di Bartolomeo Di Monaco
Quando arriviamo ad una certa età come ad esempio la mia di 83 anni, ma anche un po’ prima oppure un po’ dopo, ci viene spontaneo fare un bilancio della propria vita. Ci si domanda chi siamo stati e se il nostro vivere ha avuto un suo valore, un suo significato.
L’IO di cui siamo impregnati ci fa pensare questo: Poiché io solo so tutto della mia vita, ore, minuti, secondi, istanti, forse sono io il centro del mondo. Un inviato, un privilegiato, uno scelto per una speciale missione, il protagonista di una storia.
Non mi dite che anche a voi non sia mai venuta questa idea. Quante volte vi sarete domandati perché degli altri e di tutto il Creato non sappiamo che poche cose o niente, mentre di noi, di ciascuno di noi, del proprio IO sappiamo tutto.
Si potrebbe pensare che, poiché tutti gli altri si trovano nella nostra stessa situazione, in realtà nessuno è privilegiato, nessuno è protagonista. Ma sta di fatto che io, ad esempio, continuo a domandarmi, senza avere ricevuto mai una risposta convincente e assoluta, perché soltanto di me conosco tutto, mentre di tutto il resto conosco poco o nulla? Perché questa domanda mi assilla? Perché non mi dà pace? Chi è veramente ciascuno di noi?
Chi sono veramente io?
Oppure è vero quanto scrissi molti anni fa a riguardo della vita:
Il tempo è simile ad una superficie eternamente ruotante; su di essa vivono tumultuosamente, quasi sempre allo stato incompiuto, milioni di azioni o storie, cioè la realtà. La nostra esistenza è così un passaggio continuo da un’azione all’altra; si tocca per un rapido momento ciò che è contenuto in ciascuna storia e nessuno conosce mai se stesso.