Max Weber e i suoi eredi
26 Febbraio 2013
di Costanza Caredio
Le disavventure economiche di quest’ultimo periodo – non calcolando i danni subìti- sono interessanti per i riflessi sul nostro modo di pensare.
Dal dopoguerra siamo stati assillati dalla conclamata superiorità , rispetto a noi provinciali, dell'”Etica protestante e lo spirito del capitalismo” da un lato e dell’economia marxista di totale dirigismo statale dall’altro. Poi il Comunismo è risultato fallimentare sotto tutti gli aspetti, compreso quello ambientale: è riuscito infatti a deturpare l’ambiente e nello stesso tempo a ridurre al minimo i consumi; a costruire mostri abitativi fatiscenti e a non concedere la proprietà , così da non ottenere neppure la manutenzione; a mortificare un popolo dignitoso, che, come unico mezzo di protesta aveva quello di correr dietro ai turisti/e per comprare i loro calzini e le loro borsette di plastica.
Eliminato dall’immaginario ottimista il comunismo reale, rimaneva il capitalismo, frutto dell’etica protestante, ovvero del risparmio di un popolo sobrio e laborioso e non fantasioso e spendaccione come il nostro. Ora sappiamo che il capitalismo non è poi così etico.
Già c’erano perplessità sulla Svizzera, che ha sempre accettato il denaro di chiunque (non olet) e da qualsiasi paese. Altrove si chiamerebbe “riciclaggio del denaro sporco”. La Svizzera ospitava anarchici e rivoluzionari, il che le ha sempre procurato un’ottima reputazione di “garante dei diritti umani”. Ma poi gli exrifugiati andavano a sovvertire i paesi tranquilli e ricchi, i cui governanti, cacciati, correvano a depositare i propri tesori, guarda caso, nelle banche elvetiche.
Rimaneva l’USA come faro di un “capitalismo dal volto umano”. Esso si è ora rivelato, con le strategie colonialiste, velenose e distruttive delle sue banche, assai poco etico.
Non è il caso di piangerci addosso: il nostro “provincialismo” rimane il più affidabile.
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