La mia vita nel sogno

di Bartolomeo Di Monaco
(Da Facebook del 29 novembre 2018)

Da giusto 18 mesi, la notte, per combattere le numerose apnee che mi affliggono (non sapevo nemmeno che esistessero), devo indossare una maschera nasale che mi inietta dell’aria proveniente da una macchina a cui è collegata. Mi aiuta a ridurle. Prima ne avevo 80 ogni ora, ora rimango sempre abbondantemente sotto le 10 apnee, limite che non fa correre pericoli di infarto e di morte durante il sonno. Stamani ne ho avute in media circa 6 ogni ora. Mia moglie si è adattata a vedermi così conciato, e io le dico qualche volta, sorridendo, che in questo modo è già abituata a vedere come il declinante compagno della sua vita un giorno sarà ridotto su di un letto di ospedale, approvvigionato di ossigeno e vicino ad incontrare sorella morte.
Ma non mi lamento. Altri stanno peggio di me, e me ne dispiace. La vita non dovrebbe mai procurare dolore, ma solo gioia.
La mia curiosa situazione notturna mi ha procurato un altro inaspettato beneficio: sogno. Si sogna tutti, è vero, ma nella maggior parte dei casi, il sogno si liquefa al primo risveglio. A me succede, ora, da quando porto la maschera, che il sogno diventi vivido, dai contorni forti, i suoi protagonisti hanno lo spessore dell’essere vivente in carne ed ossa. Posso dire che di notte vivo una seconda ed entusiasmante esistenza. Perché entusiasmante? Perché nelle storie che il sogno compone ritrovo tante persone care scomparse da anni, e di cui di giorno non ho memoria. Solo i fatti, le storie in cui le incontro sono nuove, ma i morti, i dimenticati, sono tali e quali li ho conosciuti. Gioco, scherzo, mi arrabbio, mi preoccupo, litigo, rido con loro come facevo un tempo. Non sono invecchiati di un giorno, nemmeno di un’ora. Mi si mostrano come avvolti dal segreto dell’eternità. Incontro mia madre, mio padre, i miei suoceri, gli zii, i miei amici scomparsi ancora giovani, quelli che ci hanno lasciato solo poco tempo fa; tutti sgomitano per partecipare al mio sogno. Fanno a turno. Oggi tocca ad uno, domani all’altro. Li aspetto. Il mio sogno restituisce loro la vita. Si capisce che sono contenti, che le hanno voluto bene e che fanno di tutto per tornarci.
Quella macchinetta che mi inietta aria nell’organismo pare, dunque, che abbia anche la bacchetta magica. Ecco perché quando la indosso prima di coricarmi, sono felice. So che avrò, nel mio sogno, qualche incontro piacevole. E con la sorpresa!, come nell’uovo di Pasqua, poiché non so mai nel momento in cui me l’applico al naso e alzo le coperte per ficcarmi al calduccio, quale sia il personaggio che ha vinto la gara e che mi farà compagnia nella lunga notte.
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