ARTE: Cubismo: I MAESTRI: Jacques Rivière #6/84 Luglio 2009 Tendenze attuali nella pittura 1912 [da Edward F. Fry: “Cubismo”, Mazzotta, 1967] Penso ci si debba guardare dall’interpretare in modo errato il disagio e le convinzioni titubanti mostrate dai cubisti. Non vedo ciò come una prova che la loro vocazione sia arbitraria, e neppure ne traggo la con Âclusione che i loro tormenti interiori siano tutti inutili. Al contrario la perplessità mi fa credere che nella loro impresa vi sia qualcosa di più grande di loro stessi, una grandiosa necessità nell’evoluzione della pit Âtura che tutto sovrasta, una verità più grande di quanto possano vedere a prima vista. Essi sono i precursori – goffi come tutti i precursori – di una nuova arte che d’ora innanzi è inevitabile… La mia intenzione è di fornire ai cubisti una libertà e una sicurezza ancora maggiori, mostrando loro le ragioni profonde di ciò che stan Âno facendo. In verità ciò non sarà possibile senza mostrar loro quanto malamente abbiano agito sinora. I.  LE NECESSITÀ ATTUALI DELLA PITTURA … Il vero scopo della pittura è rappresentare gli oggetti come sono realmente; cioè in modo differente da come noi li vediamo. La pittura tende sempre a darcene l’essenza sensibile, la loro presenza; per que Âsto l’immagine pittorica non è simile all’apparenza delle cose… Perché deve essere eliminata la luce … La luce è il segno di un istante particolare… Se perciò l’immagine plastica deve rivelare l’essenza e la permanenza degli esseri, deve es Âsere libera dagli effetti di luce… Che cosa si deve mettere al posto della luce II pittore cubista ha rinunciato alla illuminazione – cioè alla direzione della luce – ma non alla luce stessa… È sufficiente per lui sostituire una distribuzione violenta e parziale di luci e ombre con una più sot Âtile ed eguale distribuzione; gli basta dividere tra tutte le superfici l’ombra che prima si accumulava solo su alcune; assegnerà a ciascu Âna parte la minima porzione di ombreggiatura collocandola contro il margine più vicino di qualche altra superficie illuminata, per sottoli Âneare la rispettiva inclinazione e divergenza delle parti dell’oggetto. In questo modo il pittore potrà modellare l’oggetto senza aver fatto ri Âcorso a contrasti, semplicemente per mezzo di punte massime e di gradazioni. Questo procedimento avrà il vantaggio di sottolineare non solo la separazione ma anche l’unione dei piani; invece di una succes Âsione di vertici illuminati e di nere cavità , vedremo declivi che si so Âstengono l’un l’altro in affettuosa solidarietà . Poiché essi saranno sia separati, sia uniti, saranno nel medesimo tempo soddisfatte le esigen Âze di molteplicità e di unità . Perché si deve eliminare la prospettiva … La prospettiva è un elemento accidentale quanto la luce. Sta ad in Âdicare non un particolare momento nel tempo, bensì una particolare posizione nello spazio. Indica non la posizione degli oggetti, ma la posizione di uno spettatore… Perciò, in ultima analisi, la prospettiva in Âdica anche un istante, quello in cui una certa persona si trova in un certo punto. Che cosa si deve mettere al posto della prospettiva … L’eliminazione della prospettiva conduce ovviamente a questa sem Âplice regola: l’oggetto deve essere sempre presentato dall’angolo più rivelatore… II. GLI ERRORI DEI CUBISTI Malgrado le apparenze, la pittura non è ancora uscita dall’impressio Ânismo. È impressionista tutta l’arte che tende a rappresentare, invece delle cose in sé, la percezione che noi abbiamo di esse; invece della realtà , l’immagine attraverso cui noi la conosciamo; invece dell’ogget Âto, l’intermediario che ci mette in relazione con esso… i cubisti sono destinati a raccogliere la maggior parte della lezione di Cézanne; essi si stanno avviando a rendere alla pittura il suo vero sco Âpo, che è di riprodurre, con rigore e con fedeltà , gli oggetti come sono… Primo errore dei cubisti È vero che il pittore deve sempre mostrare di un oggetto parti suffi Âcienti a suggerirne il volume: da ciò i cubisti concludono di dover mostrare tutte le sue