di Bartolomeo Di Monaco
Per dove era passato, Yorik il menestrello aveva lasciato un buon ricordo.
Il suo mandolino color cioccolato, il suo cavallo dalla bianca criniera, la musica e le sue belle canzoni penetravano nell’anima e Yorik restava il ricordo più bello della tua vita. La sua non la conosceva nessuno, e alcuni raccontavano che vivesse come i personaggi delle sue canzoni. Nessuno era riuscito a vederlo più d’una volta perché Yorik non ritornava mai indietro.
Un giorno arriva ai margini d’una lussureggiante foresta. Ha il mandolino a tracolla e canta una delle sue canzoni; la sua voce è piacevole e verrebbe voglia di andargli dietro come si farebbe con le sirene. Il cavallo sa come deve andare, il suo passo è regolare e leggero. Gli occhi di Yorik misurano tutta la meravigliosa foresta. Le piante altissime piene di foglie toccano quasi il cielo.
Il castello di Charwin appare sopra la collina dopo che si è attraversato il laghetto dei caprioli. Se alzi gli occhi puoi vedere i due bastioni spuntare sopra le altissime querce di Charwin.
Gli occhi di Yorik si fermano su quei bastioni e sulle gigantesche querce.
Piano piano con gli occhi fissi come per magia alle colline, Yorik arriva sotto le mura merlate del castello.
Ha voglia di cantare tanta è la gioia che prova a vedere quell’incanto.
Yorik è entrato al castello di Charwin. Gli indicano una specie di bettola dove si trovano le guardie e i contadini del castello. La bettola non è bella, ma la gente è allegra. Qualcuno lo ha visto entrare.
“Tu sei un menestrello, vero? Cantaci le tue belle canzoni”.
Gli portano un boccale di birra, poi gli si fanno tutti intorno. Yorik è bello in mezzo a quella gente. Le ragazze lo guardano con cupidigia e vorrebbero baciare i suoi occhi azzurri.
Gli gridano ancora:
“Yorik, bevi un altro boccale di birra e cantaci le tue canzoni”.
Yorik pensa che non c’è nulla di più bello di questa gente e di questa bettolaccia stretta e sporca.
Confida di volersi fermare per un po’ di tempo.
Gli rispondono che non si può senza l’autorizzazione della castellana e qualcuno lo guida per le lussuose sale del castello. Attraversa cinque meravigliosi saloni dal pavimento luccicante; poi giunge davanti alla principessa di Charwin.
“Chi sei? “, gli domanda la principessa.
“Mi chiamo Yorik, il menestrello. Non ho niente con me, se non il mio cavallo e il mio mandolino”.
I suoi occhi azzurri guardano le labbra della principessa che lo interroga.
Ma non risponde più alle sue domande, il cuore e la mente sono lontani.
Tutti dicono che da quando Yorik è al castello, la principessa è cambiata.
È innamorata di lui, si dice; ed anche Yorik è innamorato della principessa; ma c’è qualcosa di misterioso. Yorik sembra voler stare lontano da lei.
Spesso lo trovano ubriaco. Certe notti lo hanno sentito urlare fuori del castello come uno sciacallo.
Yorik soffre, hanno detto; è misteriosamente sofferente dentro l’anima.
Alla bettola di Charwin ora non fa che cantare una canzone, e molti non la vogliono ascoltare perché è triste; ma Yorik la canta a voce alta e fa pena starlo a sentire.
Sono passati venti giorni da che Yorik è venuto al castello. La principessa si è ammalata; i medici non sono riusciti a scoprire la causa della sua malattia; ma al castello tutti la conoscono.
Avete sentito? Domani Yorik parte, se ne va via. Com’è suo costume, non tornerà più.
Yorik sta meglio, sembra guarito.
Il castello di Charwin domina tutta la foresta. Attraversato il laghetto dei caprioli, non puoi fare a meno di scorgere i suoi poderosi bastioni.
(1963)