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UN NATALE DELL'ANNO 5325 Marzia
era stufa di trascorrere il Natale sempre allo stesso modo. Lo
aveva confidato a Lazzaro, suo marito, il quale però c'era rimasto
molto male. Egli
trovava stimolante, infatti, rinnovare tutti gli anni l'antica tradizione
dell'albero e del presepio. Con i suoi ragazzi passava straordinarie ore in
allegria quando tutti assieme caricavano i rami di neve e di palline
colorate. Quest'ultime, muovendosi da sole,
mutavano continuamente posizione e colore con spostamenti lenti, sempre
accompagnati da una dolce musica; e così anche la neve, una volta posati i
fiocchi sull'albero, si alzava al soffitto da sola e lievemente precipitava
ad imbiancare i rami con intermittenze regolari e suggestive. Contemplava
quei giochi di colori sempre a bocca aperta. I
figli ogni anno facevano addirittura a gara per escogitare combinazioni nuove
e divertenti. Anche
il presepio subiva di anno in anno continui rinnovamenti. La
mucca e l'asinello prima della mezzanotte di Natale se ne andavano in giro
per la stalla e solo allo scoccare dell'ora mirabile si sdraiavano intorno
alla culla a riscaldare Gesù bambino. I pastori suonavano i loro zufoli;
belavano le pecore mentre si avvicinavano alla mangiatoia. La
cometa poi compariva nel cielo già qualche giorno prima, e da sola lentamente
si spostava in direzione della grotta, dove si fermava a risplendere in tutto
il suo fulgore proprio nel momento che dalla chiesa vicina si levava festoso
il suono delle campane. Che
cosa c'era di più bello che attendere così tutti insieme sotto l'albero e
davanti al presepio il Santo Natale? Ancora
si celebrava in inverno il Natale, ma la stagione non era più così fredda
come lo era stata tanti secoli prima. Sui libri avevano letto che nel periodo
natalizio, soprattutto sulle montagne e qualche volta anche nelle città
dell'Italia settentrionale, cadeva la neve e tutto il paesaggio si faceva
suggestivo. Anche al Sud c'era stato un periodo che nevicava come al Nord e i
graziosi paesini abbarbicati sulle montagne a picco sul mare si coloravano di
bianco e parevano usciti dalle fiabe. Ora
invece la neve non cadeva più in Italia da qualche secolo; il clima si era
fatto più mite anche nella stagione invernale e c'erano poche differenze tra
l'estate e l'inverno, anche se l'ultima stagione dell'anno restava sempre la
più fredda. La
neve bisognava andarla a cercare lontano, vicino ai Poli. Soltanto lì la si
poteva ammirare. Appena al di sotto delle calotte polari già non la si
incontrava più. Marzia
aveva nostalgia di quei tempi passati, e tutte le volte che aiutava i suoi a
fare l'albero e il presepio, quando arrivava il momento di mettere i fiocchi
di neve sui rami o sui monti di cartapesta, sentiva dentro di sé scuoterla un
brivido sottile. Come
doveva essere bello vedere nella notte di Natale scendere dal cielo la bianca
neve, e i campi, i tetti delle case, le strade coprirsi del morbido manto! Quando
arrivava questo periodo spesso ripescava nella sua videoteca vecchi
documentari sui secoli passati, alcuni acquistati direttamente da lei, altri
invece ricevuti in dono dai genitori, che a loro volta li avevano ereditati
dai nonni e così via. Aveva
dei filmati che risalivano addirittura agli ultimi secoli del terzo
millennio. Conservava ancora un bel film sul Natale, girato nel 2727 da un
suo antenato, in cui si vedeva cadere la neve! Marzia lo guardava
continuamente quando sentiva salire dentro di sé l'atmosfera dolce del
Natale. Era
invece stanca di una vita che in generale non riservava grandi emozioni. Anche
trascorrere il Natale sempre allo stesso modo, era arrivata al punto che si
annoiava. Quando
leggeva sui libri oppure vedeva in qualche vecchio filmato tutto quel caos
ricco di vitalità e di umore che animava i millenni passati, non poteva non
raffrontarli al suo presente, che invece non aveva scossoni, era lineare,
piatto, ordinato; tutto vi scorreva previsto, nessun avvenimento inatteso
poteva accadere nella giornata. E
sì che di tempo per dedicarsi allo svago e al divertimento ne avevano in gran
quantità! La
vita infatti si era allungata enormemente, ma non solo, una ragazza restava
giovanissima fino ai 100 anni e se era un po' fortunata poteva restare così
