sciamano a frotte,

l'ammirano incantati,

la magica bellezza

riflettono negli occhi;

la sognano al Nord

tra boschi di neve,

la misurano ai castelli;

ma queste mura

che nascono dal verde

così massicce

e così gentili

con la corona degli alberi

fioriti

solo qui

si possono trovare

e, dentro,

gli uomini antichi

rievocare

sui selciati d'un tempo!

I tetti vicini,

il piccolo anfiteatro,

l'orologio della Torre,

il leccio dei Guinigi...

È davvero bella la città

e più bello ancora

è sentirla nella voce,

nei rumori

delle notti,

nel respiro

delle ombre,

nell'odore

dei suoi anni

come la sento io

che l'ho qui

dentro la carne,

dentro il mio cuore.

Oh, i portoni

consunti,

le logge

buie

dove mi nascondevo

col terrore

giocando,

quelle corse nelle strade

di sera

quando l'Estate era calda

e il Maggio aveva

il profumo delle rose!

Ogni pietra ha visto

i miei passi,

udito la mia voce

ed ogni volta

che varco le sue porte

lo sento che mi accoglie

contenta

la città,

mi riconosce

ed apre quelle braccia

così tenere,

così dolci.

I suoi rioni ricolmi

di umanità

di amicizie sconfinate

di faide efferate

di rancori

mi hanno fatto uomo.

Il turista non sa

di Cittadella e Pelleria

di Piazza e del Bastardo,

di ciò che pullula

nella via

dei suoi terzieri.

Se potesse sentire

anche questo

come lo sente il mio cuore

oh, certo rimpiangerebbe

il mio amore

e di non esser cresciuto

qua.

 

CANTIAMO, GIRIAMO IN TONDO

 

Cantiamo,

giriamo in tondo.

Ho con me la mia ragazza

e la sua mano è ben stretta nella mia.

 

Leggo nei suoi occhi

la gioia di questo giorno.

 

Cantiamo;

muovo lesto i miei passi

per star dietro all'amore.

Lei sì che sa ballare!

 

La mia ragazza l'ho incontrata

in un giorno di sole;

 

voglio la tua bocca, le ho detto,

i tuoi capelli e i tuoi occhi

e d'allora

siamo stati insieme.

 

Cantiamo,

giriamo in tondo.

La giovinezza ci permette

questo e altro.

 

Sopra i campi si muovon

le nostre risate

e il sole di mezzodì

ci tiene compagnia.

 

 

HO SEMPRE PENSATO

 

Ho sempre pensato che fosse amore

quello che sento per te,

anche quel giorno che mi gridasti

di andarmene via

e la mia fantasia

ti tenne stretta a me.

Ti immaginavo per quella foresta,

ricordi?

che abbiamo sognato insieme

molte volte

e là ci dicevamo

le parole impossibili,

così dolci,

così leggere,

che non si trovano qui da noi

e tu mi capivi

ed io ti sentivo parlare

nel silenzio.

Su noi scendeva l'odore

delle foglie bagnate

e tu correvi via

perché t'inseguissi.

Ricordi?

Non ti raggiungevo mai

e tu dovevi aspettarmi

sebbene fossi leggero e veloce.

Pensavamo ai nostri figli,

di averli non qui sulla Terra

dove c'è rumore,

ma lassù nel bosco,

dove l'usignolo

li avrebbe addormentati

per noi

e divenuti grandi

nulla del nostro mondo

quaggiù

avrebbero saputo.

Ho sempre pensato che fosse amore

quello che sento per te,

anche quando mi gridasti

che ti facevo soffrire

ed io sapevo

ch'era solo un istante

della mia debolezza.

Ricordi?

le volte che ci siamo amati,

tenuti per mano in silenzio

su quel sentiero

così lontano da qui

ma che solo noi

possiamo trovare nel cuore.

Oh, non c'è dolore

che possa farti dimenticare,

nulla può cambiare

ciò che sarà sempre tra noi.

Ricordi?

Ridevi

e mentre correvi

ti voltavi a guardare

ed io non sapevo raggiungerti

sebbene fossi leggero e veloce.

Quella tua allegria

la porto con me

ormai per sempre;

sei la mia vita,

gli occhi, il sorriso,

l'anima mia.

Lo sento qui dentro

e porto il tuo volto

impresso nel mio,

le tue parole sulla mia bocca.

Ricordi?

C'è una foresta lassù

dove viviamo solo noi;

in ogni ora, in ogni istante

siamo sempre insieme.

 

 

IL DOLORE

 

Porto su me il dolore

tutto ho fatto per lasciarlo

ma il dolore resta con me

ed io so cosa vuol dire.

 

Mi son seduto sull'uscio

mentre allegra venivi

mentre allegra cantavi

mi frustavano gli anni.

 

Sto qui

tra il ruscello e il prato

tu dici che son vecchio

ed è il grande dolore.

