di Bartolomeo Di Monaco
Ogni anno all’Istituto per Ragionieri di Lucca o risultavo il migliore di tutti oppure il secondo, tant’è vero che ero sempre chiamato dal capitano Benedetti a partecipare alle gite che la sua organizzazione preparava per i migliori studenti della città. L’anno del diploma, il 1961, risultai il secondo per punteggio, dato che un amico, che frequentava un’altra classe, mi pare si chiamasse Feudatari, in una materia (non ricordo quale) ebbe 8 ed io 7. Dopo una settimana circa ci trovammo insieme ad occupare il posto di lavoro che, a Lucca, ci era stato offerto dal Monte dei Paschi di Siena. L’amico si interessava del Portafoglio ed io degli Assegni circolari. Ne compilavo una infinità ogni giorno, richiesti dagli imprenditori anche per pagare il salario ai dipendenti. Finché mi stufai e parlai col direttore della Filiale per manifestargli la mia noia. Si chiamava Bianchini e divenne poi il Direttore generale della Banca Toscana, di cui il MPSiena è ancora oggi il proprietario.

Il direttore fu gentile e mi trasferì all’agenzia periferica di Borgo Giannotti, dove titolare era un impiegato che faceva di cognome Tredici. Ma anche lì, non trovavo soddisfazione. Erano passati sì e no 2 mesi dalla mia assunzione, e capitò che la Cassa di Risparmio di Lucca indicesse un concorso per 8 posti ed io vi partecipai, cosicché quando mi fu comunicato che ero rientrato tra i vincitori, espressi al dott. Bianchini che intendevo dimettermi dal Monte dei Paschi per entrare alla CRLucca. Cercò di dissuadermi e venne a casa mia (abitavo in una modesta casa al n. 35 di Via Pelleria, uno dei rioni più popolari della città, e un po’ mi vergognavo nel riceverlo nel mio povero alloggio) per convincere i miei genitori, i quali gli manifestarono la volontà di accontentare i miei desideri. Così entrai alla CRLucca e venni assegnato all’Ufficio Corrispondenti della Direzione Generale, dove, guarda caso, dovevo interessarmi degli assegni circolari. Ma in questo caso non ero io a compilarli, ma le filiali, che mi inviavano, ciascuna, il resoconto della giornata precedente affinché provvedessi ai controlli. Il mio caro amico Armando Spinelli fu incaricato di insegnarmi i primi rudimenti e presto fui indipendente. Nell’ufficio eravamo almeno una decina di impiegati e ciascuno aveva un incarico ben preciso. Capitava che ognuno aveva da scrivere una lettera per annotazioni a questa o quell’altra filiale. Ed ecco che fu in questi casi che tornai ad essere quello che ero stato a scuola. Ogni tanto, allorché scrivevo una lettera ad una o più filiali per segnalare qualcosa, il capufficio Albo Giorgi (tifosissimo della Lucchese), leggeva la mia lettera a voce alta perché tutti l’ascoltassero, commentando: Ecco come si scrive una lettera, e come dovreste scriverla anche voi.
Furono piccole soddisfazioni che però mi aiutarono ad inserirmi nel lavoro con un po’ più di entusiasmo. Mi pensionai anzitempo nel 1990 con la qualifica di funzionario di seconda (più in alto c’erano il funzionario di prima e il dirigente). E mi misi a scrivere.