anche fino ai 130. Solo verso i 150 cominciava ad apparire sotto gli occhi
qualche piccola ruga. Ma
praticamente la vecchiaia non esisteva. Dopo i 150 anni di solito
sopraggiungeva la morte, che non era mai improvvisa, bensì annunciata da
specialissime microcellule di cui era dotato il corpo umano. Si
moriva preparati, sazi, tutto sommato soddisfatti della vita. Solo
qualche animo sensibile, come quello di Marzia, poteva avere qualche
rimpianto per un'esistenza diversa. Ma erano rarissimi questi casi. La
vita scorreva quasi tutta dentro una giovinezza del corpo gagliarda,
esuberante, vivace. Che cosa si voleva di più? Si
erano infatti accorciati, quasi scomparsi, proprio i periodi estremi della
vita: l'infanzia e la vecchiaia. Non
esistevano più le malattie e il corpo sapeva reagire da solo allorché un
nuovo virus o un microbo sconosciuto si insinuava nell'organismo. Non saliva
nemmeno la febbre quando il corpo lottava contro l'intruso! Marzia
abitava in campagna nella immediata periferia di Lucca. A
volte, quando era stufa di restare sempre nello stesso luogo, poteva spostare
la sua piccola casa ed avvicinarsi di più alla città, oppure trasferirsi per
qualche tempo sul fiume, o più lontano ancora in qualche angolo appartato,
quieto. Stare
in casa era quasi come stare all'aperto. Tutto
vi era progettato per esaudire ogni desiderio, e i muri perimetrali erano
fabbricati addirittura con uno speciale materiale che ora diventava
trasparente, ora perfino svaniva e permetteva di stare a contatto con
l'esterno, ora si iscuriva e consentiva di rinchiudersi dentro la propria
intimità. Spesso
le stanze dove i suoi figli studiavano erano direttamente a contatto con
l'aria aperta. Azionavano un minuscolo pulsante posto proprio sulla scrivania
e zac, la parete si dissolveva e subito entrava l'aria fresca della campagna. Per
spostare in altro luogo invece la casa occorreva il consenso di tutti; e
Lazzaro era il più restio a fare questo tipo di cambiamento. Gli piaceva la
campagna e tutte le volte che Marzia gli proponeva di entrare dentro le mura
di Lucca, lui storceva la bocca. «Ma
perché, se qui si sta così bene? Perché vuoi andarti a ficcare in mezzo a
quella confusione?» Marzia
adduceva però le ragioni della donna che deve fare certe compere e ha bisogno
di stare sul posto per meglio scoprire e scegliere le novità della stagione.
Ma Lazzaro non si lasciava convincere tanto facilmente. «Puoi
andare con l'aerobici e mettere gli acquisti dentro il cesto! In un attimo
vai e torni. Oppure puoi anche fare "un volo" da sola se vuoi
soltanto osservare, e quando avrai deciso le compere veniamo tutti insieme a
caricare i tuoi acquisti.» Allora
Marzia per non inquietare Lazzaro qualche volta lasciava la casa lì dov'era,
rinunciava allo spostamento, e faceva un sopralluogo volando direttamente in
città. Del
resto anche le altre donne di solito prima andavano da sole e solo più tardi,
completato il giro delle visite, tornavano con l'aerobici e qualche volta
anche con l'aeromobile a fare il carico. Volare
era così bello e così naturale! Bastava distendere lateralmente le braccia,
applicare sotto le ascelle due minuscole macchinette, piccole come un
bottone, fare un leggero balzo in avanti, accompagnato da una simultanea
spinta delle braccia, e subito il corpo si levava in alto, rapidamente
raggiungeva l'altezza desiderata. Quando
decideva di volare, Marzia lo faceva sempre a quote altissime; voleva vedere
sotto di sé il mondo piccino piccino. Solo quando andava coi figli, allora
fingeva di essere molto prudente e sconsigliava i ragazzi di volare a quelle
altezze pericolose. Ma
i figli conoscevano la verità e anch'essi, quando erano soli, facevano tale e
quale alla mamma. Marzia
ebbe così per quel Natale un'idea. Ne
parlò prima coi figli e, una volta ottenuto il consenso, confidò il suo
progetto anche a Lazzaro. Ne
rimase sbigottito. «Ma
non è possibile!» esclamò subito. «Che cosa dirà la gente? Saremo sulla bocca
di tutti!» «Fammi
contenta» lo supplicò Marzia. Lazzaro
non si lasciava convincere. Radunò tutta la famiglia intorno al tavolo e
spiegò che nessuno fino a quel momento si era mai sognato di invitare al
pranzo di Natale gli abitanti degli altri pianeti. Che
cosa avrebbero detto i lucchesi? Qualche
extraterrestre per la verità di quando in quando capitava anche a Lucca. Arrivavano
