Sembrerebbe di no, giacché il primo è una Nazione e la seconda una città, anche se tra le più importanti d’Europa.
E invece fare un pensierino sul confronto tra le due entità non è da schizzati, e potrebbe aiutarci a capire i rischi che corre la capitale del nord Italia.
Quando scoppiò la rivolta in Egitto e Mubarak se ne scappò a gambe levate, gli Occidentali esultarono e videro nella ribellione la nascita di un movimento democratico che avrebbe cambiato il volto dell’Egitto.
Ne dubitai e lo scrissi. L’esercito (lo stesso che aveva fino ad allora sostenuto Mubarak) prese il comando della situazione, represse taluni nuovi disordini e si insediò al potere unendosi ai più vogliosi della rivolta, i Fratelli musulmani.
È di questi giorni la notizia che l’Egitto sta vivendo una guerra religiosa aspra tra i cristiani copti e il fanatismo arabo, il quale ha nei Fratelli musulmani un punto di riferimento importante.
L’esercito sembra cedere a questo fanatismo e sempre di più piegarsi verso i desiderata dei Fratelli musulmani.
È ciò che, a mio avviso, accadrà anche in Libia, se Gheddafi sarà scalzato dal potere.
Sul Nord Africa si è distesa l’ombra lunga dell’Iran e prima o poi con essa si dovranno fare i conti.
Non è un caso che la repressione sanguinosa e accanita che si combatte in Siria, vede l’Occidente balbettante e forse perfino pavido.
Si rischia di scuotere, infatti, un Iran che non aspetta altro per lanciare la sua guerra contro gli infedeli.
Mi sono soffermato su questi recenti avvenimenti di cronaca internazionale, poiché anche la città di Milano vive una situazione, pur nel suo piccolo, simile.
La Moratti ha voluto dire, pur sbagliando la mira, che una volta che al potere della città sarà asceso Pisapia, quel cordone ombelicale che dallo stesso sembra non essere stato mai tagliato del tutto, e convincentemente, e che lo lega storicamente con l’estremismo più fanatico e pericoloso, potrebbe riattivarsi e premere in negativo sulla città.
Si può cominciare come ha cominciato l’esercito in Egitto, e poi trovarsi a fare i conti con l’inaspettato: là il fanatismo islamico, a Milano gli estimatori di Marco Donat Cattin e Roberto Sandalo.