Ancora sulle assurdità di Fini22 Dicembre 2010 Non ho colpa se la mia attenzione su Fini persiste. Del resto, è lui che è voluto salire alla ribalta e non cessa di chiedere le luci tutte su di sé, come una primadonna. “Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha ribadito che non ha alcuna intenzione di dimettersi dalla sua carica. «Anche se fosse vero che il ruolo di presidente della Camera potrebbe essere un impaccio per un’attività propriamente politica, io ho il dovere di rispettare il mandato che mi è stato conferito ȠAnche qui (“ho il dovere di rispettare in primo luogo il mandato che mi è stato conferito.â€); e qui (“Anche se fosse vero che il ruolo di presidente della Camera potrebbe essere un impaccio per un’attività politica io ho il dovere di rispettare il mandato che mi è stato conferito”.) “La solita barzelletta†risponde Fini alle battutacce del premier, ma questa di Fini non è una battutaccia, è un segno ulteriore di impazzimento istituzionale. Mi dispiace di non aver letto da parte di qualche politico di rango la risposta appropriata che merita. Infatti, Fini non è stato eletto alla carica di presidente della Camera né dal Volto Santo (il “Re dei Lucchesiâ€) né su indicazione dei cittadini (come è accaduto a Berlusconi), bensì dalla maggioranza parlamentare, composta da Pdl e Lega Nord. “Il leader di An è il primo esponente della destra postfascista a ricoprire la terza carica dello Stato. Al quarto scrutinio ha raccolto 335 voti, le opposizioni hanno votato scheda bianca.†(Qui). I votanti erano 611 (qui). La domanda è: Chi ha conferito il mandato a Fini? Non certo l’opposizione che non l’ha votato. Dunque il mandato glielo ha conferito la maggioranza. Ed oggi la maggioranza chiede a gran voce le sue dimissioni. Non solo, ma dopo il voto di fiducia al governo del 14 dicembre scorso, la maggioranza, mentre Fini si apprestava a lasciare l’aula di Montecitorio, lo ha apertamente insultato e denigrato per la sua ostinazione a non volersi dimettere. Anche ora, proprio alla luce della sua ultima dichiarazione, dovrebbe sentire il dovere di dimettersi. Ma ancora una volta quello che Fini sottintende con la sua dichiarazione è ben altra cosa. Ossia: lui delle Istituzioni non sa cosa farne. Le prende solo a pedate. C’è comunque il fatto nuovo segnato dall’intervento di Napolitano dell’altro giorno. Praticamente un altolà a Fini e ai suoi. Per garantire la governabilità bisogna mettere da parte gli arrembaggi pirateschi a cui i finiani ci hanno abituato. Sembra che Fini lo abbia inteso e, cosa davvero stupefacente (ha già dimenticato che presentò la mozione di sfiducia per far cadere il governo?), comincia a credere che la legislatura possa giungere al termine. Tuttavia, sulla durata delle legislatura si addensano già le prime nubi, vista la guerriglia che si è scatenata ieri al Senato sulla riforma universitaria. Articoli correlati“Il voto a raffica di Rosi. Tutto da rifare”. Qui. “«Se la Consulta dirà no a legittimo impedimento, farò vergognare i pm »”. Qui. “E a cena Fli cambia strategia. “Ora basta contrapposizioni” di Fabio Martini. Qui. “La lettera / Il saluto di Vittorio Feltri ai lettori del Giornale”. Qui. “Berlusconi: “Da Fini parole incredibili Se la Consulta dice no è indecente” di Francesco Cramer. Qui. “Addio Pdl, torna Forza Italia” di Alessandro Sallusti. Qui. Da cui estraggo: “Napolitano ha fatto gli auguri a Berlusconi. Di Natale, ma non soltanto. L’auspicio è che questo governo vada avanti. È una sorta di via libera al premier a procedere con la sua maggioranza risicata alla Camera e un altolà a chi ancora trama per tentare improbabili e pasticciati ribaltoni.” “Fini vuol gettare le armi: “Basta guerra al Cav”. Qui. “Fini e Casini tifano per Berlusconi” di Alessandro Sallusti. Qui. “La Lega: «E ora dibattito su Fini »”. Qui. “Il ministro che piangeva in pubblico per le quote rosa”. Qui. Letto 2355 volte. | ![]() | ||||||||||
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