parti. È vero che talvolta si rende necessario ag Âgiungere alle parti visibili un’altra che non si potrebbe vedere se non mutando leggermente il punto di osservazione: da ciò essi concludono che è necessario aggiungere tutte le parti che si potrebbero vedere muovendosi intorno all’oggetto e guardandolo sopra e sotto. Non è necessario dimostrare l’assurdità di simili conclusioni. Notiamo sem Âplicemente che il procedimento, come è stato interpretato dai cubisti, perviene a un risultato che è l’opposto dei suoi propositi iniziali. Se il pittore talvolta mostra di un oggetto più parti di quante si potrebbero realmente vedere in una sola volta, ciò avviene per renderne il volu Âme. Ma ogni volume è chiuso e comporta l’unione dei piani tra loro; consiste in un certo rapporto tra tutte le parti e un centro. Ponendo tutte le parti di un oggetto l’una accanto all’altra, i cubisti gli danno l’aspetto di un foglio dispiegato e ne distruggono il volume… Secondo errore dei cubisti È vero che la luce e la prospettiva, le quali tendono a subordinare le parti agli oggetti e gli oggetti al dipinto, devono essere eliminate: da ciò i cubisti concludono che si deve rinunciare a qualsiasi subordina Âzione… Essi credono che eliminare la prospettiva e la luce significhi sacrificare cose secondarie; prendono queste due idee come equiva Âlenti, intercambiabili. In questo modo si condannano ancora a non po Âter selezionare mai niente dalla realtà ; e dal momento che non vi può essere subordinazione alcuna senza selezione, gli elementi nei loro di Âpinti ricadono nell’anarchia e formano una spiacevole cacofonia che provoca l’ilarità . Terzo e forse ultimo errore dei cubisti È vero che la profondità deve essere espressa in termini genuinamen Âte plastici – presupponendo che abbia una sua propria consistenza -: da ciò i cubisti concludono che la profondità deve essere rappresen Âtata altrettanto solidamente che gli oggetti stessi e con gli stessi mezzi.  Ad ogni oggetto essi aggiungono la distanza che lo separa dagli og Âgetti circostanti, sotto forma di piani resistenti quanto il piano dell’og Âgetto; in questo modo mostrano l’oggetto prolungato in tutte le dire Âzioni e armato di incomprensibili appendici simili a pinne. Gli inter Âvalli che dividono le forme – tutte le parti vuote del dipinto, tutti i punti occupati solo dall’aria -, si riempiono di un sistema di mura e di fortificazioni. Questi sono oggetti nuovi, completamente immaginar!, che si frappongono tra loro come per incastrarsi strettamente. Anche qui il procedimento diviene inutile e automaticamente annulla gli effetti che vorrebbe produrre. Lo scopo del lavoro del pittore per esprimere la profondità è solo quello di distinguere gli oggetti l’uno dall’altro, di sottolineare la loro indipendenza nella terza dimensione. Ma se egli da a ciò che separa gli oggetti la medesima apparenza che da a ciascuno di essi, non rappresenta più la loro separazione e ten Âde, al contrario, a confonderli, a saldarli in un continuum inspiegabile. In breve, i cubisti si comportano come se si stessero parodiando. Por Âtando all’assurdità i loro princìpi appena scoperti, li privano di signi Âficato. Annullano il volume dell’oggetto con la loro avversione a trala Âsciare qualcuno dei suoi elementi. Annullano l’integrità individuale de Âgli oggetti nel dipinto tentando di mantenerli intatti. Annullano la pro Âfondità (la cui funzione è quella di distinguere un oggetto dall’altro) tentando di rappresentarla solidamente… « Sur les tendances actuelles de la peinture », Revue d’Europe et d’A-mérique, Parigi, 1 ° marzo 1912, pp. 384/406.  Nel novembre del 1911 la Revue d’Europe et d’Amérique pubblicò una ap Âpassionata difesa del cubismo di Joseph Granié. Questo articolo del famoso saggista e critico Jacques Rivière (1886-1925), che divenne direttore della Nouvelle Revue Française nel 1919, doveva essere secondo le intenzioni dei direttori della rivista una replica a Granié. Si tratta di uno dei più intelligenti e profondi saggi critici dell’epoca sul cubismo. | ![]() | ||||||||||