 

 

RICORDO IL TEMPO

 

Ricordo il tempo ch'ero monello,

non mi lamento d'esser stato così;

correva pei boschi la voce del fiume

ed io vi tuffavo la mia giovinezza

cantando.

A piedi scalzi

coglievo la rugiada nei campi,

bagnavo i miei occhi

nella dolcezza delle cose nuove.

 

 

MONASTERO

 

Lontano il battito

lento dei remi misura

un ritorno inquieto.

Mezzanotte suona.

Battente con testa d'aquila,

cinta muraria e di cipressi;

qualcuno m'accoglieva

dalla lunga strada

scendendo (Chi viene

con me non ricordo ma

solitudine).

 

 

BARCHE

 

Cerco

sotto l'acqua piovana

azzurre

nere barche

che vedo sulle tue

mani.

Ti aspetto qui.

Camminiamo rovesciati.

 

 

POSSO IMMAGINARMI

 

Posso immaginarmi cacciatore,

la vita è la mia farfalla

inseguo l'ore

inseguo gli anni

con la stessa speranza.

 

Posso immaginarmi fiume,

l'acqua è la mia giovinezza

corro sui sassi

corro coi pesci

da sorgente a foce.

 

Posso immaginarmi libero uomo,

a te a lui agli altri do la mano

con voi esulto

con voi mi riconosco

nel girotondo immenso.

 

Posso immaginarmi cielo

albero e mare,

un lungo corpo snodato

fratello del vento

dell'umile terra, dell'uomo.

 

 

SAM

 

Oggi ho incontrato Sam,

quel birbante.

Voi non lo ricordate di certo;

camminava col naso all'insù,

e sembrava cercare qualcosa nel cielo.

Oh, come mi sarebbe piaciuto

vederlo sbattere contro le spalle

della vecchia Nancy!

Ehi Sam,

gli grido, smettila di cercare lassù

il tuo vecchio cane!

So che le tue tasche non hanno un centesimo

e il tuo stomaco suona a vuoto.

Voi non lo ricordate di certo Sam,

oh è proprio un peccato!

Vi giuro che nemmeno l'angelo più veloce

scende così in fretta dalle nuvole.

Ehi Sam,

gli dico, Mary è come il diavolo,

non riuscirò mai ad essere io il padrone;

ti sembra giusto che non possa più ubriacarmi

e passare le notti da Jane?

Gliel'ho detto tante volte che non c'è niente di male

a fare all'amore con lei;

tutti lo fanno, non è vero Sam?

Gliel'ho detto che Jane mi piace di più

e se mi parla non riesco a capire più niente.

Ehi Sam,

gli grido, non mi guardare così imbambolato

e lascia stare il tuo cane!

Ho qui monete per te

così pesanti che le tue tasche

faranno indigestione.

Corri da Mary

e svegliala se dorme,

dille che ho deciso di fare io da padrone,

che andrò ogni notte da Jane a fare all'amore

e non succederà mai più che me ne stia buono buono

a prenderne da lei.

Dille che mi hai visto florido e allegro

e ...

Oh mio Dio!

Sam se n'è andato senza prendere niente!

Come correva!

Gli ho visto luccicare gli occhi più dei miei

quando penso a Jane.

La casa di Mary non è molto lontana;

se a Sam quel fuoco non si spegne per strada

chi potrà andare più in giro?

 

 

SCENA

 

Il tronco degli alberi è nero

vi penetra il sole ma il gruppo

sta nell'ombra

Un putto sulla fontana

si pettina le donne

quasi nude una s'è addormentata

scopre il seno conversano

Nascosto

un saltimbanco sta provando

Indossa un abito rosso

una collana di sonagli

un cappello di paglia

 

 

GIOVINEZZA

 

Scendiamo la collina

Ad un tratto

rotolando

solleviamo polvere

Un mattino d'autunno

andiamo con la speranza

Una sera nascosti i libri

tuffàti nel fieno

abbiamo

 

 

TRASCORRE MOLLEMENTE IL TEMPO

 

Trascorre mollemente il tempo

della mia vita

ora che non ho più padroni.

Per le selve cammino

o in riva al fiume;

le more tra i rovi

o la rossa albatrella

o il chicco dell'uva

assaporo;

e il sole che mi vide

nascere e fanciullo

di nuovo saluto.

Ho visto il ramarro

sopra un sasso,

il ragno nero tra i rami

e con dolcezza li ho ammirati.

Mollemente trascorre il tempo

della mia vita

ora che non ho più padroni.

Chi sei tu, leggiadro signore,

che incontro al mattino sul colle?

Sei la morte, io lo so,

ancor giovane e bella,

e forse mi studi,

e ti sorprendi della mia allegria,

ma è tanto dolce quassù

un giorno di novembre

che anche il pensiero di te

mi rallegra,

e quando da lungi ti scorgo

il mio occhio si ravviva

e guarda giù la valle;

il sole la illumina

e illumina te

quando mi passi accanto.

