LETTERATURA: “Legenda aurea”: San Cristoforo
15 Giugno 2022
(Estratto da Jacopo da Varazze: “Legenda aurea”. Curatori e traduttori dal latino Alessandro e Lucetta Vitale Brovarone. Editore Giulio Einaudi)
La “Legenda aurea” è un’opera del XIII secolo, a cui hanno attinto molti artisti. Ancora oggi la si legge con molto interesse. Ci narra la vita di numerosi Santi, raccontando fatti che pertengono più alla leggenda che alla storia. (bdm)
Cristoforo era di stirpe cananea, di statura altissima, e aveva un volto terribile; era alto dodici cubiti. Come si legge in alcune sue storie, mentre stava con un re dei Cananei, gli venne in mente di cercare il più grande principe del mondo per restare al suo fianco. Giunse da un re a proposito del quale era opinione comune che non si trovasse al mondo uno più grande di lui. Il re vide Cristoforo e lo accolse volentieri alla sua corte.
Un giorno un giullare cantava alla presenza del re una canzone nella quale spesso nominava il diavolo. Il re, che credeva in Cristo, ogni volta che sentiva nominare il diavolo si faceva subito il segno di croce sul volto. Cristoforo, quando notò la cosa si stupì molto, chiedendosi perché il re facesse cosi e che cosa fosse quel segno. Quando lo chiese al re, quello non volle dargli risposta. Cristoforo disse:
– Se non me lo vuoi dire, io non resterò più con te.
Il re, alle strette, gli disse:
– Quando sento nominare un qualche demonio, io mi proteggo con questo segno, perché non mi prenda in suo potere o mi faccia del male.
– Se hai paura che il diavolo ti faccia del male, allora è chiaro che è più grande e più potente di te, se mostri di averne tanta paura. Mi sono ingannato sperando di aver trovato il signore più grande e più potente del mondo. Addio, allora. Io me ne vado a cercare questo diavolo, e lui sarà il mio signore e io il suo servo.
Lasciò allora il re e si mise a cercare il diavolo. Mentre passava per un luogo deserto, incontrò un gran numero di armati; fra di essi uno con aria feroce e terribile gli si fece incontro e gli chiese dove andava. Cristoforo gli rispose:
– Sto cercando il signor diavolo, per prendermelo come padrone.
– Sono io quello che cerchi, – gli disse.
Cristoforo allora fu contento e si dichiarò suo schiavo in eterno e lo prese come padrone. Mentre se ne stavano camminando assieme trovarono una croce eretta sulla pubblica via: non appena il diavolo la vide, preso dal terrore fuggì, lasciò la strada e si portò Cristoforo per un luogo deserto e impervio; poi lo riportò verso la strada. Cristoforo osservò tutto questo, se ne stupì e chiese al diavolo perché aveva avuto tanta paura da abbandonare una strada bella piana, allontanandosene così tanto e andando per un luogo deserto e impervio. Ma il diavolo non voleva rispondere per nessuna ragione; allora Cristoloro disse:
– Se non me lo spieghi, me ne vado subito via da te.
Allora il diavolo, vistosi costretto, rispose:
– Un uomo, chiamato Cristo, fu crocifisso, e io, tutte le volte che vedo una croce, mi spavento moltissimo e fuggo.
Allora Cristoforo disse:
– Dunque il Cristo di cui parli è più grande e più potente di te. Perciò ho faticato per niente, e non ho ancora trovato il più grande signore del mondo. Addio, ti lascio e cerco quel Cristo.
Per molto tempo cercò chi fosse in grado di dargli notizie di Cristo, finché non giunse da un eremita, che gli predicò Cristo e lo istruì nella fede; poi l’eremita gli disse:
– II re cui vuoi offrire i tuoi servigi vuole questo omaggio, che tu digiuni spesso.
E Cristoforo rispose:
– Mi chieda pure un’altra cosa, perché questo non son proprio capace di farlo.
L’eremita riprese:
– Dovrai anche pregarlo spesso.
Cristoforo rispose:
– Non so neppure cosa sia; questo non so farlo.
E allora l’eremita:
– Hai sentito parlare di quel fiume, in cui molti, passando a guado, cadono in acqua e muoiono?
– Certo, – disse Cristoforo.
L’eremita disse:
– Dato che sei alto e forte, se ti siedi sulla riva del fiume e traghetti tutti, faresti una cosa graditissima a Cristo re, cui vuoi sottometterti: forse addirittura vorrà mostrarsi in quel luogo.
Cristoforo gli rispose:
– Questo servizio lo so fare senz’altro: ecco, prometto che lo servirò così.
Andò a quel fiume e si fabbricò una capanna; prese una lunga pertica e se ne servi come di un bastone, stringendola con la mano e appoggiandovisi quando trasportava le persone al di là del fiume. Passarono molti giorni, e una volta, mentre riposava nella sua casetta, senti una voce di bambino che diceva:
– Cristoforo, esci e portami di là dal fiume.
Cristoforo usci in fretta, ma non vide nessuno; rientrò di nuovo in casa, ma subito sentì di nuovo la voce che lo chiamava. Di nuovo uscì e di nuovo non trovò nessuno. Sentì la voce una terza volta, e come aveva fatto prima, usci: vide un bimbo vicino alla riva del fiume che gli chiedeva risolutamente di essere portato. Cristoforo si caricò il bimbo sulle spalle, prese il suo bastone e entrò nel fiume per attraversarlo. Le acque del fiume man mano si gonfiavano, e il bambino sembrava pesare come il piombo; più andava avanti più la corrente si faceva forte, e il bambino gravava sulle spalle di Cristoforo con un peso insopportabile, tanto che Cristoforo sentì angoscia e temette di affogare. Riuscì con gran pena ad attraversare il fiume, posò il bimbo sulla riva e gli disse:
– Bambino, tu mi hai posto in gran pericolo, e pesavi talmente sulle mie spalle, che soltanto portando tutto il mondo sulle spalle avrei sentito un peso maggiore.
Il bimbo rispose:
– Non stupirti, Cristoforo, perché sulle tue spalle non soltanto hai portalo tutto il mondo, ma colui che ha creato il mondo, lo infatti sono Cristo, il tuo re, e tu mi servi col tuo lavoro. Per convincerti che io ti ho detto il vero, pianta il tuo bastone davanti alla tua capanna, e domani vedrai che ha fatto fiori e frutti.
E subito spari dalla sua vista. Cristoforo tornò alla sua capanna, piantò il bastone, e quando la mattina si svegliò, trovò che il bastone aveva fatto foglie e datteri come una palma.
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