in gruppo sui loro magnifici aeromobili. Atterravano fuori delle Mura e quasi
sempre attraverso la vecchia porta San Donato facevano il loro ingresso in
città. Giravano dovunque, ma specialmente visitavano i bei negozi di via
Fillungo. Lì facevano numerosi acquisti. Quando entravano loro, praticamente
svuotavano il negozio, si portavano via ogni cosa. Dicevano che nel loro
pianeta i prodotti terrestri, ma specialmente quelli italiani, erano i più
desiderati. Le loro donne andavano matte per le graziose tute e i gonnellini
colorati che si fabbricavano a Lucca. Erano
straricchi e non badavano a spese. I commessi, quando li vedevano entrare,
spesso trascuravano i vecchi clienti per correre a servirli. Erano
però bruttini assai, per non dire orripilanti. La
loro eccezionale bruttezza era però accompagnata da una squisita cortesia e
da un grado di intelligenza sicuramente fuori dell'ordinario. Però
solo per queste spese che facevano erano tollerati in città, ed era così
anche in qualsiasi altra parte del globo. Stare
con loro, specialmente doverli guardare, osservare quegli strani occhi
tentacolari, quel muso largo senza naso e senza bocca, quelle braccine corte
e sottili, quelle gambe che avevano solo i piedi che spuntavano alla fine del
tronco, non era assolutamente piacevole. Si avvertiva un certo fastidio,
piombava nell'animo una profonda malinconia al pensiero che Dio aveva messo
al mondo, insieme con la bellezza dell'essere umano, quella bruttezza che non
aveva paragoni. Fatti
gli acquisti, quindi, era esaurito anche il contatto con l'uomo. Essi
lo sapevano e quando uscivano dai negozi, dopo aver passeggiato in silenzio
per la bella città, tornavano fuori delle Mura e partivano. Si vedeva nel
cielo da ogni punto della città levarsi la scia luminosa del loro potente
aeromobile. Marzia
voleva invece per quel Natale stare con loro, azzardare un contatto che
nessuno aveva mai seriamente ricercato. «Ma
come pensi di invitarli? Mancano solo due giorni al Natale. Eppoi sei proprio
certa che verranno e che desiderino davvero stare con noi?» Marzia
aveva pronto già tutto. Lazzaro non sapeva come avesse potuto fare, ma la sua
Marzia era riuscita a conoscere il codice di quegli extraterrestri. Aspettava
solo il consenso di Lazzaro per lanciare nell'etere quei numeri. Il
sistema era davvero elementare. Immessi nello spazio i codici dei vari
pianeti, bastava far seguire semplicemente il messaggio a voce. I
figli si radunarono intorno alla mamma quando arrivò il momento magico. Marzia
trepidava, la sua voce uscì dalla gola emozionata, quasi balbettante. Lazzaro
le aveva messo un braccio intorno al collo e si era chinato a baciarla per
farle coraggio. Lanciò
ben cinque inviti ad altrettanti pianeti! Al
termine tirò un sospiro di sollievo, come se avesse spostato una montagna. La
vigilia di Natale trascorse colma di emozioni. Ogni
rumore che sentivano fuori di casa, ogni sibilo di vento, i passi dei ragazzi
per le stanze, tutto li metteva in agitazione, come se quegli ospiti
straordinari stessero davvero arrivando. Lazzaro
era il più scettico di tutti e raccomandava ai ragazzi di non raccontare
niente in giro. «Non
verranno. Sono troppo intelligenti per non capire che non sono realmente
graditi. Li abbiamo sempre emarginati e loro lo sanno bene.» A
mezzanotte, durante la Messa solenne, Marzia chiese una grazia a Gesù
bambino, e anche i figli in segreto pregarono perché quel loro desiderio di
stringere amicizia con gli extraterrestri si avverasse. L'universo
sarebbe diventato più bello, più caldo, più accogliente, più vicino, più
conosciuto, se tra i pianeti così diversi e lontani si fosse potuto più
facilmente e con più amore comunicare. Marzia
era questo che voleva, ed ora lo volevano con tutto il cuore anche i suoi
figli e il suo adoratissimo Lazzaro. Fu
il mattino dopo, poco prima di andare a tavola, proprio pochi minuti prima
che Lazzaro invitasse i suoi a non illudersi più, a non attendere quegli
ospiti, che qualcuno suonò alla porta. A
Marzia si illuminarono gli occhi. Di
corsa, seguita dai figli, andò all'uscio e lo spalancò. Ancor prima di
vederli, ancor prima di udire il loro saluto, già aveva allargato le braccia
per stringerli assieme in un grande, calorosissimo abbraccio. |
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