E tu la senti

la vita che pulsa in me,

oh sì la senti!

e della mia gioia

con tua sorpresa

anche tu esulti,

sorridi

e mi lasci andare.

 

 

SOLITUDINE

 

Le mani sollevami sui verdi platani

Prendile e guardami sempre più salire

C'è riunione nella mia città

brava gente con loro nel viale

parleremo di Fabrizio uno cresciuto qua

Gioca con esse gonfie d'acqua

mi son lasciato cadere

nessuno sa del freddo del vuoto

Prendile molli violacee

avvolgile al collo

è freddo è autunno

i passi nel viale furono i miei

Parleremo del verde piazzale

dove mi sotterrai radice

 

TALVOLTA

 

Una certa inquietudine

e non sai cosa fare,

questo mi accade

talvolta.

E se è una bella giornata

soprattutto d'Autunno o d'Inverno

corro a San Biagio,

salgo alla dolce Pieve1,

cerco di quietare il tumulto,

lo sguardo rivolgo

alla natura soave,

struggente.

E se la mia anima

domanda il rendiconto

di ciò che avrei voluto essere

e non sono diventato,

il tepore del sole

e la dolcezza di quelle colline

placano il mio tormento.

Vorrei essere semplice

ma so che è impossibile;

scorrere nella vita

come l'acqua del fiume,

avere dentro di me

solo armonia.

Oh, limare la mente,

l'anima liberare

dalla superbia dei sogni!

E se il mio cuore anela

il tempo andato

ed io sedermi su di un sasso

in cima al monte

dove non c'è che il vento

e la vastità dell'orizzonte,

come posso, dimmi,

fermare il desiderio?

Vorrei essere semplice

e so che è impossibile,

scacciare da me il tumulto

che mi spinge ad andare;

fermarmi a toccare,

vedere,

ciò che mi passa accanto.

E se in un raro istante

riesco a sentirmi

aria, pianta, sorgente,

provo a trattenere la mente

ma tutto è già passato;

resta il delirio

di aver sentito

di aver provato

e di non poter più dire:

è un sogno.

 

1La Pieve di Santo Stefano

 

UN VENTO FORTE

 

Un vento forte, improvviso

esce da un cielo nero,

s'abbatte sugli alberi.

Subito scroscia

una pioggia che il vento

trascina,

tarda a posarsi sui campi.

Vedo la mia città turrita,

le Mura antiche illuminarsi

dentro quel buio

ed io non so ritrovarmi,

capire se è un sogno

ciò che vedo,

e se qualcuno più grande

si burla di me

e mi allontana e mi avvicina

ai giorni del mio tempo.

I miei figli nell'altra stanza

sono intenti a studiare,

vorrei la loro angoscia fugare,

sentirli soltanto felici.

E mi domando perché

non esiste una vita così,

e se mi conviene

aver risposta ai miei pensieri,

comprendere il succedersi

dei giorni,

l'alternarsi delle gioie

e delle pene.

E se è difficile, come sento,

dare una ragione al mio spirito,

quietarlo come si quieta il vento.

Intanto vivo

una giornata di tristezza,

e non so perché.

 

 

QUANDO SAPREMO LA VERITÀ

 

Quando sapremo la verità

di questa vita,

accadrà all'improvviso,

come per un velo caduto.

Rimpiangeremo di essere

diventati grandi

in questo modo violento,

innaturale.

È la società l'errore,

la vita organizzata

che ha bisogno di leggi,

di violenza sull'uomo.

Oggi desidero tanto

ritrovarmi,

scendere un po'

per il sentiero dell'anima

mia.

È irripetibile

la mia esistenza;

prima di perderla

lascia, o Signore,

che la conosca,

che dia un senso

a questo viso

e a queste mani.

Poi fammi anche morire,

ma senza le lacrime

degli altri,

soltanto le mie,

disperate

per questa nascita

dal buio

che scolpisce un'anima

e pare abbandonarla.

I miei ricordi più belli

sono un immenso dolore.

 

 

QUANDO VERRÀ IL MIO TURNO

 

Quando verrà il mio turno

di dare l'addio al mondo

mi siederò in giardino

come un tempo

e guarderò soavemente

crescere l'erba.

Le cose ricorderò

che sognai

e non ho avuto.

 

 

ME NE SONO ANDATO

 

Me ne sono andato

lontano

per qualche ora

con la mente.

Tu domandavi

nella notte

ed io non sapevo.

Ho paura, amore mio

di lasciarti un giorno

all'improvviso

senza saper più dire

parole,

e lasciare i miei figli

tanto amati,

e vagare, vagare nel nulla

che non conosco,

nel vuoto senza percezione

e senza memoria.

Ricorda allora,

e ricordalo ai figli,

quello che fui un tempo

e le gioie che abbiamo vissute

insieme,

che da qualche parte

dentro di me

restano

per risorgere,

chissà dove e quando.

Sarò un'ombra,

forse, in questa casa

dove fui un principe,

un re.